Spirometria

La spirometria è un esame molto semplice e non invasivo che consente di misurare il volume e la velocità del flusso d’aria in entrata nei polmoni. Questa metodica si avvale dell’ausilio di uno strumento, lo spirometro, che riesce a trasformare i segnali ricevuti in numeri e grafici che verranno poi successivamente interpretati dal medico.

La spirometria è forse uno dei principali metodi diagnostici che gli specialisti hanno a disposizione per rilevare anomalie nel respiro che possono nascondere una serie di patologie per le quali questo esame è di fondamentale importanza come l’ansa, la fibrosi cistica, la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), la fibrosi polmonare.

A cosa serve l’esame?

Questo esame fornisce informazioni utili per la diagnosi di patologie polmonari che possono essere sia ostruttive bronchiali (asma bronchiale, BPCO) oppure ostruttive polmonari come la cifoscoliosi.

Conoscere i valori dei risultati della spirometria è di fondamentale importanza per chi soffre di broncopneumopatie cronico ostruttive analogamente a cosa accade per il diabetico che conosce le oscillazioni della sua glicemia.

Quali valori si possono misurare con la spirometria?

I parametri più comuni che vengono misurati sono:

  • la Capacità Vitale (VC);
  • la Capacità Vitale Forzata (FVC);
  • il Volume Espiratorio Forzato (FEV) misurato all’intervallo di 0.5, 1, 2 e 3 secondi;
  • il Flusso Espiratorio Forzato al 25-75%;
  • la Massima Capacità Respiratoria.

Tra tutti questi parametri, il più importante è il volume espiratorio massimo al primo secondo (abbreviato dalla sigla VEMS o FEV1) che viene espresso in litri oppure in percentuale in rapporto al valore di un soggetto con respirazione normale.

Questo parametro indica, sostanzialmente, la quantità di aria(espressa in volume) che viene eliminata nell’arco del primo secondo di un’espirazione forzata.

Perché è importante? 

La spirometria è un esame specialistico di fondamentale importanza per la diagnosi precoce di patologie a carico delle vie respiratorie in soggetti a rischio come i fumatori oppure essere funzionale alla valutazione della capacità respiratoria di chi pratica sport a livello agonistico e non.

L’esecuzione di questo esame è richiesta anche per effettuare valutazioni postoperatorie in pazienti che sono stati operati al cuore o ai polmoni e consente, inoltre, un monitoraggio molto attento dell’evoluzione delle patologie cronico ostruttive sia nel tempo che nella risposta farmacologica ai farmaci broncodilatatori.

Infine, la spirometria trova applicazione nella medicina legale per il controllo nel tempo dei lavoratori che per motivi lavorativi si trovano costantemente a contatto con polveri, vapori e fumi che possono compromettere la loro capacità respiratoria e, nella peggiore delle ipotesi, andare incontro ad una invalidità polmonare.

Come si esegue? 

Affinché l’esame si svolga in modo corretto, è necessario seguire scrupolosamente le indicazioni fornite dall’operatore prima di procedere alla spirometria vera e propria. Prima di iniziare l’esame vi verrà chiuso il naso con uno stringinaso (molto simile a quello che si usa in piscina per evitare l’ingresso dell’acqua all’interno del naso) che consentirà all’aria di fuoriuscire esclusivamente dalla bocca evitando dispersioni. Il paziente dovrà respirare all’interno dello spirometro servendosi di un opportuno boccaglio munito di filtro antibatterico monouso che eviterà l’ingresso di batteri e piccole particelle all’interno dello strumento.

Spirometria semplice e globale Fonte foto: medlineplus.gov

In un primo momento il paziente dovrà respirare normalmente per alcuni secondi in modo da ambientare lo spirometro per poi inspirare profondamente al segnale dell’operatore e svuotarli completamente, effettuando l’operazione anche più di una volta.

La durata dell’esame è di circa 15 minuti e può capitare di ripetere l’esame dopo 20 minuti dopo che il paziente ha inalato un farmaco broncodilatatore in spray.

Se la spirometria viene eseguita dopo che sia stato somministrato il farmaco in questione si parla di prova di reversibilità e consente di effettuare una diagnosi differenziale tra asma e BPCO.

Cos’è la spirometria globale?

La spirometria globale è una tecnica diagnostica che si differenzia dalla spirometria semplice per il fatto che consente di misurare la quantità totale di gas (in questo caso l’aria) che è contenuta nella gabbia toracica. Il paziente viene collocato in una speciale cabina (detta pletismografica) e deve respirare all’interno di un boccaglio ed un flussimetro.

Questa tecnica si basa sulla legge di Boyle, una legge fisica che stabilisce che pressione e volume sono inversamente proporzionali. Nel caso specifico della spirometria globale, il circuito paziente-boccaglio-flussimetro viene interrotto impedendo all’aria inspirata di fuoriuscire dai polmoni dopo che il paziente ha respirato regolarmente per qualche minuto. Questa interruzione causa un’inevitabile difficoltà respiratoria nel paziente e la compressione e decompressione del gas all’interno dei suoi polmoni viene rivelata dallo strumento che ci fornisce un valore del volume di aria presente all’interno dei polmoni partendo dalla pressione rivelata all’interno della cabina.

L’esame è in grado di fornirci i seguenti dati:

  • il volume di aria contenuta all’interno del torace a fine espirazione;
  • il volume di aria presente nel torace nel punto di massima inspirazione (capacità polmonare totale);
  • l’aria che rimane nei polmoni a fine espirazione.

La spirometria globale è di fondamentale importanza per la diagnosi di patologie che causano una riduzione della ventilazione polmonare, ovvero una ridotta capacità da parte del paziente di inspirare efficacemente. L’esame non è pericoloso, né invasivo e né doloroso ed ha una durata complessiva di 5 minuti.

Cosa sapere prima dell’esame?

Prima di sottoporsi alla spirometria c’è una preparazione specifica da seguire in modo tale da non alterare i risultati dell’esame. Se si stanno utilizzando farmaci antistaminici o broncodilatatori per inalazione è necessario sospenderli per almeno 8-12 ore prima di sottoporsi all’esame. Prima di procedere, l’operatore raccoglie una serie di informazioni di carattere generale sul paziente al fine di individuare eventuali controindicazioni all’esame come traumi all’addome o al torace, interventi di cataratta, malattie cardiovascolari in fase di assestamento, aneurismi, embolia polmonare, angina pectoris, nausea e vomito.

L’operatore, inoltre, raccoglierà dati sulla composizione fisica come il calcolo dell’indice di massa corporea per età, peso, altezza e sesso del paziente.

E dopo l’esame? 

La spirometria non richiede particolari precauzioni successive e si possono riprendere senza problemi le normali attività quotidiane. Il referto e i risultati dell’esame sono in genere disponibili alla conclusione della procedura: giusto il tempo di consentire al medico di elaborare i risultati appena registrati. Le casistiche possibili (che possono essere di grado lieve, moderato, grave e severo) sono:

  • respiro nella norma;
  • presenza di patologia ostruttiva;
  • presenza di patologia restrittiva;
  • compresenza di patologia ostruttiva e restrittiva.

In base ai risultati ottenuti, il medico potrà decidere o meno di indagare più a fondo la questione consigliando al paziente di eseguire ulteriori analisi che riportiamo alla fine della guida.

Ci sono rischi: fa male? 

La spirometria non è né rischiosa e né dolorosa. Si tratta di un esame non invasivo, sicuro e ben tollerato dal paziente dato che non prevede alcun contatto con le strutture interne del paziente. Tuttavia, può accadere che gli stimoli frequenti di tosse o dolori al torace rendano difficile l’esecuzione dell’esame con risultati che talvolta si discostano da quelli che poi rappresentano la realtà effettiva dello stato di salute.

Costo

Il costo della spirometria dipende dal regime (privato o convenzionato) a cui si accede all’esame. In regime privato, la spirometria semplice costa circa 15 euro, quella globale affiancata da DLCO 65 euro. In regime convenzionato, invece, è previsto un ticket che varia a seconda della regione in cui si esegue l’analisi.

Ulteriori approfondimenti: altre prove respiratorie

Oltre alla spirometria che resta una delle tecniche diagnostiche più valide per la rivelazione di anomalie respiratorie, esistono altri esami che possono affiancarla per giungere ad una diagnosi più certa.

  • Pletismografia. Si tratta di una particolare tecnica che consente di misurare il grado di capacità dei polmoni di distendersi in seguito all’entrata dell’aria. E’ importante per diagnosticare un’enfisema polmonare oppure l’asma bronchiale nei pazienti a rischio;
  • Test di diffusione del monossido di carbonio (DLCO). Si tratta di un esame specifico che consente di valutare l’efficienza degli scambi gassosi tra gli alveoli polmonari e il sangue. In parole più semplici consente di capire se esistono ostacoli o meno al passaggio dei gas (ossigeno ed anidride carbonica) a livello della membrana che riveste i capillari che circondano gli alveoli. L’esame si esegue in apnea ed è necessario che il fiato venga trattenuto per circa 10 secondi. La ridotta capacità respiratoria del paziente rappresenta un limite all’esecuzione di questo test;
  • Test di provocazione bronchiale. Si tratta di un esame che viene proposto al paziente quando i risultati della spirometria sono normali ma si sospetta la presenza di asma bronchiale in fare precoce. Il test prevede l’utilizzo di un particolare principio attivo, la metacolina, a dosi sempre crescenti che ha lo scopo di determinare un lieve restringimento del lume bronchiale nei pazienti affetti da asma, mentre è totalmente privo di effetti nei pazienti normali.
Condividi su: