Tartaro Denti: quando sottoporsi all’ablazione tartaro?

Come rimuovere il tartaro dei denti? La formazione del tartaro non è soltanto un problema di carattere puramente estetico, ma anche funzionale, dato che questi sedimenti possono peggiorare la salute del nostro cavo orale, dei denti e anche delle gengive esponendoci a problemi molto gravi.

Ci sono in realtà tanti metodi per rimuovere il tartaro dai denti, talvolta anche senza la necessità di ricorrere all’assistenza di un dentista anche se quest’ultima rappresenta sempre la scelta più saggia da fare quando si soffre di questo problema.

Professionista o meno, il tartaro è qualcosa che va rimosso il prima possibile con una procedura che viene chiamata ablazione del tartaro, in quanto il suo accumulo può essere, come vedremo più avanti, causa di importanti problemi (soprattutto alle gengive).

Cos’è il tartaro?

Prima di procedere con i consigli per l’ablazione del tartaro, sarebbe forse indicato cercare di capire, almeno a grandi linee, quali sono le cause della formazione dello stesso e di cosa è composto.

Il tartaro è un insieme di depositi minerali, che tengono ad annidarsi intorno al dente, sui bordi dello stesso e con maggiore incidenza sulla parte del dente a contatto con la gengiva.

E’ di colore tipicamente giallo, e può anche modificarsi però a seconda delle sostanze con le quali viene a contatto: quando diventa di colore nero, ci sono buone probabilità che il soggetto sia un fumatore, oppure che le gengive abbiano già cominciato a sanguinare di frequente, con il nero che diventa il risultato del sangue ossidato che viene assorbito dal tartaro stesso.

Inoltre, il tartaro non si annida soltanto sulla parte esterna del dente, ma talvolta anche all’interno delle gengive, nonché a livello delle tasche paradontali.

Come e perché si forma il tartaro?

Il tartaro è conseguenza dei residui di cibo che rimangono in bocca e che se non rimossi entro in genere un arco di tempo di massimo 18 ore, possono calcificarsi in seguito all’azione dei batteri che abitano il cavo orale.

La placca batterica si associa ai sali calcarei della saliva ed è dunque in grado di andare a formare dei residui molto duri ed estremamente adesivi sul dente.

Il problema delle tasche parodontali

Il problema principale che può riguardare il tartaro riguarda però le tasche parodontali. I batteri che contribuiscono a formare il tartaro possono infatti attaccare la gengive, causando gonfiore e distaccamento delle stesse dalla superficie del dente. Si formano così delle vere e proprie tasche che espongono anche la parte del dente che è coperta in genere dalle gengive all’attacco dei batteri.

L’attacco dei batteri può causare danni anche permanenti ai denti, che possono portare addirittura al distaccamento del dente dalla sua sede.Ablazione tartaro

Prima di curare, è sempre meglio prevenire

Perdonateci la parafrasi di un noto slogan di qualche anno fa, ma non vi è nulla di più vero per quanto riguarda il tartaro. Piccole azioni quotidiane possono davvero aiutarci ad evitare che il tartaro insorga, piccole azioni che sono necessarie non solo per proteggersi dalle formazioni in questione, ma anche dalla carie.

Lavarsi i denti dopo ogni pasto, utilizzare correttamente lo spazzolino ed un buon dentifricio, aiutarsi anche con collutorio e filo interdentale sono piccoli gesti quotidiani in grado di fare la differenza tra una bocca completamente invasa dal tartaro e una che invece resiste mantenendosi bella e sana.

L’ablazione del tartaro dal dentista

Trattandosi di una formazione piuttosto dura e con un ottimo potere adesivo, il tartaro è in genere rimosso con l’ausilio di particolari strumenti, per opera del dentista con una procedura che prende il nome di ablazione del tartaro.

Fino a pochi anni fa si utilizzavano degli strumenti meccanici, che andavano a rimuovere il tartaro grazie alla forza applicata dal dentista stesso. Oggi invece si ricorre sempre più di frequente, per non dire sempre, a quello che è il metodo degli ultrasuoni.

Si tratta di un metodo più rapido e quasi completamente indolore, che può rimuovere nel corso di una o al massimo due sedute tutto il tartaro che si è depositato sui denti, sia quello visibile che invece quello più nascosto.

Le sedute di pulizia andrebbero svolte ogni massimo 9 mesi, e ogni 6 mesi invece per i soggetti che sembrano essere particolarmente predisposti alla formazione di placca e tartaro.

Fa male la rimozione del tartaro?

No. Anche i soggetti più sensibili non avvertono che una leggera sensazione di fastidio, che può protrarsi anche successivamente alla seduta. Si tratta comunque di una procedura che non è assolutamente dolorosa e che può essere sopportata anche da chi ha paura del dentista e una soglia del dolore particolarmente bassa.

I rimedi naturali per rimuovere il tartaro

Esistono anche rimedi naturali, la cui efficacia è però decisamente inferiore rispetto a quella della rimozione da parte del dentista.

Tutti i metodi naturali consistono nell’effettuare delle lavande utilizzando prodotti naturali, come aceto di sidro di mele, oppure olio di semi di girasole, o anche estratti naturali a base di noci. Si tratta di sistemi che però possono andare ad agire soltanto in quei casi in cui il tartaro non sia ancora ben sedimentato e che difficilmente possono qualcosa nei confronti di quelli che sono i depositi di lunga data.

Occhio al bicarbonato, non usiamolo mai!

In molti, facendo affidamento sulla sua forza abrasiva, provano a rimuovere il tartaro semplicemente immergendo lo spazzolino nel bicarbonato di sodio e lavando energicamente i denti.

Si tratta di un metodo che però presenta diversi problemi:

  • il bicarbonato è sbiancante, e purtroppo lo è in quanto abrasivo. Può andare a danneggiare permanentemente lo smalto dei denti e causare danni permanenti;
  • è praticamente impossibile penetrare con lo spazzolino nella strettissima fessura tra la fine della gengiva e l’inizio della parte visibile del dente;
  • il bicarbonato inoltre non ha alcun tipo di azione nei confronti del tartaro, nel senso che fatta eccezione per l’azione meccanica esercitata dai granuli, non vi è alcun tipo di reazione chimica che possa andare ad ammorbidire il tartaro.

Sempre meglio rivolgersi ad uno specialista

Nonostante i metodi naturali possano sembrare parecchio invitanti (costano poco e non causano problemi di alcun tipo, in genere), la rimozione del tartaro è materiale per gli specialisti. Sempre meglio rivolgersi, soprattutto se il tartaro è abbondante, ad un bravo dentista.

I costi per la pulizia dentale sono dopotutto decisamente contenuti e non vi è neanche motivo di temere l’intervento, in quanto quasi completamente indolore.

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