Nell’ambito della lotta contro il melanoma, un importante passo avanti è stato compiuto presso un istituto specializzato di Napoli: è stata somministrata la prima dose di un vaccino anticancro basato su mRNA, segnando così un momento significativo nella ricerca oncologica.
Questo evento rappresenta il primo utilizzo di tale vaccino nel nostro paese ed è avvenuto presso l’Istituto Tumori “G. Pascale” di Napoli. L’istituto svolge un ruolo di primo piano nella ricerca sui vaccini antitumorali.
I ricercatori hanno precisato che i risultati definitivi di questo studio clinico di fase III richiederanno alcuni anni per essere valutati in maniera definitiva. Tuttavia, c’è una grande speranza che questa nuova opzione terapeutica possa offrire benefici significativi ai pazienti affetti da melanoma.
In questo articolo parliamo di:
Come funziona il vaccino contro il melanoma?
Il vaccino, sviluppato da Moderna, sfrutta la stessa tecnologia utilizzata per i vaccini anti-Covid, utilizzando mRNA sintetici per istruire il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamate “neoantigeni”, presenti nelle cellule tumorali come risultato di mutazioni genetiche.
L’obiettivo principale del vaccino non è prevenire la malattia, ma piuttosto potenziare il sistema immunitario dei pazienti per combattere in modo più efficace il melanoma.
ll vaccino a mRNA, associato all’immunoterapico pembrolizumab, dimezzerebbe il rischio di recidiva e morte a tre anni dall’intervento di rimozione chirurgica del melanoma in stadio avanzato.
Come è stata applicata la strategia della combo vaccino-immunoterapia?
L’immunoterapia per i tumori cutanei si basa sull’utilizzo di anticorpi monoclonali.
Queste riattivano le cellule del sistema immunitario per combattere il tumore, con l’obiettivo costante di migliorare le prospettive di vita dei pazienti. Una delle tecniche più recenti coinvolge l’uso dell’mRNA, che istruisce i linfociti T a riconoscere e attaccare le cellule tumorali.
Questo approccio, simile alle terapie CAR-T, è mirato ai tumori solidi e prevede il sequenziamento del DNA delle cellule tumorali per identificare le mutazioni. Nel frattempo, il farmaco pembrolizumab blocca il recettore PD-1 dei linfociti T, migliorando la risposta immunitaria. Lo studio clinico KEYNOTE-942 ha dimostrato che la combinazione di pembrolizumab e il vaccino a mRNA mRNA-4157 riduce il rischio di recidiva o morte del 49% rispetto al solo pembrolizumab, con una riduzione del rischio di sviluppare metastasi del 62%. Un trial di fase III è in corso per valutare ulteriormente questa combinazione su un più ampio campione di pazienti.
L’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli è coinvolto nello studio e la somministrazione della prima dose in Italia di cui parliamo in questo articolo fa parte di questo progetto.
Come si sono svolti gli studi per lo sviluppo del vaccino contro il melanoma?
Il progetto clinico randomizzato di Fase IIb, noto come KEYNOTE-942, condotto in collaborazione tra gli Stati Uniti e l’Australia, ha l’obiettivo di valutare l’efficacia del vaccino a mRNA denominato mRNA-4157 (V940) in combinazione con il farmaco pembrolizumab, commercializzato con il nome di Keytruda.
I risultati preliminari di questo trattamento combinato hanno dimostrato un significativo miglioramento nella sopravvivenza libera da recidiva dopo un follow-up di circa tre anni.
Il rischio di recidiva o morte si è ridotto del 49% rispetto al solo trattamento con l’anticorpo monoclonale. Parallelamente anche il rischio di sviluppare metastasi è stato ridotto del 62%. L’arruolamento iniziale prevedeva 150 pazienti, ma è stato aumentato a 257.
Parallelamente, è stato avviato uno studio clinico di Fase III per valutare l’efficacia della combinazione pembrolizumab/mRNA-4157 su una coorte più ampia e su un periodo più lungo. Questo trial multicentrico coinvolge più di 90 centri clinici in 19 Paesi, tra cui cinque centri in Italia, e mira a reclutare oltre mille pazienti.
Quali prospettive ci sono per il futuro?
Basandosi sui promettenti risultati finora ottenuti, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti e l’Agenzia Europea per i Medicinali hanno riconosciuto rispettivamente il vaccino mRNA-4157 (V940) combinato con pembrolizumab per il trattamento adiuvante del melanoma ad alto rischio.
Secondo le previsioni di Moderna e del suo partner Merck, il vaccino potrebbe ricevere l’approvazione accelerata entro il 2025.
Se questa combinazione dovesse dimostrare di essere efficace, il prossimo passo potrebbe essere estendere la tecnologia a stadi precoci del melanoma o ad altri tipi di tumori.
Come funzionano e cosa sono in generale i vaccini a mRNA?
I vaccini a mRNA sono una delle più grandi innovazioni mediche degli ultimi tempi. Funzionano fornendo istruzioni genetiche alle cellule del nostro corpo su come produrre proteine che stimolano una risposta immunitaria specifica contro determinati agenti patogeni, come virus o cellule tumorali.
Il processo è abbastanza semplice: si identifica una proteina associata al patogeno, detta antigene, e si codifica questa informazione nell’mRNA, che viene quindi inserito nel vaccino. Una volta somministrato, il vaccino introduce questo mRNA nelle cellule del corpo, che lo leggono e iniziano a produrre la proteina bersaglio. Il sistema immunitario riconosce questa proteina come estranea e inizia a produrre anticorpi e cellule T specifiche per combattere il patogeno.
Ciò che rende i vaccini a mRNA così straordinari è la loro rapidità di sviluppo e produzione. Grazie al fatto che si basano su informazioni genetiche anziché sulla produzione diretta di proteine, i tempi di sviluppo possono essere notevolmente accorciati rispetto ai tradizionali vaccini.
Un altro punto a favore è la loro sicurezza. Poiché non contengono agenti patogeni vivi o attenuati, i vaccini a mRNA possono essere una scelta più sicura per persone con sistemi immunitari deboli.
Oltre alla loro efficacia nella prevenzione delle malattie infettive, i vaccini a mRNA promettono grandi risultati anche nel campo dell’oncologia. Al momento sono oggetto di studio per il trattamento di diverse forme di cancro, poiché possono essere personalizzati per attaccare specifici antigeni tumorali. L’applicazione in tal senso potrà offrire nuove speranze nella lotta contro questa malattia.
In sintesi, i vaccini a mRNA rappresentano un importante balzo in avanti nella medicina moderna. Sicuri, efficaci e versatili, stanno aprendo nuove porte nella prevenzione e nel trattamento di malattie infettive e oncologiche.
Fonti
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