Scarlattina: contagio, incubazione, sintomi e complicazioni

La scarlattina è una malattia infettiva tipica dell’età pediatrica causata dal batterio Streptococco Beta-emolitico di gruppo A, responsabile non solo di questa patologia ma di molti episodi infettivi a carico di gola e pelle. Si tratta quindi di una malattia esantematica causata da batteri, a differenza di morbillo, varicella, rosolia che sono tutte causate da virus.

Praticamente assente nei primi sei mesi di vita del neonato, l’insorgenza della malattia è solitamente invernale a causa del fisiologico indebolimento delle difese immunitarie ed è tipica dai 2 ai 12 anni, risultando invece piuttosto rara negli adolescenti e negli adulti.

Vediamo insieme come avviene il contagio, i sintomi più comuni, come avviene la diagnosi e complicazioni che possono sorgere.

Come avviene il contagio da scarlattina

La malattia è trasmessa principalmente da soggetti affetti o portatori sani attraverso le goccioline di saliva espettorate attraverso la tosse o gli starnuti. È tuttavia possibile contagiare soggetti sani anche attraverso oggetti contaminati da tali gocce respiratorie vista la capacità dello Streptococco Beta-emolitico di gruppo A di resistere nell’ambiente  e sulle superfici per un certo lasso di tempo. Attualmente non sono disponibili vaccini per la malattia, che può essere prevenuta solo attraverso particolari accorgimenti come lavaggio frequente e accurato delle mani, copertura di naso e bocca in caso di tosse o starnuti, evitando la condivisione di utensili da cucina oltre alla ovvia disinfezione di oggetti entrati in contatto con un soggetto nel quale la scarlattina sia stata accertata. Trattandosi di una malattia causata da batteri, può essere trattata con terapia antibiotica, che ha reso oggi la scarlattina meno temibile rispetto al passato.

Incubazione della scarlattina

A differenza di altre malattie infettive, l’incubazione della scarlattina è piuttosto breve. La malattia esordisce infatti in maniera improvvisa dopo circa 2-3 giorni dal contagio, con sintomi simil-influenzali come febbre alta, mal di gola e rigonfiamento dei linfonodi del collo. Alcuni sintomi come la patina biancastra sulla lingua tendono a manifestarsi dopo altre 24-48 ore dall’insorgenza della febbre, mentre l’esantema caratteristico della scarlattina ha solitamente una durata non superiore ai 3-4 giorni salvo poi dover attendere fino a 20 giorni per la cessazione definitiva della conseguente desquamazione della pelle. In generale, se prontamente assunta una terapia farmacologica adeguata, il paziente può riprendere le attività sociali dopo 2 giorni dalla prima assunzione in quanto gli antibiotici utilizzati per la cura della scarlattina azzerano in questo lasso di tempo la contagiosità.

Scarlattina: sintomi

Uno dei primissimi sintomi della scarlattina è senza dubbio l’insorgenza di febbre anche piuttosto alta con cefalea, tachicardia, brividi, dolori addominali, mal di gola e nausea. Le tonsille tendono a gonfiarsi, trattandosi di una patologia a carico della faringe, rendendo la deglutizione particolarmente dolorosa e poco dopo la lingua si ricopre di una patina biancastra, la classica lingua “a fragola bianca”. Il sintomo caratteristico successivo a questo quadro riguarda la comparsa di esantema, dapprima nel collo e successivamente ad ascelle, inguine e resto del corpo. I puntini tipici sulla pelle, di un rosso scarlatto da cui deriva il nome stesso della malattia, tendono a scomparire se sulla zona viene compiuta una lieve pressione, salvo poi ricomparire subito dopo. Dapprima minuscole chiazze, questi puntini tendono poi a confluire tra di loro creando al corpo un aspetto uniformemente arrossato. Sul volto il paziente affetto da scarlattina presenta spesso guance arrossate e naso e zona intorno alle labbra molto più pallide. Dopo circa 3-4 giorni l’esantema tende gradatamente a scomparire lasciando il posto a una desquamazione furfuracea mentre la desquamazione lamellare (ovverosia a grandi squame) è tipica solo di mani e piedi. A differenza della varicella, l’esantema non causa prurito al paziente. Dopo qualche giorno dalla sua comparsa, inoltre, la patina biancastra sulla lingua tende a trasformarsi lasciando il posto a un colore rosso acceso e un aspetto rugoso. In questa fase si parla quindi di lingua “a lampone”. A seguito del processo infettivo, infine, i linfonodi del collo appaiono spesso gonfi e dolenti.

Quando l’esantema tipico della scarlattina è modesto e ad esso non si accompagnano altri sintomi caratteristici quali la febbre si parla di “scarlattinetta”, anche conosciuta col nome di quarta malattia.

Come si diagnostica la scarlattina

La diagnosi della scarlattina è di tipo clinico, con l’osservazione dell’esantema. In caso di analisi del sangue, oltre a risultare positivo per la presenza di anticorpi diretti contro lo streptococco attraverso il valore TAS, il paziente presenta un aumento dei valori di PCR e VES, tipico dei processi flogistici, oltre che dei leucociti neutrofili. In ogni caso si ricorre raramente ad esami di laboratorio per accertare la malattia. Molto più frequente in casi dubbi il ricorso ad un tampone faringeo che risulterà positivo per lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A.

La scarlattina può essere contratta più di una volta: averla già avuta, quindi, non fa escludere il ripresentarsi della malattia.

Scarlattina: complicazioni

Trattandosi di una patologia per la quale sono ad oggi disponibili numerosi trattamenti farmacologici mirati, in particolar modo antibiotici a base di amoxicillina, per almeno 7-10 giorni o, in caso di allergie,  macrolidi per lo stesso periodo, sono rare le complicazioni da scarlattina. In ogni caso, pur essendo poco frequenti, le complicanze della malattia possono riguardare soprattutto cuore, articolazioni, reni e fegato causando malattie come endocardite, encefalite, setticemia e meningite. Rare ma possibili eventuali complicazioni tardive della malattia quali glomerulonefrite acuta post-infettiva e malattia reumatica. In alcuni casi, data la virulenza dell’infezione, in alcuni soggetti si potrebbero verificare ascessi tonsillari, otiti e sinusiti. In gravidanza la scarlattina non crea complicazioni per il feto, tuttavia è necessario consultare il proprio medico per seguire una terapia compatibile con l’età gestazionale.

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