Curva Glicemica: quali devono essere i valori di glicemia?

La curva glicemica o anche test di tolleranza al glucosio per carico orale (in inglese lo chiamano OGTT, Oral Glucose Tolerance Test), è un esame che ha importantissimi risvolti diagnostici e che viene utilizzato per individuare la presenza di diabete mellito, nonché di talune alterazioni a carico del metabolismo degli zuccheri.

Si tratta di un test di fondamentale importanza per quanto riguarda la diagnosi del diabete mellito appunto e anche di talune alterazioni tipiche di alcuni stati particolari della nostra vita, pensiamo soprattutto alla gravidanza con la possibile manifestazione del diabete gestazionale.

Nel paragrafo successivo ci occuperemo di capire nel dettaglio quando si richiede necessario un esame di questo tipo.

Quando va effettuato il test?

La curva glicemica va effettuata quando lo richiede il medico curante, che in genere prescrive questo esame quando ci sia il fondato sospetto di alterazione del metabolismo dei carboidrati.

Il test va svolto in genere al mattino e rigorosamente a digiuno, con un’ulteriore misurazione che servirà da contrasto e da paragone che invece avviene tipicamente a 2 ore dall’ingestione di un carico controllato di glucosio.

I valori che si possono ritenere normali per la curva glicemica

Per la realizzazione della curva glicemica vengono individuati dei valori a digiuno e a due ore dall’ingestione di glucosio. I valori che vengono ritenuti normali sono i seguenti:

  • nel plasma venoso a digiuno vengono ritenuti normali valori inferiori ai 110 mg/dL a digiuno e inferiori a 140 mg/dL per quanto riguarda il valore rilevato a 2 ore di distanza dall’ingestione di quantità controllate di glucosio;
  • per quanto riguarda i valori tra 110 e 126 mg/dl a digiuno e superiori e fino a 140 mg/dL post-glucosio siamo davanti ad una condizione che prende il nome di alterata glicemia a digiuno;
  • si ha invece alterata tolleranza al glucosio nel caso in cui i valori a digiuno siano compresi tra 110 e 126 mg/dL e tra 140 e 200 mg/dL a 2 ore dall’ingestione di glucosio;
  • si ha diabete mellito invece nel caso in cui i valori a digiuno superino i 126 mg/dl e 200 mg/dl per quanto invece riguarda quelli a 2 ore dall’ingestione di glucosio o di zuccheri.

Si tratta nel caso specifico dei valori che sono stati stabiliti dalla OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)  la più importante organizzazione mondiale che si occupa di salute.Curva glicemica valori

Come si svolge il test?

La realizzazione della curva glicemica si svolge grazie a due prelievi del sangue. Il primo prelievo di sangue viene effettuato a digiuno. Successivamente, il paziente deve bere una soluzione costituita da acqua e 75 grammi di glucosio. Passate due ore dall’ingestione, si ripete il test, per registrare i valori non a digiuno.

Nel caso in cui invece il test sia consigliato per rilevare l’eventuale presenza di diabete gestionale, si procede con un terzo prelievo a distanza di un’ora dall’assunzione del preparato zuccherino.

Il test e il prelievo non causano eccessivi fastidi. Per alcuni pazienti la soluzione da bere, essendo molto dolce, può causare disgusto e nausea, comunque superabile in pochi minuti.

L’esame non è affatto doloroso, né tantomeno espone il paziente a pericoli, di qualunque genere essi siano.

L’alterata tolleranza al glucosio

L’alterata tolleranza al glucosio, che è presente nel caso in cui il test della curva glicemica faccia registrare valori di glucosio post-ingestione tra 140 mg/dL e 200mg/dL. Si tratta di una condizione medica di fondamentale importanza, in quanto seppur non ancora evoluta in diabete mellito, è comunque una condizione che presenta caratteri di problematicità che vanno opportunamente affrontati.

I pazienti che presentano infatti un’alterata tolleranza sono esposti a rischi maggiori per quanto riguarda le patologie di carattere cardiovascolare (nello specifico riguardo la cardiopatia ischemica).

