Farmaci psichedelici: quali sono, come funzionano e per cosa usarli

I farmaci psichedelici hanno un potenziale terapeutico poco esplorato e potrebbero essere utilizzati come terapia per alcune patologie come depressione resistente e disturbo post traumatico da stress. Il potenziale terapeutico di queste sostanze, che influenzano la percezione e pensiero alterando le funzioni cognitive, stanno ricevendo un nuovo interesse dalla comunità scientifica. Ecco, quindi, una panoramica su quali sono i farmaci psichedelici, come funzionano e quali potenziali applicazioni abbiano.

Farmaci psichedelici: come funzionano

I farmaci psicomimetici detti anche psichedelici o allucinogeni sono sostanze che influenzano il pensiero, l’umore e la percezione senza causare una marcata stimolazione psicomotoria o depressione. Sono state bandite negli anni ’70-’80 perché ritenute dotate di un alto potenziale di abuso e prive di un apprezzabile valore medico. Al momento la situazione sta lentamente cambiando, infatti si sta valutando dei farmaci psichedelici il loro potenziale terapeutico, finora poco esplorato.
Chi assume i farmaci o le sostanze psicomimetiche può avere esperienza di:

  • pensieri e percezioni distorti e simili a sogni
  • cambio di umore più complesso della sola euforia o depressione.

Queste sostanze interagiscono con i recettori cellulari della serotonina, chimicamente chiamata 5-idrossitriptamina (5-HT). La serotonina ha un ruolo di di neurotrasmettitore e ormone locale a livello del sistema nervoso centrale, del tratto gastrointestinale e del sistema vascolare periferico. E i farmaci e le sostanze interagiscono e/o interferiscono con la serotonina e i suoi recettori.

Sostanze psichedeliche e sostanze stimolanti: tipologie

Diverse sono le sostanze inserite nella categoria degli stimolanti psicomotori a cui appartengono le anfetamine e farmaci correlati. Ma, in questo gruppo rientra anche la MDMA perché non agisce solo attraverso l’inibizione della captazione della 5-HT, ma anche su altri recettori e trasportatori possedendo potenti effetti psicostimolanti. Queste sostanze hanno potenti effetti di tolleranza e dipendenza, ma i farmaci psichedelici vedono una rapida tolleranza, ma non una sindrome di astinenza.

Vengono suddivisi in:

  • Farmaci che agiscono sui trasportatori o recettori della 5-HT: acido lisergico dietilamide (LSD), psilocibina, mescalina, MDMA (metilenediossimetamfetamina meglio conosciuta come “ecstasy, DMT (N-dimetiltriptamina)
  • Antagonisti dei recettori del glutammato tipo NMDA: fenciclidina e un suo analogo, la ketamina

LSD psilocibina, mescalina e DMT

LSD è un derivato chimico dell’acido lisergico prodotto da un fungo dei cereali. Ha effetti molto marcati e potenti nell’uomo a dosi inferiori a 1 μg/kg.
La psilocibina è anch’essa ottenuta da un fungo e presenta proprietà molto simili all’LSD.
La mescalina viene ricavata, invece, da un cactus messicano ed è un allucinogeno conosciuto da molto tempo. La mescalina è correlata all’amfetamina a livello chimico.

Gli effetti di queste tre sostanze sono molto simili tra loro e provocano un’alterazione della percezione a livello sensoriale tali per cui ad esempio i suoni vengono percepiti come visioni. E anche i processi del pensiero diventano illogici e sconnessi, ma gli utenti hanno coscienza del fatto che questo è provocato dall’assunzione di una sostanza
Raramente LSD porta al bad trip, un disturbo che rende l’esperienza allucinatoria minacciosa accompagnata da deliri paranoidi. Inoltre, gli effetti principali dei farmaci psicomimetici sono soggettivi ed è difficile misurare le alterazioni della percezione.

DMT, una sostanza che si trova in alcune piante in Messico, veniva utilizzata all’interno della bevanda rituale Ayahuasca. Come la psilocibina DMT provoca effetti psichedelici ed è velocemente metabolizzata.

MDMA, fenciclidina e ketamina

Per quanto riguarda MDMA, un derivato dell’amfetamina, aumenta in quantità la serotonina libera con conseguente euforia e perdita di inibizioni. Anche se non provoca dipendenza, può dare problematiche in acuto e a lungo termine. Gli effetti postumi comprendono: depressione, ansia, irritabilità e aumentata aggressività.

La fenciclidina, invece, era stata sintetizzata, in origine, come anestetico, ma i soggetti al risveglio erano confusi e in preda ad allucinazioni. Presenta, però, la tendenza simile all’LSD a provocare il bad trip. La ketamina, infine, possiede un migliore profilo anestetico, ma può ugualmente provocare disorientamento.

Nuovi orizzonti terapeutici per i farmaci psichedelici

Di applicare i farmaci psichedelici, il loro potenziale terapeutico e approfondirne l’utilizzo se ne è parlato recentemente al Congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria (SIP).
Liliana Dell’Osso, presidente SIP , spiega che col nuovo millennio sono tornate al centro dell’interesse scientifico queste sostanze, rimanendo tuttavia in bilico tra chi frena e e chi si spinge in avanti intravedendo un enorme potenziale terapeutico.
Gli studi vedono come, tra le molecole nominate in precedenza, quella della psilocibina risulterebbe efficace nella depressione resistente. Gli esperti spiegano che sapendo che la prevalenza di questa malattia si aggira intorno al 6% della popolazione, potremmo riferirci al 2% della popolazione generale che potrebbe beneficiare di questo tipo di trattamento. Giancarlo Cerveri primario di psichiatria a Lodi precisa:

“L’effetto è immediato e va supportato da un intervento di tipo psicologico e la somministrazione va effettuata in un ambiente sanitario-. I benefici persistono per mesi e la psilocibina non appare a rischio di dipendenza”.

Tra gli psichedelici atipici, la Ketamina è stata ampiamente utilizzata per la depressione resistente e un suo derivato (Esketamina) è già utilizzata anche in Italia per questa tipologia di disturbo. Infine, nel Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), l’utilizzo di un empatogeno come MDMA associato a psicoterapia, sembra produrre risultati promettenti.

Fonti:
Farmacologia sesta edizione, H.P. Rang, M.M. Dale et al.; pp 621-623

 

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