Parotite: sintomi, diagnosi, rischi e vaccino

La parotite è una patologia infettiva causata dai virus appartenente al genere Rubulavirus che provoca un ingrossamento e tumefazione dolorosa delle ghiandole salivari parotidi, con tipica formazione del rigonfiamento a livello della parte alta del collo.
La parotite, nota anche come orecchioni, colpisce prevalentemente i bambini, il che la rende una delle patologie pediatriche più significative.
A causa delle complicazioni che possono essere anche gravi, la prevenzione comprende ad oggi la vaccinazione obbligatoria. Approfondiamo insieme i rischi, sintomi e trattamenti di questa malattia.

Il virus della parotite

I virus responsabili della parotite appartengono al genere Rubulavirus e alla famiglia dei Paramyxoviridae, di cui fanno parte anche alcuni virus parainfluenzali e il virus del morbillo. Sono virus con genoma formato da una molecola di RNA a singolo filamento.
Quando li osserviamo al microscopio elettronico, i virus del genere Rubulavirus appaiono filamentosi o sferici, avvolti all’interno di una membrana di fosfolipidi.

Sulla superficie esterna del virus ci sono delle proteine che gli permettono di entrare in contatto con le cellule bersaglio e penetrare al suo interno per infettarla.
Il virus è in grado di farsi strada dal tratto respiratorio fino alle ghiandole parotidi in cui inizia a replicarsi. La moltiplicazione delle particelle virali all’interno delle cellule delle ghiandole evoca una forte risposta infiammatoria che provoca un gonfiore della zona anatomica.

Nei casi più gravi, che sono anche i più rari, il virus può raggiungere il liquido cerebrospinale, il fluido che circonda il sistema nervoso centrale; in questo caso può raggiungere anche altri distretti anatomici come:

  • Cervello
  • Pancreas
  • Testicoli
  • Ovaie

Come si contrae la parotite

Il contagio si verifica principalmente per via aerea, attraverso le gocce di saliva che vengono emesse durante gli starnuti, tosse o semplicemente parlando.
Il virus si trasmette anche attraverso le superfici: se queste sono cosparse da virioni, un soggetto può contaminare il palmo delle mani o i polpastrelli e involontariamente inocularsi alcune particelle virali nelle vie aeree.

I pazienti che manifestano i sintomi sono contagiosi da due giorni prima della comparsa del gonfiore fino a pochi giorni dopo.
Gli asintomatici, ossia quegli individui che stanno incubando il virus ma non presentano sintomi della malattia, sono il serbatoio principale di trasmissione del virus.

Il rischio di contagio da parte del virus è direttamente proporzionale al periodo di contatto con un paziente infetto, per questo motivo il medico invita il paziente a isolarsi dal resto della famiglia, oltre che dalla comunità (è richiesto di non frequentare né la scuola ne il posto di lavoro), almeno fino a 5 giorni dalla comparsa dei primi sintomi,  al fine di evitare l’espandersi del contagio.

Parotite: sintomi e segni

L’esordio della malattia avviene tra i 12 e i 24 giorni dopo il contatto con i virus. I primi sintomi riconducibili alla presenza di parotite sono:

  • mal di testa,
  • perdita di peso,
  • malessere,
  • febbre moderata.

Dopo la comparsa dei primi sintomi le ghiandole salivari iniziano a rigonfiarsi, fenomeno accompagnato da febbre alta che persiste fino a tre giorni.
La tumefazione a carico delle ghiandole salivari perdura per una settimana circa ed è molto dolorosa, soprattutto durante la deglutizione di liquidi acidi come succo di limone o aceto.

Il virus infetta le cellule delle ghiandole salivari che a causa dell’evocazione della risposta infiammatoria si gonfieranno. Il rigonfiamento può interessare anche le ghiandole sottomandibolari e sublinguali.
Quando il gonfiore peggiora, l’angolo della mascella sotto l’orecchio non è più visibile, inoltre l’osso mascellare non può più essere apprezzato alla palpazione a causa del gonfiore prominente.

Il decorso avviene in un periodo di tempo che intercorre dai 7 ai 10 giorni e le complicazioni sono fortunatamente molto rare.
Come accade nelle altre malattie infettive, durante la guarigione il sistema immunitario produce anticorpi diretti contro il virus della parotite: anticorpi e linfociti specifici per il virus della parotite continueranno a circolare nel plasma del paziente che sarà immunizzato nei confronti del patogeno e quindi in grado di fronteggiare un’eventuale nuova re-infezione.

Diagnosi della parotite

La diagnosi viene fatta dal medico attraverso una valutazione clinica dei sintomi e dei segni riportati dal paziente.
Esistono anche test di laboratorio che permettono di valutare la presenza di parotite che vengono sempre raccomandati per supportare l’ipotesi clinica.