Si tratta di una condizione che può essere associata il più delle volte alla presenza della sindrome metabolica, ovvero alla presenza di uno stato di resistenza all’insulina, di iperinsulinemia compensatoria, oppure ancora livelli ridotti di colesterolemia HDL o ipertensione arteriosa. In genere è il sovrappeso a fare da trade union per queste specifiche condizioni.

Si agisce, dunque, in genere cercando di indirizzare il paziente verso stili di vita più appropriati, nonché verso un percorso di perdita di peso graduale.

La dieta non deve soltanto preoccuparsi di andare a ridurre il monte calorico giornaliero, ma anche piuttosto di andare a controllare quelli che sono gli apporti di grassi e carboidrati semplici che il paziente assume consapevolmente ed inconsapevolmente.

Abbinata alla dieta viene in genere prescritta anche attività fisica a bassa intensità (le camminate per intenderci vanno più che bene, purché fatte di frequente), nonché integratori di fibre vegetali, nel caso in cui queste non siano assunte in quantità apprezzabili attraverso la dieta. Raramente si ricorre a presidi di carattere farmacologico.

Curva glicemica e diabete mellito

Quando i valori fatti registrare dal test superano i livelli che abbiamo indicato poco sopra, siamo in presenza di diabete mellito. Si tratta di una delle forme più comuni di diabete ed è un disturbo di carattere metabolico.

Colpisce a livello mondiale circa il 5% della popolazione ed ha un’incidenza che sembra essere direttamente correlata al sovrappeso. Per questo motivo, secondo le previsioni dei maggiori organi che si occupano di salute a livello regionale e mondiale, è previsto per gli anni futuri un’ulteriore incremento dei malati.

Tra i fattori di rischio che tipicamente innalzano la possibilità di contrarre il diabete mellito troviamo:

  • l’obesità, quando l’indice di massa corporea supera i 25;
  • uno stile di vita sedentario;
  • presenza di ipertensione;
  • alta concentrazione di trigliceridi;
  • ipogonadismo;
  • disturbi del sonno.

Il diabete di tipo 1

Quando parliamo di diabete di tipo 1 ci riferiamo ad una particolare forma che vede tra le cause principali:

  • la predisposizione genetica del soggetto;
  • uno stimolo di carattere immunologico che ha distrutto le cellule beta del pancreas, responsabili della produzione di insulina.

Il diabete di tipo 2

Si tratta della forma dall’eziologia e dunque dalle cause più complesse, che in genere concorrono alla comparsa della patologia. Parliamo di una forma che essendo, almeno negli stadi iniziali, quasi completamente asintomatica, viene rilevata nel corso di esami di laboratorio. Serve, infatti, molto tempo prima che la patologia in sé si affermi e si manifesti.

L’insulino-resistenza

L’insulino-resistenza è una condizione medica che comporta una capacità ridotta, da parte dell’insulina, di agire sui tessuti muscolari e sul fegato. Anche in questo caso le cause più comuni sono da ricercarsi nell’obesità, nonché dalla presenza di una risposta immunologica causata dagli anticorpi anti-insulina.

Le complicazioni del diabete mellito

Ad interessare particolarmente tanto il medico quanto il paziente sono le complicazioni di lungo termine che possono andare a presentarsi come conseguenza della patologia in questione. Tra le più frequenti troviamo:

  • maggiore propensione alle infezioni, che si tratti di infezioni di carattere orale o dermatologico;
  • cataratta;
  • glaucoma;
  • sindrome ipoglicemica;
  • ulcera diabetica, ovvero la comparsa di piaghe che sono dovute agli sfregamenti e il cui esito è peggiorato dalla presenza appunto del diabete;
  • sindrome del tunnel carpale;
  • malattie di carattere cardiovascolare;
  • malattia parodontale;
  • nefropatia diabetica;
  • retinopatia diabetica;
  • neuropatia diabetica.

Si tratta di un quadro di complicanze piuttosto vario e che interessa tutti i soggetti che facciano registrare la presenza di diabete mellito.

