Lipoproteina (a): cos’è, rischi quando è alta e come abbassarla

Le malattie cardiovascolari, stando ai dati del Ministero della salute, sono la principale causa di morbosità, invalidità e mortalità in Italia.
Queste patologie sono in gran parte prevenibili poiché, parallelamente a fattori di rischio non modificabili, ne presentano anche molti modificabili, legati soprattutto allo stile di vita come la sedentarietà, il livello di attività motoria, il fumo, la dieta.

Tra i principali valori che sono associati allo sviluppo di condizioni cardiovascolari c’è sicuramente la lipoproteina (a), una forma molto particolare di lipoproteina per la quale valori sopra soglia indicano un chiaro aumento del rischio di infarto, ictus e malattie coronariche.

Le lipoproteine: cosa sono?

Il colesterolo e i lipidi sono molecole idrofobiche, cioè rifuggono dal contatto con l’acqua e con le sostanze acquose in generale. Il loro trasporto nel sangue viene garantito dalla presenza di molecole molto particolari chiamate lipoproteine, ossia complessi molecolari composti da una componente proteica, che può solubilizzarsi nel sangue, e una parte lipidica di cui fa parte il colesterolo stesso. La componente proteica permette al colesterolo di essere stabile nel sangue.

Il colesterolo endogeno viene prodotto dal fegato e viene trasportato nel sangue tramite le lipoproteine. In base al rapporto tra colesterolo e proteine le lipoproteine si dividono in due categorie:

  • HDL (High density lipoprotein; lipoproteine ad alta densità, lipoproteina alfa): che hanno una componente maggioritaria di proteine e sono responsabili della rimozione del colesterolo dal sangue e dai tessuti
  • LDL (Low density lipoprotein; lipoproteine a bassa densità, lipoproteina beta): caratterizzate da una componente proteica minore e sono responsabili del trasporto del colesterolo epatico in eccesso verso i tessuti. Le LDL rappresentano la componente di colesterolo responsabile dell’accumulo di colesterolo nel sangue e del suo deposito sulle pareti delle arterie
  • VLDL (Very Low Density Lipoprotein; lipoproteine a densità molto bassa; lipoproteina pre-Beta), lipoproteina che trasporta i trigliceridi.

Il colesterolo contenuto nelle LDL può quindi depositarsi sulle arterie e formare placche che possono ostruire il passaggio del sangue, causando aterosclerosi, ossia la perdita di elasticità delle arterie.

Lipoproteina (a): che cos’è?

La lipoproteina (a) è una lipoproteina simile alle LDL la cui porzione proteica è rappresentata da una glicoproteina chiamata apolipoproteina(a) simile al plasminogeno, che potrebbe conferirle un aspetto pro-trombotico. Data la sua struttura simile alle LDL, contribuisce al rilascio di una componente di grassi nelle arterie, trasportando colesterolo e lipidi dal fegato verso i tessuti periferici.

Uno studio pubblicato alla fine del 2009 sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che persone con livelli elevati di Lipoproteina (a) presentavano un rischio di infarto raddoppiato. La lipoproteina (a) è correlata in modo particolare alla comparsa di quadri clinici caratterizzati da sindromi cardiovascolari, come ad esempio:

  • Malattia coronarica, ossia ostruzione delle coronarie
  • Infarto
  • Ictus
  • Ostruzione delle arterie in gambe e braccia

Nonostante molti esperimenti sia in vitro che in vivo suggeriscano la presenza di uno specifico meccanismo fisiopatologico di azione, nessuno di questi ha mai delucidato il meccanismo preciso con cui la lipoproteina (a) riesca ad aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. L’associazione con la comparsa di queste patologie si pensa sia legata a una minore stabilità nella lipoproteina (a) del complesso proteina-colesterolo-lipide rispetto alle altre LDL; questo porta a una maggiore propensione al rilascio di colesterolo sulle pareti delle arterie.

Oltre a costituire una particolare forma di LDL, la lipoproteina (a) è implicata anche nel meccanismo di degradazione dei coaguli; precisamente agisce riducendo la degradazione dei coaguli con un’attività di produzione dei trombi.
La promozione dell’accumulo di LDL e l’inibizione enzimatica dei fattori proteici coinvolti nella risoluzione del coagulo sono i meccanismi che rendono la lipoproteina (a) uno dei principali fattori patogenetici del rischio cardiovascolare.
Valori alti di questo fattore possono indicare un aumento del rischio di eventi cardiovascolari; si considerano alti i valori oltre i 30-35 mg/dl.

Diminuire il livello di lipoproteina (a): è possibile?

I livelli di lipoproteina (a) nel sangue di un soggetto sono determinati geneticamente dall’espressione di geni specifici.
Varianti genetiche di questi geni potrebbero aumentarne la produzione.
Il fatto che i suoi livelli siano determinati in maniera maggioritaria da meccanismi genetici determina una scarsa possibilità di regolarne la quantità circolante attraverso l’esterno, modulando i fattori ambientali come la dieta e l’attività fisica.

La possibilità di influenzare il livello di lipoproteina (a) con i fattori ambientali è di fatto nullo: in caso di valori elevati di lipoproteine A, quello che il paziente può fare è modificare le proprie abitudine alimentari o di stile di vita con l’obiettivo di contenere i valori degli altri fattori di rischio per le malattie cardiovascolari come il colesterolo circolante, i trigliceridi e le LDL.
Il test per la lipoproteina (a) è consigliato soprattutto in quei soggetti che presentano una familiarità con malattie coronariche di tipo giovanile o in soggetti che sono affetti da malattie cardiovascolari in generale,  ipercolesterolemia ereditaria, scompensi cardiaci, livelli elevati di colesterolo LDL.

In casi gravi di ipercolesterolemia e alti livelli di lipoproteina (a) si può ricorrere a LDL aferesi, una tecnica simile alla dialisi che ripulisce il sangue dalle lipoproteine in eccesso. Tuttavia è un trattamento invasivo a cui raramente si ricorre. Come terapia farmacologica viene utilizzato l’acido nicotinico (niacina) ad alti dosi, per il quale è stata dimostrata la capacità di diminuire i livelli di LDL e trigliceridi, innalzando i livelli di HDL.  Risultati incoraggianti nella riduzione dei livelli di Lipoproteina (a) si sono ottenuti con la somministrazione di L-Carnitina.

Lipoproteina (a): è bassa nel diabete

In uno studio del 2009 è stato osservato come livelli bassi di lipoproteina (a) fossero associati con l’aumento del rischio di incidenza del diabete di tipo 2.
Molti altri lavori condotti in contesti epidemiologici diversi hanno replicato queste evidenze sottolineando un possibile ruolo della lipoproteina (a) nella patogenesi del diabete di tipo 2.
Tuttavia, i valori di lipoproteina (a) sembrano possano diventare un fattore di rischio vero e proprio per la comparsa del diabete di tipo 2 solamente nei casi in cui si raggiungano concentrazioni particolarmente basse, inferiori a 10 mg/dl; la riduzione di alti valori di lipoproteina (a) su concentrazioni intermedie permette solo di ridurre il rischio di patologie cardiovascolari evitando anche il potenziale incremento del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

Altre fonti

https://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?area=Salute%20donna&id=4490&menu=patologie

 

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