  • Reazione a catena delle polimerasi (PCR), tramite la quale verrà ricercata la presenza del genoma virale del virus. In laboratorio si estrae il genoma del patogeno che sarà retroscritto in molecole di incubato con oligonucleotidi che si legano a regioni genomiche specifiche. La reazione di amplificazione è portata avanti da una polimerasi inversa che replicherà le copie di sequenze genetiche virali di RNA in segmenti di DNA. Queste saranno rilevate dalla strumentazione come prova della presenza del virus. Ad oggi la PCR è considerato il test d’elezione per la diagnosi di parotite.
  • Test sierologici: questo tipo di esame permette di ricercare eventuali anticorpi anti-parotite nel plasma del paziente, la cui presenza potrebbe essere una prova dell’infezione in atto.

Trattamento della parotite

Purtroppo, attualmente non esiste un trattamento specifico nei confronti della parotite. I medici somministrano cure in grado di arrestare o tenere sotto controllo i sintomi. Il paziente, inoltre, viene isolato fino alla scomparsa della tumefazione ghiandolare e invitato ad assumere pasti morbidi per non percepire dolore durante i pasti.

Inoltre, i medici consigliano sicuramente al paziente del sano riposo, oltre che l’assunzione di antidolorifici qualora il dolore fosse troppo forte.
Gli impacchi sia caldi che freddi nella zona colpita dall’infiammazione possono aiutare a lenire il dolore e il fastidio del gonfiore, anche nel caso di orchite.

Il vaccino contro la parotite

Attualmente la parotite in Italia è un’infezione molto rara e questo risultato lo dobbiamo principalmente al vaccino.
L’immunizzazione contro la parotite viene stimolata nell’ambito della vaccinazione trivalente morbillo-parotite-rosolia.

Il vaccino trivalente per l’immunizzazione contro rosolia, parotite e morbillo fa parte del programma delle vaccinazioni dell’infanzia e rientra nei vaccini obbligatori in Italia.
La prima dose della vaccinazione viene somministrata ai bambini tra i 12 e i 15 mesi di età; una seconda dose viene invece data solitamente come richiamo nel periodo che intercorre tra i 5 e i 6 anni.

Attualmente le istituzioni sanitarie usano un vaccino formato da ceppi vivi attenuati di virus coltivati all’interno di embrioni di pollo.
Più semplicemente vengono veicolati all’interno del paziente, particelle virali vive, in grado di presentare gli antigeni al sistema immunitario ma incapaci di evocare la patologia. Il vaccino permette di istruire il sistema immunitario al riconoscimento del virus senza provocare nessuna infezione.

Questo tipo di vaccinazione provoca una risposta immunitaria adattativa molto duratura, fornendo protezione a lungo tempo.
La Parotite può presentarsi anche in pazienti vaccinati; tuttavia, la probabilità che essi sviluppano sintomi e complicazioni gravi è minore rispetto a un soggetto non immunizzato.

Rischi e complicazioni della parotite

In casi rari la parotite può evolversi in quadri clinici assai complessi e pericolosi, dovuti al raggiungimento di particolari organi da parte del virus. I distretti anatomici che sono coinvolti nell’evoluzione grave della patologia sono:

  • Sistema nervoso centrale
  • Pancreas

Nei casi di infezione del sistema nervoso centrale la prognosi può evolvere in encefalite o meningite, rispettivamente infiammazioni del cervello e delle meningi.

Il coinvolgimento del pancreas può generare pancreatite con sintomi tipici che sono:

  • Dolore addominale
  • Diarrea
  • Febbre
  • Ittero

Negli uomini l’infezione può estendersi anche ai testicoli, nei quali il virus provoca uno stato infiammatorio chiamato orchite che colpisce circa un paziente su quattro.
Dopo l’insorgenza dei sintomi tipici dell’esordio della parotite, dopo 7 giorni dalla comparsa del rigonfiamento alla parotide, compare una tumefazione a livello dei testicoli che si ingrossano e diventano particolarmente dolenti.
Altri sintomi dell’orchite provocata dal virus della parotite sono:

  • Febbre
  • Brividi
  • Cefalea
  • Vomito
  • Dolore addominale

Parallelamente a quanto accade negli individui di sesso maschile, anche nelle donne possono esserci delle complicazioni a livello dell’apparato genitale, precisamente a livello delle ovaie.
In un caso su 20 le pazienti colpite da parotite possono andare incontro a una forte infiammazione delle ovaie che può provocare:

  • Dolore addominale
  • Febbre
  • Nausea

I sintomi che possono suggerire un inasprimento del quadro clinico, per i quali è necessario chiamare urgentemente il medico sono i seguenti:

  • Torcicollo
  • Crisi epilettiche
  • Estrema sonnolenza
  • Forte mal di testa
  • Disturbi dello stato di coscienza come svenimenti
  • Dolore ai testicoli che insieme alla comparsa di febbre alta potrebbe essere un presagio dell’orchite
  • Dolore addominale che può suggerire l’estensione dell’infezione al pancreas e alle ovaie nelle donne.

Fonti

https://healthy.thewom.it/salute/parotite/

https://www.cdc.gov/mumps/hcp.html

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7084951/

 

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