Nel paragrafo successivo ci occuperemo di mettere in luce l’importanza di eseguire il test della curva glicemica in gravidanza.

Curva glicemica in gravidanza: il diabete gestazionale

Abbiamo già parlato in apertura del diabete gestazionale, una delle patologie che possono essere diagnosticate tramite la curva glicemica di cui stiamo parlando oggi.

Il diabete gestazionale è una condizione che in genere si accompagna ad un nucleo di sintomi facilmente riconoscibili, tra i quali troviamo:

  • aumento della sensazione di sete, anche nel caso in cui si beva a sufficienza;
  • aumento della quantità delle urine prodotte e della frequenza con la quale si va in bagno;
  • peso più basso del dovuto, anche nel caso in cui si mangi di più;
  • maggiore incidenza delle infezioni all’apparato genitale, come candida, cistiti, infezioni di carattere batterico;
  • problemi alla vista.

Come si cura il diabete gestazionale?

La cura del diabete gestazionale è qualcosa di estremamente complesso, che necessita più che di una terapia risolutiva (che comunque non è disponibile) di un costante monitoraggio dei valori glicemici.

La cura glicemica non può prescindere da un costante monitoraggio dei valori glicemici, che devono essere tenuti sotto controllo grazie ad una dieta sana (che abbia una quantità controllata di carboidrati e di calorie), nonché il giusto apporto di fibre alimentari.

Curva glicemica testAllo stesso modo è assolutamente necessario fare attività fisica, anche se con l’intensità che ci viene consentita dal nostro stato interessante. Camminare potrebbe essere già la soluzione a parte dei nostri problemi di diabete gestazionale.

Ruolo fondamentale è anche quello del controllo del peso: affrontare una gravidanza non vuol dire assolutamente smettere di interessarsi di quelli che sono i limiti di peso per un buono stato di salute.

In alcuni casi, anche se sarà comunque il medico a tenere sotto controllo la situazione, potrebbe essere il caso di assumere insulina per tenere sotto controllo i valori registrati dalla curva glicemica.

I risvolti di lungo periodo

Quello che più preoccupa forse chi potrebbe soffrire di diabete gestazionale è la possibilità aumentata, tanto per la mamma quanto per il bambino, di contrarre diabete di tipo 2. Si tratta di incidenze statistiche di molto superiori rispetto a quelle della popolazione che non ha avuto madri che hanno sofferto di diabete gestazionale..

La curva insulinemica

La curva insulinemica è il test che, se vogliamo, può essere considerato complementare rispetto alla curva glicemica e serve ad individuare i livelli di insulina nel sangue. Si tratta di un parametro di fondamentale importanza, per andare ad indagare i sintomi tipici dell’ipoglicemia e anche le altre alterazioni del metabolismo del glucosio, cosa che ci interessa più da vicino per la guida specifica di cui ci stiamo occupando.

Quando infatti l’insulina viene secreta in quantità superiori alla norma, si registrano in genere valori di glucosio molto più bassi della norma e viceversa, ovvero quando si registrano dei valori molto alti di glucosio, si potrebbe trattare di problemi (anche se non sempre) che riguardano la secrezione insufficiente di insulina.

I valori di insulina variano molto in funzione della distanza dall’ultimo pasto: il picco va di pari passo con l’ingestione di glucosio e di zuccheri, per poi tornare dopo un po’ a valori ritenuti normali. A resistere contro l’innalzamento dei valori di insulina sono sia i grassi che le fibre.

Abbinare il test della curva insulinemica a quello della curva glicemica vuol dire avere un quadro diagnostico completo per quanto riguarda i problemi del metabolismo del glucosio che poi sono gli stessi di cui ci siamo interessati all’interno della guida che vi abbiamo proposto.

In presenza di glicemia a digiuno alta potremmo infatti essere in presenza di resistenza all’insulina (sarebbe indicata da valori di insulina superiori alla norma a digiuno) oppure di incapacità di sintetizzare l’insulina da parte delle cellule beta pancreatica, una condizione tipica associata ad alcune forme di diabete nonché di alcune malattie del pancreas.

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