Fosfati Amorfi nelle Urine: cosa sono? c’è una cura?

I fosfati amorfi sono uno dei possibili sali che possono ritrovarsi all’interno del sedimento urinario.

Il fosforo è un elemento discretamente abbondante in natura dove si trova più che altro come fosfato data la sua elevata tendenza a reagire soprattutto con l’ossigeno. Nel nostro corpo si trova sia come fosfato inorganico, disciolto nei fluidi organici in cui coopera con altri soluti per mantenere l’equilibrio acido-base, sia come fosfato di calcio in denti e ossa, nonché legato ad alcun amminoacidi e lipidi per formare rispettivamente fosfoproteine e fosfolipidi, che costituiscono le membrane delle nostre cellule.

La presenza di fosfati amorfi nelle urine è una condizione in cui ci si imbatte quando si esegue un esame delle urine per un controllo di routine. In condizioni normali i fosfati dovrebbero trovarsi in piccolissime tracce oppure essere assenti, ma esistono delle condizioni in cui questo valore può alterarsi.

Nel corso di questa guida proveremo a chiarire le problematiche che conducono ad una variazione dei valori dei fosfati amorfi nelle urine, al tipo di esame al quale si ricorre per misurarli e a cosa ci possono svelare, sulla nostra salute, i risultati di questo esame.

Iniziamo subito!

Cosa sono i fosfati amorfi nelle urine?

I fosfati amorfi sono dei granuli incolori che non presentano una colorazione particolare. Sono scarsamente solubili nei fluidi come l’urina e precipitare sotto forma di cristalli che si ritrovano nelle urine e sono visibili grazie al microscopio.

La presenza di fosfati amorfi nelle urine è da associare all’aumento del pH urinario che causa la precipitazione di questi cristalli. Questa condizione è tipica delle persone in salute che non hanno particolari patologie come infezioni o alterazioni renali.

Spesso, però, indagare sulla concentrazione dei fosfati può aiutare il medico ad escludere una patologia o a confermarne altre. È un parametro che può essere misurato anche attraverso l’esame del sangue, e spesso è proprio quest’ultimo che spinge il medico a prescrivere un test di laboratorio delle urine per avere un quadro più completo.

Come si misura?

La quantità di fosfati nelle urine viene determinata attraverso un esame delle urine delle 24 ore. Si tratta di un test in cui vengono analizzate le urine espulse in un’intera giornata comprese quelle delle ore notturne.

Di solito il medico al momento della prescrizione di questo esame dà al paziente tutte le indicazioni su come procedere alla raccolta del campione. In generale, bisogna munirsi di una tanica che è facilmente reperibile nelle farmacie e parafarmacie.

La prima urina del mattino va scartata completamente, ci si appunta solo l’orario di questa prima minzione. Si inizia a raccogliere dalla seconda in poi per le successive 24 ore. Infatti, l’ultima urina versata nella tanica dovrà essere quella del giorno successivo all’incirca alla stessa ora in cui si è iniziato il giorno prima.

La tanica va conservata in un luogo fresco, possibilmente in frigorifero, al riparo dalla luce, e va consegnata al laboratorio analisi il giorno successivo a quello di raccolta, in modo che le urine possano essere analizzate prima che qualsiasi caratteristica chimico fisica venga alterata.

Questo tipo di esame di laboratorio non necessita di una preparazione particolare, a parte qualche accorgimento per evitare la comparsa di risultati falsati. È consigliabile, infatti, non abusare di alimenti ricchi di fosfati nella giornata di raccolta delle urine.

Gli alimenti ricchi di fosfati sono: latte, yogurt, legumi, frutta oleosa, crostacei, semi. Per non alterare i valori dell’esame vanno, inoltre evitati gli integratori di vitamine, soprattutto la vitamina D, che è quella maggiormente responsabile dell’assorbimento dei fosfati contenuti negli alimenti e l’uso di lassativi contenenti sodio fosfato in modo da non avere dei risultati falsati.

In genere i risultati sono pronti nell’arco della giornata.

Quando il medico prescrive questo tipo di esame?

Il dosaggio dei fosfati amorfi nelle urine viene prescritto dal medico quando il paziente soffre di calcolosi renali ricorrenti o quando altre analisi precedenti hanno fatto sorgere dei dubbi sulle condizioni dei reni del paziente.

Ci sono de casi in cui l’indagine sui fosfati nelle urine viene innescata da livelli anomali di fosfati nel sangue o quando i livelli di calcio e di potassio non sono nella norma, essendo tutti elettroliti le cui quantità presenti nell’organismo sono correlate tra loro.

Come interpretare i risultati?

L’interpretazione dei risultati di questo esame di laboratorio è competenza del medico. In linea di massima, l’aumento di fosfati nelle urine può indicare diversi tipi di problemi, tra cui:

  • Carenza di potassio;
  • Assunzione di eccessive quantità di fosforo e fosfati con la dieta. Ricordiamo che queste sostanze sono presenti anche in molti eccipienti e addensanti alimentari oltre che negli integratori multivitaminici e in alcuni farmaci, come le soluzioni di sodio fosfato usate come lassativi;
  • Patologie a carico delle ghiandole paratiroidi;
  • Patologie renali.

Esistono anche dei casi in cui i valori di fosfati nelle urine sono al di sotto della norma denotando una tra le seguenti condizioni:

  • Carenza di fosforo nella dieta;
  • Carenza di vitamina D, che, come già accennato in precedenza, è la vitamina maggiormente implicata nei processi di assorbimento di fosforo e fosfati introdotti con gli alimenti;
  • L’uso di antiacidi per periodi di tempo troppo prolungati, con conseguente alterazione dei processi digestivi e di assorbimento;
  • Chetoacidosi diabetica.

Naturalmente, come capita molto spesso anche con altri elettroliti, i livelli di fosfati risentono molto dell’età, infatti nei bambini possono essere piuttosto alti dato l’accrescimento osseo e muscolare che si verifica in questa fase della vita.

Possono variare anche a seguito di uno sforzo fisico, o di periodi dell’anno particolari, oltre che dipendere dal regime alimentare che si segue, per cui per una corretta interpretazione dei risultati ci si deve sempre rivolgere al medico, che conosce bene la situazione clinica del paziente, comprese patologie e farmaci assunti e sa come contestualizzare i valori delle analisi, riconoscendo, laddove presenti, dei risultati falsati.

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