Rubeo Test, Positivo e Negativo: Cosa Vuol Dire?

Quando una donna scopre di essere incinta si pone, ragionevolmente, mille dubbi e domande per quanto riguarda il suo stato di salute, ma soprattutto quello del bambino che porta in grembo.

Oggi vogliamo parlarti in modo più o meno dettagliato del rubeo test, come funziona e a cosa serve. Si tratta di un particolare esame del sangue che ti permetterà di andare a valutare la presenza nel tuo organismo di anticorpi ben precisi, ossia quelli della rosolia di tipo IgM ed IgG.

Iniziamo subito col fare un piccolo cenno sulla rosolia ed il perché è fondamentale per la gestante non contrarla in gravidanza.

Che cos’è la rosolia?

La rosolia, insieme al morbillo o alla varicella, è una delle malattie esantematiche più comuni e di solito non si manifesta con sintomi preoccupanti o gravi.

In linea di massima, anche se spesso questa malattia si manifesta in via del tutto asintomatica, i sintomi più comuni della rosolia sono quelli citati in seguito:

  • I linfonodi si gonfiano in modo abbastanza notevole;
  • Sulla cute del bambino si manifestano delle piccole macchie rosse.

Trattandosi di una patologia virale, la rosolia è molto contagiosa, soprattutto attraverso il contatto diretto con i liquidi corporei di chi ne è affetto, ad esempio la saliva.

In linea di massima, però, la rosolia ha sintomi lievi e non porta a peggioramenti e complicazioni. In genere colpisce i bambini di età compresa tra i 4 e i 15 anni, ma se ad ammalarsi è una donna incinta il problema diventa molto più serio.

Che cos’è il Rubeo test? A cosa serve?

La rosolia, quindi, è una delle malattie più diffuse tra i bambini, soprattutto nella prima infanzia. Tuttavia, è molto importante che una donna incinta si riguardi dal contrarla perché, come abbiamo accennato, potrebbe creare dei problemi anche molto gravi.

Il Rubeo test si effettua nel momento in cui si scopre di essere in dolce attesa ma non si ricorda se si ha già contratto la rosolia in passato, e quindi sei immune ad una recidiva, o se è stato effettuato il vaccino per questo tipo di virus.

Il termine Rubeo Test deriva dal fatto che la rosolia dipende dalla presenza di un virus chiamato Rubeovirus. Se questo virus riesce ad entrare in contatto con l’organismo di una futura mamma, sarà proprio il feto ad andare incontro a problemi dello sviluppo.

Per questo motivo è molto importante che una donna incinta presti particolare attenzione al contagio di questa condizione patologica, soprattutto se si trova ancora nelle prime 14 settimane di gestazione e si tratta di un’infezione primaria, ossia contratta per la prima volta.

Tra le complicazioni più importanti che derivano dal fatto che una donna incinta sia affetta da rosolia, ricordiamo soprattutto le seguenti:

  • Il rischio di una morte intrauterina (ossia quando il bambino è ancora nell’utero);
  • Il rischio di un aborto spontaneo;
  • Il bambino potrebbe andare incontro a delle malformazioni fetali (le più diffuse sono la cecità e la sordità);
  • Il rischio di un ritardo mentale o motorio per il piccolo.

Fortunatamente, i progressi fatti in ambito medico, mettono a disposizione questo esame del sangue per vedere se la futura mamma ha già contratto la rosolia (e quindi non può contrarla nuovamente) oppure se ha effettuato il vaccino per il rubeovirus, ottenendo, così, una protezione totale.

Infine, vista la gravità delle conseguenze che possono derivare dalla rosolia nel caso di una donna in dolce attesa il Rubeo Test è un esame gratuito finanziato dal SSN che non prevede alcun costo per la gestante.

Come funziona il Rubeo test?

Come avrai intuito da quanto detto sopra, il rubeo test non è altro che un prelievo del sangue e funziona allo stesso modo delle analisi del sangue: ti verrà prelevata dal braccio una quantità di sangue utile per definire se il tuo organismo è immune oppure no alla rosolia.

In linea di massima, i medici tendono a prescrivere questo esame una volta al mese alle future mamme, soprattutto se queste non hanno contratto la malattia o non se lo ricordano.

L’importanza di sottoporsi a questo esame così spesso deriva dal fatto che il virus della rosolia, come abbiamo visto, può essere molto dannoso per una gestante, soprattutto se si trova nel primo periodo della gravidanza.

Infatti, mano a mano che la gravidanza progredisce, diminuisce il rischio di contrarre questa particolare malattia virale. Per questo motivo si registra circa l’80% di probabilità di infettare il feto nelle prime 14 settimane della gestazione.

Come vanno interpretati i risultati di questo esame?

Arrivati a questo punto del nostro articolo, la domanda sorge spontanea: come si fa a vedere da un’analisi del sangue, se una donna è vaccinata o ha già contratto la rosolia?

Ebbene, grazie a questo prelievo ematico, il referto sarà in grado di rilevare la presenza di due particolari anticorpi, o immunoglobuline, ossia:

  • Le immunoglobuline M (o IgM): è possibile rilevarle immediatamente nel flusso sanguigno in quanto sono quelle immunoglobuline che vengono prodotte durante la fase acuta della malattia e rimangono attive per i successivi due mesi, al termine dei quali ricominceranno ad abbassarsi per rientrare entro i limiti della normalità;
  • Le immunoglobuline G (o IgG): sono quelle immunoglobuline che il nostro organismo produce circa due settimane dopo la contrazione del virus e rimangono attive per tutta la durata della vita del paziente, per questo spesso vengono anche chiamate “anticorpi della memoria”.

Quando ti recherai nel laboratorio di analisi presso il quale hai fatto il prelievo, ti verrà restituito il referto del tuo esame che potrebbe riportare i valori delle immunoglobuline con la dicitura positivo o negativo, vediamo come vanno interpretati:

  • Se le IgG sono positive e le IgM positive: l’infezione è in corso o, comunque, è stata contratta negli ultimi 2/3 mesi in quanto le IgM impiegano almeno un paio di mesi per tornare ad uno stato “negativo”;
  • Se le IgG sono negative e le IgM negative: il virus non è mai entrato in contatto con l’organismo. Di conseguenza, la donna è a rischio di contrarre la malattia;
  • Se le IgG sono positive e le IgM negative: nel momento in cui la donna ha fatto il test il virus non era presente o, comunque, non si trovava nella forma acuta, tuttavia la malattia è stata contratta in passato, per cui dovrebbe essere lontana da ogni rischio;
  • Se le IgG sono negative e le IgM positive: l’infezione non è mai stata contratta in passato ma era presente nel momento del prelievo, quindi bisogna prendere i giusti provvedimenti.

In ogni caso, anche se pensi di essere in grado di interpretare il referto da sola, ti consigliamo di rivolgerti al tuo ginecologo, così che lo specialista possa fare il punto della situazione.

E’ molto importante fare questo esame, soprattutto durante la gravidanza, in quanto, attualmente, non ci sono terapie specifiche per la rosolia. Per lo stesso motivo, ti consigliamo di sottoporti appena possibile ad una vaccinazione preventiva per il virus della rosolia.

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