Influenza stagionale: ceppi, periodo di contagio, sintomi comuni di quella 2023

L’influenza è una malattia infettiva causata dal virus omonimo facente parte della famiglia degli Orthomyxoviridae.
I fenomeni di contagio dell’influenza si verificano maggiormente durante l’inverno con un andamento periodico che rende questa malattia l’esempio migliore di patologia infettiva stagionale.

Vediamo di rispondere insieme ad alcune domande frequenti sull’influenza: come funzionano i ceppi dell’influenza stagionale, perché ci si ammala nel periodo invernale, perché ci si ammala più volte nella vita, i sintomi comuni e le caratteristiche dell’influenza 2023: l’influenza australiana.

I virus influenzali: generalità

I virus influenzali sono caratterizzati da un capside sferico contenente otto porzioni di RNA segmentato che codificano per circa undici proteine. Alla famiglia degli Orthomyxoviridae appartengono tre famiglie di virus, tutte rappresentanti di quelli che chiamiamo generalmente virus influenzali:

  • Influenza A
  • Influenza B
  • Influenza C

I virus A e B sono quelli più rilevanti clinicamente e sono caratterizzati sulla loro superficie da alcuni antigeni tipici:

  • la proteina emoagglutinina (riportata con la proteina H)
  • la proteina neuraminidasi (riportata con la lettera N).

La tipizzazione molecolare dell’emoagglutinina e della neuraminidasi permette la classificazione delle varianti del virus che cambiano ogni anno a causa delle mutazioni interne del genoma.
Sulla base del tipo di antigene N e H vengono individuati ceppi diversi e contrassegnati con dei codici che rimandano al tipo di antigeni specifici; ad esempio: H1N1; H5N1; H2N2 ecc..
L’Influenza australiana che imperversa in Italia e Europa dalla fine di Dicembre è un ceppo H3N2, ciò significa che possiede l’emoagglutinina di tipo 3 e la neuraminidasi di tipo 2.

Perché ci si ammala di influenza d’inverno?

I contagi da influenza seguono un ritmo periodico con picchi che di solito si localizzano nella prima parte dell’inverno. Il presentarsi a ondate stagionali dell’influenza si pensa sia dovuto a una maggiore frequentazione dei luoghi chiusi durante l’inverno che permette una trasmissione più efficiente, oppure a una maggiore resistenza del virus a temperature più basse sulle superfici inanimate. A causa del diverso alternarsi delle stagioni nell’emisfero australe e boreale, esistono due stagioni influenzali ogni anno, a fasi alterne rispettivamente nell’emisfero Nord e in quello Sud.

Perché ci si ammala ogni anno di influenza?

Il ripresentarsi annualmente dell’influenza, nonostante l’incontro della stessa malattia da parte della popolazione l’inverno precedente, è una dinamica dovuta a fenomeni di mutazione che si verificano nel genoma del virus in grado di cambiare i profili antigenici del patogeno, eludendo le difese immunitarie anche di coloro che l’hanno contratta durante il picco precedente.

Cerchiamo di capire come funzionano i fenomeni di mutazione che insistono all’interno del genoma alla base della stagionalità dell’influenza.
L’RNA polimerasi è l’enzima che permette la replicazione del genoma virale; quest’ultima ha un tasso di errore abbastanza elevato da rendere i fenomeni di mutazione abbastanza frequenti.
Questo permette al genoma virale di incorporare un numero elevato di mutazioni e permettere la selezione di ceppi diversi dotati di un certa variabilità antigenica.
L’incorporazione di mutazioni in maniera casuale all’interno del RNA virale è definita deriva antigenica.
Un ulteriore fenomeno per capire la stagionalità dei contagi influenzali è dovuta a un riassortimento dei segmenti di genoma all’interno del virus. Uno stesso ceppo di virus dell’influenza può avere anche più di una specie come ospite, pertanto l’incontro tra due ceppi diversi in un ospite comune può determinare il mescolamento dei segmenti provenienti da due virioni che hanno come obiettivo specie diverse ma che al momento condividono l’ospite intermedio.
All’interno delle cellule possono verificarsi riassortimenti tra i segmenti provenienti dai due ceppi e formare così un nuovo ceppo completamente nuovo; il fenomeno di rimescolamento dei segmenti è definito come spostamento antigenico.

Spostamento e deriva antigenica determinano il cambiamento degli antigeni dei ceppi virali, determinando il rinnovo stagionale dell’influenza e la sua capacità di infettare. La differenza di ceppo da un anno all’altro impone anche la vaccinazione annuale contro l’influenza, in quanto il vaccino è preparato per difendere dallo specifico ceppo più frequente in circolazione nell’anno.

La comparsa sul panorama antigenico di un ceppo caratterizzato da una notevole originalità dei profili molecolari antigenici può anche portare a una diffusione globale dell’influenza, rendendola una malattia con potenziale pandemico. Il ceppo pandemico per eccellenza è l’H1N1, che tra il 1918 e il 1920 si diffuse con il nome di influenza spagnola e causò un numero di morti che secondo le stime oscilla tra i 20 e i 100 milioni.

L’influenza australiana: sintomi e caratteristiche dell’influenza 2023

L’influenza che gira quest’anno, nell’inverno a cavallo tra il 2022 e il 2023, è caratterizzata da un ceppo di influenza H3N2, definita dai media come “Influenza australiana”.
Secondo influnet l’influenza australiana ha causato oltre 9 milioni di contagi dall’inizio del monitoraggio. Dalla seconda settimana di Gennaio il picco è in fase discendente.
Rispetto alle altre stagioni l’influenza australiana quest’anno si è presentata in maniera anticipata, con una fase ascendente della curva già durante il mese di Novembre; l’ultimo caso simile risale alla stagione 2009-2010 con l’influenza suina, considerata allora un pericoloso virus con potenziale pandemico che destò non poca preoccupazione.

I sintomi tipici dell’influenza 2022-23 sono:

  • Febbre alta con esordio improvviso
  • Tosse secca
  • Mal di testa
  • Debolezza
  • Brividi
  • Mal di gola
  • Perdita di appetito
  • Dolori muscolari e addominali
  • Vomito
  • Diarrea
  • Lacrimazione e bruciore degli occhi

La caratteristica tipica dell’influenza australiana rispetto al COVID-19 o agli altri tipi di influenza è la particolare rapidità nell’esordio dei sintomi.

Trattandosi di un’infezione virale, non sono utili gli antibiotici: la terapia che un medico può prescrivere può essere a base di farmaci volti solo a tenere sotto controllo i sintomi, come il paracetamolo per abbassare la febbre, mentre è il sistema immunitario a debellare la malattia.
Se il quadro sintomatico non migliora o in caso di soggetti immunodepressi, in rari casi possono essere prescritti anche dei farmaci antivirali che appartengono a due classi principali:

  • Inibitori della neuroaminidasi, che impediscono l’entrata nella cellula del virus
  • Inibitori della proteine virale M2, che impedisce al virus di difendersi contro il sistema immunitario

In generale i farmaci antivirali sono prescritti sono in particolari casi dove l’influenza può rappresentare un rischio molto alto per il paziente.

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