Enuresi notturna nei bambini, ecco come gestirla

Si sa che la notte per i bambini è un momento delicato. C’è chi fa fatica ad addormentarsi, chi preferisce avere una lucina in camera, altri hanno bisogno del contatto con i genitori, e altri ancora sono in difficoltà perché si ritrovano con il letto bagnato alla mattina. Quest’ultima situazione si chiama enuresi notturna ed piuttosto frequente nei bambini. Solitamente si risolve da sola, ma il fare la pipì a letto è fonte di agitazione per i piccoli, ma anche per i genitori. Vediamo quali sono le cause dell’enuresi notturna, eventuali trattamenti, ma anche falsi miti e i consigli dati dagli esperti della Società Italiana di Pediatria (SIP).

Cos’è l’enuresi notturna

Con il termine enuresi ci si riferisce alla perdita involontaria di pipì nei bambini durante il sonno.
L’enuresi si può suddividere in due tipi, primaria e secondaria.
Per quanto riguarda l’enuresi primaria, si verifica quando il bambino non ha acquisito il controllo della pipì durante la notte. Le cause sono diverse, ad esempio c’è un ritardo nella maturazione della vescica, in particolare di un muscolo che fa da valvola. Oppure, c’è una problematica di tipo ormonale che coinvolge l’ADH, cioè l’ormone antidiuretico. O anche un ritardo nella maturazione dei circuiti cerebrali che regolano il risveglio.
Invece, l’enuresi secondaria accade come reazione a eventi stressanti. Come la nascita di un fratellino, un impegno scolastico eccessivo, un lutto…
In altri casi l’enuresi è secondaria ed è provocata da patologie quali infezioni urinarie, diabete mellito ecc..

Come l’enuresi impatta il benessere

Come riporta la SIP, 1 bambino su 10 in età scolare soffre di enuresi notturna, ma oltre il 65% non riceve alcuna diagnosi, né trattamento. E’ un disturbo considerato ancora “di passaggio”, che invece può:

  • compromettere il benessere psicologico e sociale
  • minare la fiducia in sé stessi
  • ostacolare la partecipazione alla vita sociale e scolastica
  • interferire con la qualità del sonno
  • compromettere anche la sfera affettiva e sessuale nella vita adulta nei casi persistenti.

Afferma, infine, Pietro Ferrara, vicepresidente della SIP:

“L’enuresi non è un disturbo mentale, ma soprattutto non è una colpa, né una ‘svogliatezza’ del bambino. È una condizione ben definita, con cause precise, da affrontare con strumenti diagnostici semplici e terapie efficaci. Ma troppo spesso la problematica viene ignorata, anche in ambito medico”.

I falsi miti sull’enuresi notturna

Spesso, sull’enuresi notturna dei bambini, si tramandano convinzioni errate che possono portare a problemi a catena. Ad esempio, uno degli errori più comuni è pensare che l’enuresi sia solo una fase transitoria della crescita e che non serva intervenire. Però, rinviare la diagnosi e il trattamento, e quindi, “aspettare che passi” rischia di cronicizzare un disturbo che può diventare sempre più pesante sul piano emotivo e relazionale. Infatti, molti bambini non esprimono apertamente il disagio, a volte appaiono addirittura disinteressati, ma lo vivono intensamente. Possono provare vergogna, colpevolizzarsi, sentirsi diversi dai coetanei, evitare di dormire fuori casa o partecipare a gite scolastiche. È fondamentale che gli adulti, genitori, insegnati e pediatra, colgano questi segnali offrendo sostegno senza giudizio.

Infine, svegliare il bambino di notte per farlo urinare può sembrare una soluzione pratica, in realtà è controproducente. Far fare pipì a orari fissi, non favorisce l’apprendimento del controllo vescicale perché il bimbo urinerà meccanicamente, senza associare l’azione allo stimolo fisiologico. Inoltre, il sonno disturbato compromette la qualità del riposo, peggiorando la situazione e il rendimento scolastico. Il cervello ha bisogno di imparare a rispondere allo stimolo della vescica da solo.

Trattamenti per l’enuresi notturna

Se il fenomeno dell’enuresi notturna è costante, è necessario contattare un professionista sanitario che valuterà la terapia più adeguata. Di norma, eventuali terapie si effettuano dopo i 7 anni perché spesso l’enuresi si risolve spontaneamente nella quasi totalità dei casi.
La terapia può essere farmacologica o comportamentale. Nel primo caso si ricorrere alla desmopressina (DDAVP) che abbassa la produzione di urina da parte del rene e quindi di ridurre il rischio di perdita involontaria di pipì. Oppure all’imipramina e all’ossibutinina che rilassano i muscoli della vescica e riducono il bisogno di urinare
Invece, la terapia comportamentale si basa su sensori che si attivano con una suoneria al momento dell’emissione di urina. Così, il bambino si sveglia e svuota la vescica in bagno.

Affrontare la pipì a letto in 6 consigli

La SIP ha messo a disposizione dei genitori sei suggerimenti per affrontare serenamente il problema con i propri bambini. Ecco quali sono:

  1. Sì all’idratazione regolare durante il giorno
    Bisogna incoraggiare il bambino a bere almeno un litro e mezzo d’acqua tra le 8.00 e le 18.00, distribuendo i liquidi in modo equilibrato. Questo riduce la sete serale e aiuta la vescica ad allenarsi con minzioni frequenti.
  2. Abituare a urinare regolarmente
    Invitare il bambino a svuotare la vescica ogni 2,5-3 ore durante il giorno. Questo perché una vescica ben allenata aumenta la propria capacità e favorisce il controllo notturno.
  3. Attenzione all’alimentazione serale
    Evitare di consumare a cena cibi molto liquidi, come minestre o brodi, o ricchi di calcio e sodio, come latte, formaggi stagionati, salumi e alimenti conservati. Questi alimenti aumentano la produzione di urina nelle ore notturne e possono interferire con la capacità della vescica di trattenere i liquidi durante il sonno.
  4. Curare eventuali episodi di stitichezza
    Un intestino che non si svuota correttamente può comprimere la vescica e stimolare l’iperattività vescicale. Affrontare la stipsi è un passo fondamentale nella gestione dell’enuresi notturna.
  5. Rispettare i tempi del bambino
    Un bimbo che si sente accolto e supportato è più disposto a collaborare. È importante, quindi, parlare apertamente del problema senza colpevolizzarlo, ma valorizzandone i progressi.
  6. Affidarsi al pediatra per una guida personalizzata
    Il pediatra è il primo riferimento per valutare la situazione, distinguere le diverse forme di enuresi e impostare, se necessario, un trattamento adeguato o un invio specialistico.

 

Fonti:
SIP – Pipì a letto, disturbo ignorato
CDI – Enuresi

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