Prescrizioni mediche di corsi di disegno per contrastare la solitudine, di passeggiate in gruppo a supporto delle terapie mediche di pressione o glicemia, di aiuto nella gestione del debito per chi ha difficoltà economiche che impattano la salute. E’ fantascienza? No, si chiama “social prescribing” ed è uno strumento che mette in relazione più strettamente professionisti sanitari con servizi ed enti della propria comunità. A fare da tramite gli operatori di collegamento che conoscono bene le realtà territoriali e possono aiutare a stilare il piano di benessere personalizzato indirizzando il paziente. Vediamo più in dettaglio.
In questo articolo parliamo di:
Il social prescribing è la prescrizione da parte di professionisti sanitari di servizi e risorse non cliniche presenti nella propria comunità a supporto del loro benessere.
Antonio Giulio de Belvis, professore in Igiene generale e applicata alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica – Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS, spiega come sia un approccio preventivo, ma anche terapeutico. A partire dalla prescrizione, viene coinvolta la rete di volontari, associazioni, enti locali per interventi socializzanti ad integrazione delle terapie tradizionali. Quindi accanto alle visite, alle diagnosi e ai medicinali, si può usufruire in modo mirato di servizi a supporto del benessere psicofisico dei pazienti.
A chi si rivolge
Come indica l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il social prescribing si può rivolgere a tutti, ma in particolare è dedicato alle fasce più vulnerabili. Ad esempio le persone
- con patologie croniche
- sole o socialmente isolate
- con difficoltà economiche
- rischio di disturbi mentali
- anziani fragili.
Per poter attuare il social prescribing, il professionista sanitario delle cure primarie (medico di famiglia, farmacista, infermiere ecc..) accerta la necessità del paziente. Poi, indica l’operatore di collegamento (link worker) per procedere con un piano di benessere personalizzato. Questa figura fa da ponte fra il servizio sanitario e i servizi presenti nella comunità, cioè invia il paziente a uno specifico servizio, dove potrà partecipare ad attività individuali o di gruppo. Gli operatori di collegamento possono essere assistenti sociali, psicologi, volontari ed esperti formati ad hoc. Gli operatori di collegamento devono avere una buona conoscenza delle loro comunità locale e, idealmente, avere esperienza nel dare supporto ai destinatari.
Un approccio alternativo è la creazione di gruppo di operatori, responsabili di aree diverse, che facciano da collegamento. I progressi del paziente che usufruisce dei servizi proposti, vengono riportati periodicamente all’operatore di collegamento e al professionista sanitario in modo da coordinarsi e personalizzare sempre di più la terapia.
Quali sono i servizi e le risorse prescrivibili
Il supporto verso le persone che hanno bisogno del social prescribing può essere vario, dall’attività fisica, alle attività artistiche, occupazionali o di volontariato, al supporto abitativo, alla consulenza per l’accesso al credito. In generale si fa riferimento ad attività sociali ad esempio:
- una persona isolata può unirsi a un gruppo di socializzazione, a un corso di arte o a un progetto di giardinaggio comunitario ecc.
- si mettere in contatto una persona in difficoltà economiche con un servizio che offre supporto nella gestione dei debiti o nell’ottenimento di benefit sociali
- si supporta una persona con demenza nell’unirsi a gruppi in linea con le sue preferenze e capacità, permettendole di mantenere la connessione sociale
- si lavora con una persona con la pressione alta nell’iniziare un’attività fisica che le sia congeniale.
Il social prescribing presenta benefici, ma anche ostacoli. Tra i benefici possiamo indicare il posizionamento centrale della persona nel percorso di cura. Inoltre, ci si occupa dei determinanti sociali della salute, importanti quanto i sintomi di una malattia, soprattutto per le fasce più vulnerabili. La capacità di collegare tra loro servizi già disponibili nelle comunità aiuta a recuperare la rete sociale contrastando lo stigma e in alcuni casi, promuovendo la demedicalizzazione.
Diversi studi pubblicati hanno dimostrato che il social prescribing può ridurre la solitudine, i sintomi di ansia e depressione, specialmente in persone con disturbi di salute mentale lievi o moderati. Sembra, poi che altre ricerche abbiano valutato una riduzione delle visite mediche e degli accessi ospedalieri. Tuttavia, resta critica la necessità di finanziamenti, di assunzione o ricollocazione di personale adeguato che faccia da operatore di collegamento. Inoltre, è necessaria una standardizzazione dei modelli di valutazione e una migliore integrazione con i sistemi sanitari nazionali.
Social prescribing in Italia
Anche in Italia sono stati avviati dei programmi di social prescribing, pur rimanendo percorsi pilota, per tentare di rafforzare le alleanze tra servizi (ospedale e territorio), istituzioni e enti della comunità locale. Ad esempio sono stati attivati progetti a livello regionale come la rete di MTA – Musei Toscana per l’Alzheimer, o quelli a livello nazionale come “Nati per Leggere” e Dance Well per le persone con il Parkinson.
Fonti:
Epicentro ISS – Social prescribing
WHO – Social prescribing