Infezione da Helicobacter pylori: sintomi, rischi, test diagnostico e cura

L’Helicobacter pylori (Hp) è un batterio acidofilo, gram negativo, flagellato, di forma spiroidale e delle dimensioni di pochi µm. Questo batterio è diventato molto conosciuto negli ultimi anni anche alla gente comune in quanto è stato riconosciuto come la causa di malattie dello stomaco, come gastrite, ulcera peptica e tumore gastrico, così come ulcere del duodeno.

La scoperta dell’Helicobacter pylori e il suo ruolo nella gastrite e ulcera peptica furono così importanti da fruttare il Premio Nobel per la Medicina nel 2005 ai suoi scopritori Barry Marshall e Robin Warren.

Vediamo com’è fatto questo batterio, come fa a resistere nello stomaco, i sintomi più comuni di infezione e rischi collegati, come effettuare diagnosi e cura.

Helicobacter Pylori: com’è fatto e come fa a resistere nello stomaco

Il nome dell’Helicobacter pylori richiama sia la sua forma sia il luogo dove preferibilmente si annida: il piloro umano, ossia il tratto finale dello stomaco, punto di passaggio con l’intestino.

L’Helicobacter pylori è un organismo unicellulare più piccolo delle cellule umane e dotato di flagelli utili a muoversi in ambiente acquoso. Rispetto ai Gram positivi ha una parete cellulare più resistente agli antibiotici.

La caratteristica più importante di questo batterio, però, è la capacità di sopravvivere in un ambiente fortemente acido con valori di pH di 1-2. È considerato un estremofilo, ossia un organismo capace di sopravvivere in ambienti considerati estremi per la vita.

La forma a spirale, insieme ai flagelli, gli consente di annidarsi nella mucosa dello stomaco e la resistenza all’acido di non subire danni a causa dell’acido cloridrico dei succhi gastrici.

LHelicobacter pylori possiede dei canali specifici per l’Urea che si aprono, lasciandola entrare,  quando il pH è troppo basso. È anche in grado di produrre una particolare proteina, con funzione di enzima, chiamata Ureasi. Questa proteina idrolizza l’Urea in ingresso producendo ammoniaca e anidride carbonica (CO2), che vengono poi rilasciati all’esterno. L’ammoniaca, disciolta in ambiente acquoso, conferisce una certa basicità alla soluzione che va a diminuire localmente l’acidità dello stomaco. In questo modo, intorno al batterio si crea un micro-ambiente meno acido in cui esso può sopravvivere come in una sorta di bolla.

Per avviare questa reazione chimica necessita però dell’Urea, presente normalmente nello stomaco umano, senza la quale perde la capacità di resistere. Questa forte specializzazione a vivere nello stomaco comporta però che non è in grado di sopravvivere in un ambiente acido privo di urea.

Oltre a quanto già detto, per potersi fare strada nella mucosa, l’Helicobacter pylori produce una serie di citotossine ed enzimi mucolitici dannosi per le cellule dello stomaco umano. Tutto questo provoca in una prima fase l’infiammazione e successivamente le ulcere. Le ulcere, lo stato infiammatorio prolungato (e poi cronico) costituiscono una fonte di rischio per il cancro allo stomaco.

Chi colpisce?

Secondo i dati riportati dai CDC (Centers for Disease Control) circa due terzi della popolazione mondiale risulterebbero infettati da H. pylori

Secondo quanto indicato dai dati internazionali verificati dall’Istituto Sanitario della Sanità, nei paesi industrializzati l’infezione colpisce il 20% della popolazione sotto i 40 anni, per arrivare al 50% della popolazione sopra i 60 anni.

I sintomi più comuni d’infezione da Helicobacter pylori

L’infezione è spesso asintomatica. Nei casi in cui l’infezione si presenta con sintomi, possiamo annoverare fra essi:

  • disturbi coincidenti con quelli di una normale gastrite e ulcera
  • reflusso
  • nausea
  • digestione lenta
  • vomito
  • senso di pesantezza

In tutti i casi è difficile associare sintomi così poco specifici a questa particolare infezione.
Per questa ragione, quando si sospetta un’infezione da Helicobacter pylori si procede con i test diagnostici.

Helicobacter pylori causa il cancro?

È stato dimostrato che un’infezione cronica da Helicobacter pylori aumenta di 2-6 volte il rischio di sviluppo di tumore allo stomaco.

Helicobacter pylori produce una tossina (CagA) che causa un’infiammazione delle cellule della parete dello stomaco. Lo stato infiammatorio può favorire mutazioni genetiche che a loro volta possono causare il cancro.

L’infezione da Helicobacter è stata associata anche allo sviluppo di tumore al pancreas (fonte) e quello del linfoma MALT gastrico (fonte).

Come sempre, è da ricordare, che si tratta di un fattore di rischio e la presenza del batterio non implica che si vada incontro con certezza al cancro, ma intervengono sempre più fattori genetici e ambientali che cooperano per lo sviluppo di un tumore.

Di contro invece, la capacità del batterio di diminuire l’acidità dello stomaco riduce il rischio di tumore al cardias e l’adenocarcinoma dell’esofago (fonte).

Test diagnostici per Helicobacter pylori: come funzionano?

Esistono diversi test per determinare la presenza dell’infezione da Helicobacter pylori, alcuni invasivi e altri no.

Uno dei più comuni e meno invasivi è l’Urea breath test, che sfrutta proprio la reazione chimica catalizzata dall’Ureasi del batterio per individuarlo.

Questo test prevede il prelievo di un campione dell’aria espirata dal paziente da usare come riferimento. Poi viene somministrata una compressa di Urea marcata con il Carbonio 13 (13C), un isotopo pesante non radioattivo del carbonio. Dopo un’attesa di 30 minuti si preleva un nuovo campione di aria espirata. La differenza della concentrazione di CO2 marcata nei due campioni di aria espirata, se superiore a un certo valore, è la prova della presenza dell’infezione. Infatti l’Urea marcata viene idrolizzata producendo CO2 con 13C in eccesso solo se è presente l’Helicobacter pylori.

L’analisi dei campioni d’aria viene effettuata attraverso la spettrometria di massa, una tecnica in grado di distinguere fra l’anidride carbonica “normale” e quella più pesante marcata con 13C.

Un altro test non invasivo consiste nella ricerca di anticorpi contro l’Helicobacter Pylori nel sangue (analisi sierologica).

Una terza possibilità consiste nel verificare la presenza di antigeni di Helicobacter Pylori (frammenti del batterio) nelle feci, analizzandole in laboratorio con l’uso di anticorpi specifici.

Un metodo invasivo consiste, invece, nell’osservazione e nel prelievo bioptico di piccole porzioni della parete dello stomaco attraverso la gastroscopia. In questo modo, con il test rapido dell’Ureasi si può valutare la presenza del batterio. Il metodo consiste nel porre il campione prelevato in un substrato contenente Urea e un indicatore di pH. Se il batterio è presente, l’Urea viene idrolizzata e l’ammoniaca prodotta modifica il pH e quindi il colore dell’indicatore.

Cura per Helicobacter Pylori

La cura consiste nella somministrazione di uno o più antibiotici specifici insieme a un inibitore della pompa protonica, ossia il canale dell’Urea del batterio. Questa molecola fa sì che il canale non si apra. In questo modo l’Helicobacter pylori non può far entrare l’Urea, non può idrolizzarla e, senza poter contrastare l’ambiente acido esterno, muore.

Condividi su: