Febbre di Lassa: cause, sintomi e trattamento

La febbre di Lassa (anche nota come il nome di “febbre emorragica di Lassa” o con l’acronimo “LHF“) è una malattia di origine virale molto diffusa in determinate zone dell’Africa, in particolare la Nigeria, paese in cui fu scoperta. Si tratta di una patologia molto pericolosa e spesso mortale, seppur nel corso dei decenni l’OMS abbia cercato di sensibilizzare le popolazioni locali nei confronti della prevenzione.

Vediamo quali sono le cause della malattia in oggetto, quali sono i sintomi principali e in che modo è possibile curare e prevenire l’infezione.

Febbre di Lassa: trasmissione e sintomi principali

Febbre di Lassa: cause, sintomi, e trattamento
L’agente patogeno della febbre emorragica di Lassa e il virus Lassa (o “Lassa mammarenavirus”) appartiene alla famiglia degli arenavirus.

La febbre emorragica di Lassa è stata scoperta nel nord della Nigeria nel 1969 ed è causata dal virus Lassa (o “Lassa mammarenavirus“), un arenavirus a RNA che appartiene al genere dei  “mammarenavirus“. Il principale serbatoio naturale del patogeno sono i roditori Mastomys, i quali sono diffusi su gran parte del suolo africano. La febbre emorragica di Lassa è pertanto una zoonosi, dato che si trasmette dagli animali all’uomo. Il contagio si verifica nel momento in cui un soggetto entra in contatto diretto con le feci o la saliva del topo infetto e nella maggior parte dei casi questo avviene nelle aree rurali dell’Africa occidentale; in questi contesti non è raro che i roditori costituiscano una fonte di cibo per la popolazione, né che dimorino nelle loro case. Il virus Lassa può trasmettersi anche tra gli esseri umani mediante il contatto con materiale ematico, saliva, fluidi o escrementi di persone infette. Non sono rari i casi di contagio tra il personale sanitario, specialmente in quei paesi con un sistema sanitario fragile.

La LHF si distingue dalle altre febbri emorragiche per il lungo periodo d’incubazione, che può arrivare anche a 3/4 settimane in determinati casi. In circa l’80% dei casi l’infezione   è asintomatica, mentre nel restante 20% il paziente contagiato sviluppa l’infezione in forma grave (fonte).

La sintomatologia principale della LHF è la seguente:

  • Febbre;
  • Mal di testa;
  • Malessere generale;
  • Crampi addominali;
  • Dolore toracico;
  • Vomito;
  • Diarrea;
  • Disfagia;
  • Emorragie;
  • Encefalite;
  • Problemi d’udito.

Nei casi peggiori il paziente può andare incontro a grave insufficienza espiratoria, versamento pleurico e pericardico e al sanguinamento abbondante delle mucose. La perdita permanente dell’udito è una delle più comuni complicazioni di lungo periodo nei pazienti che hanno avuto la febbre di Lassa in forma severa.

Quanto è letale la febbre di Lassa?

Secondo i dati in possesso della comunità scientifica, la febbre di Lassa presenterebbe una mortalità media di circa l’1%. Tuttavia tra i pazienti sintomatici ospedalizzati il tasso di mortalità medio della febbre emorragica arriva fino al 20%. Tuttavia si precisa che nel corso di alcune epidemie di LHF, più del 50% dei pazienti contagiati è deceduto in seguito al ricovero in ospedale.

Le donne in stato di gravidanza sono i soggetti più a rischio di sviluppare complicazioni gravi, incluso l’aborto spontaneo (con mortalità stimata del 95% nei feti di madri infette in gravidanza) o gravi danni all’apparato uditivo del neonato. L’incidenza dei decessi tra le donne entrate nel nono mese di gravidanza è alta (fonte).

La diffusione della febbre di Lassa nel mondo

Come premesso, la LHF è endemica in paesi quali Nigeria, Liberia, Sierra Leone e Guinea, ma si siano registrati casi di contagio anche nei vicini Mali, Togo, Ghana, Benin, Costa d’Avorio e Burkina Faso. S’ipotizza che la febbre di Lassa possa essere presente anche in altri stati dell’Africani, sebbene fin’ora non si siano confermai focolai della malattia al di fuori dell’Africa occidentale (fonte).

In Nigeria le infezioni da virus Lassa si presentano con ciclicità in 7 dei 36 stati federali che la costituiscono. Curiosamente, lo stato nigeriano nel quale si isolò l’agente patogeno di questa febbre emorragica (Borno) non è una delle aree con la maggiore incidenza di contagi.

Trattamento e prevenzione

Come per molte altre febbri emorragiche, non esiste un trattamento specifico contro la LHF. Il paziente sintomatico viene quindi trattato con una terapia di supporto che mira a mantenere l’equilibrio elettrolitico e la volemia (il volume del sangue nell’organismo), poiché con l’aggravarsi del quadro emorragico si rischia di andare incontro al decesso. Il medico curante può decidere di ricorrere a trasfusioni di sangue, plasma e piastrine per limitare gli effetti del sanguinamento. In passato si sono osservati miglioramenti nei pazienti LHF ai quali era stata somministrata la ribavirina, un antivirale usato nel trattamento dell’Epatite C in forma cronica. L’OMS ha però precisato che sono ancora in corso studi per accertare la reale efficacia del farmaco contro le febbre emorragica (fonte).

Non esiste ancora un vaccino contro il virus Lassa, ne segue che le principali misure di prevenzione contro il contagio sono le seguenti:

  • Ridurre il contatto con i roditori;
  • Lavarsi spesso le mani;
  • Mantenere pulite le case e i luoghi comuni;
  • Tenere in casa gatti o altri predatori di roditori;
  • Evitare il consumo di cibo che potrebbe essere entrato in contatto con i roditori;
  • Non consumare carne di roditore;
  • Non entrare in contatto con soggetti che manifestano sintomi di LHF.

Il personale sanitario che assiste i pazienti infettati dal virus Lassa deve indossare guanti, mascherine e protezioni oculare al fine di minimizzare la trasmissione tra esseri umani. Chi accudisce un malato deve inoltre evitare di consumare cibo o bevande precedentemente consumati dal contagiato. Si raccomanda inoltre di sterilizzare con cura gli utensili medici impiegati per la diagnosi.

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