Puntura di api e vespe: come riconoscerle, rimedi e allergia

Tipico rischio delle stagioni primaverili ed estive, la puntura di api e vespe è sicuramente un’esperienza non piacevole da vivere. Molto spesso, però, si confondono i due insetti attribuendo erroneamente alle api una puntura che in realtà più probabilmente ci è stata inflitta da una vespa. Operose nella produzione di miele e sempre più frequentemente minacciate dai cambiamenti climatici e dall’azione dell’uomo, le api rischiano di diventare vittime anche delle persone preoccupate di essere punte.

Come si distinguono api e vespe? Perché sono attratte dall’uomo? Che differenza c’è tra le loro punture? Vediamolo insieme proprio nella Giornata Mondiale delle api che si festeggia ogni anno il 20 maggio.

Come distinguere api e vespe

differenze ape vespa

Oltre al tipico colore giallo a strisce nere, api (a sinistra) e vespe (a destra) condividono poco altro. Cerchiamo di capire le differenze in modo da poterle distinguere quando le vediamo volare intorno a noi.

Forma – Le api hanno una forma più tozza, mentre le vespe sono più allungate con ben definiti i tre blocchi del corpo (capo, torace e addome). Le api sembrano ricoperte di una peluria, soprattutto alla base della testa, mentre le vespe sono lisce. Ancora più tozzo e peloso su tutto il corpo è un altro insetto, il bombo, ancora meno interessato a disturbare l’uomo.

Colore – Rispetto alle api, le vespe hanno colori molto più accesi, con strisce nere e gialle più nette.

Interesse per l’uomo – Le api sono solitamente indaffarate a volare di fiore in fiore e poco inclini ad avvicinarsi senza motivo all’uomo. Alle vespe invece basta poco per essere stuzzicate dalla nostra presenza, in particolar modo se abbiamo deciso di fare un bel pic-nic all’aria aperta in presenza di bevande zuccherate e cibi particolari come le carni, entrambi alimenti di cui pare vadano particolarmente ghiotte.

Alimentazione – Le api mangiano il nettare e polline dei fiori, ma possono venire attirate anche da liquidi zuccherini. Le vespe invece sono animali onnivori, si nutrono di altri insetti (la vespa velutina uccide le stesse api) e vengono attratte da molti cibi dell’uomo, dalla frutta ai salumi.

Nido – Le api hanno grandi nidi costruiti con cera prodotta direttamente da loro, mentre i nidi di vespa sono costruiti con una sostanza dalla consistenza simile al cartone.

Le differenze tra la puntura di api e vespe

Le differenze tra api e vespe, tuttavia, non riguardano unicamente le loro abitudini ma anche e soprattutto il tipo di puntura che possono infliggere e gli elementi di cui sono composti i loro veleni. Mentre per la vespa basta una mano che tenta di scacciarla per ritrovarsi punti anche ripetutamente dallo stesso insetto, per le api pungere significa morire. Il pungiglione di queste  ultime è infatti dotato di uncini. Una volta punta una persona, l’ape cerca disperatamente di tirare via il suo pungiglione dalla zona colpita ma questi uncini le impediscono di portarlo con sé. La conseguenza immediata è dunque la perdita del pungiglione e dell’apparato velenifero in esso contenuto e, quindi, la morte dell’insetto.

Anche per quanto riguarda il veleno che i due pungiglioni rilasciano sotto cute esistono delle differenze. Mentre l’istamina è presente in entrambi i casi, alcune proteine variano e possono modificare anche sensibilmente la risposta del soggetto che è stato punto. Nel caso delle api le proteine specifiche presenti come allergeni sono le fosfolipasi A2, chiamate invece fosfolipasi A1 per le vespe.

Rimedi per la puntura di api e vespe

In entrambi i casi, a seguito di una spiacevole puntura da uno di questi due imenotteri, la più comune reazione è un arrossamento e un rigonfiamento della zona interessata che risulta dolente e calda. Solitamente, se nel giro di pochi minuti (che possono variare da soggetto a soggetto fino anche a mezz’ora dopo la puntura) non compaiono altri effetti avversi, per lenire il fastidio e il dolore causati dalla puntura può essere utile posizionare sulla porzione di cute colpita un impacco di ghiaccio per sfiammare la zona, che andrà preventivamente liberata dal pungiglione in caso di puntura d’ape, possibilmente entro 20 secondi dalla puntura. L’apparato velenifero che rimane attaccato al pungiglione quando l’ape prova a staccarsi dalla pelle infatti continua a contrarsi rilasciando altro veleno anche dopo la puntura. Per eliminare il pungiglione possono essere usate pinzette o le unghie.

Importante anche disinfettare la parte per scongiurare il rischio di una sovra infezione batterica e procedere in un secondo momento, sotto consiglio medico, con una pomata a base di cortisone che abbrevierà i tempi di recupero.

Attenzione a punture nella zona degli occhi (molto delicata) o nella bocca che possono causare edema nella cavità orale e provocare il soffocamento.

Se dolore, bruciore, prurito e arrossamento sono reazioni normali a una puntura, diverso è il caso di reazioni allergiche di tipo sistemico. Se oltre al classico pomfo, infatti, dovessero arrivare disturbi più seri:

  • di tipo cardiaco con importante calo della pressione arteriosa,
  • di tipo respiratorio (difficoltà a respirare, raucedine, sensazione di gola chiusa, asma, ecc)
  • edema delle labbra o della gola,
  • orticaria diffusa,

è fondamentale agire con prontezza e celerità raggiungendo in tempi rapidi il più vicino pronto soccorso. Qui, valutata la situazione, il personale medico interverrà nei modi più opportuni, con antistaminici o nei casi più gravi con adrenalina (per scongiurare che lo shock anafilattico abbia esito fatale), corticosteroidi e altri fluidi.

In generale, però, la reazione avversa grave alla puntura di un’ape o di una vespa non arriva dopo il primo attacco. Alla prima puntura solitamente l’organismo della persona colpita si sensibilizza a uno o più diversi allergeni contenuti nel veleno sprigionato dal pungiglione con una risposta immunitaria  Ig E mediata. Se nell’arco della propria vita si viene punti una seconda volta da api o vespe, se predisposti a una crisi allergica grave, la reazione potrebbe non limitarsi alla cute, ma provocare rischi più seri.

Prevenire gli effetti di una puntura di api e vespe si può?

Non tutti sanno che è disponibile una terapia attuabile per prevenire reazioni gravi da puntura di api o vespe. Nel caso un soggetto abbia manifestato un effetto grave respiratorio o cardiocircolatorio dopo una puntura di ape o vespa, è possibile indagare a fondo la questione per scongiurare che una successiva puntura possa portare la persona al tanto temuto shock anafilattico. Per farlo è necessario sottoporsi a uno specifico test contro le allergie da puntura di insetto. Una volta ottenuti i risultati agli allergeni contenuti nel veleno di api e vespe alle quali l’organismo risponde con una reazione immunitaria esagerata, si potrà procedere con un’immunoterapia specifica desensibilizzante che consiste nella somministrazione sottocutanea, secondo rigorosi protocolli medici, del veleno purificato che causa il problema. In questo modo il sistema immunitario ha modo di avvicinarsi con gradualità e in sicurezza all’allergene colpevole aumentando le Ig-G e le citochine contro-regolatorie che hanno il compito di modulare la risposta allergica.

Condividi su: