Antibiotici nel cibo: normative e rischi per la salute pubblica

L’impiego degli antibiotici negli allevamenti è dovuto soprattutto alle necessità degli allevatori di evitare il propagarsi di infezioni a carico del bestiame.
Nonostante l’uso dei farmaci antibiotici in zootecnia sia principalmente dovuto a scopi di profilassi verso i patogeni, negli ultimi decenni la loro introduzione nell’alimentazione del bestiame è stata soprattutto per motivi legati alle proprietà auxiniche di alcuni composti antibiotici, ossia di provocare l’accrescimento della massa dell’animale.
La conseguenza peggiore dell’uso massivo degli antibiotici negli allevamenti è la selezione di ceppi batterici resistenti agli antibiotici.

Che cos’è il fenomeno dell’antibiotico resistenza? Cosa ha a che fare con l’uso degli antibiotici negli allevamenti?

I farmaci antibiotici sono molecole in grado di uccidere o inibire la crescita dei batteri, grazie al blocco di processi biologici vitali per la cellula batterica.
Quando sono stati scoperti negli anni 50’ del secolo scorso, sono stati inseriti in maniera sistematica nella pratica clinica diventando una delle scoperte più rilevanti del 900’ in quanto permisero il trattamento delle infezioni, fino ad allora quasi sempre incurabili.

Tuttavia i batteri hanno delle forti capacità adattative e hanno saputo rispondere all’introduzione degli antibiotici con la selezione di mutazioni all’interno del loro genoma in grado di cambiare alcuni passaggi dei processi biologici che sono bersaglio degli antibiotici, in modo da eludere la loro efficacia.
La comparsa e la selezione dei ceppi resistenti sta diventando un problema molto importante per la sanità globale, tanto da essere considerata una vera e propria emergenza sanitaria.

Attualmente molti antibiotici, un tempo ampiamente efficaci contro le più rilevanti specie batteriche, non hanno nessun effetto sulle infezioni che hanno riiniziato a provocare morti come nell’epoca pre-antibiotica.

Parallelamente all’abuso dei farmaci antibiotici in nella medicina umana, l’altro principale motivo per la comparsa del fenomeno dell’antibiotico resistenza è da imputare all’uso inflazionato degli antibiotici in campo veterinario, soprattutto negli allevamenti intensivi.

Il rischio dell’abuso degli antibiotici in campo zootecnico è un rischio enorme per la salute di ogni singolo essere umano perché tra pochi anni potremmo non avere più strategie terapeutiche utili per il trattamento delle infezioni batteriche che, a queste condizioni, torneranno ad essere la prima causa di morte a livello globale.

Regolamentazione sull’uso degli antibiotici: qual è?

L’impiego spropositato degli antibiotici nei procedimenti zootecnici ha portato le principali istituzioni a intervenire al fine di regolamentare il problema.
Le linee imposte dai governi nazionali e dalla comunità europea hanno permesso di ridurre il livello consentito di introduzione di antibiotici negli allevamenti.

L’Unione Europea ha imposto limiti di concentrazione massime tollerabili indicate con la sigla LMR (Limiti Massimi Residuali) fissati in base alla dose giornaliera (DGA) che corrisponde a una stima della quantità di sostanza, in questo caso di antibiotico, che si può assumere per tutta la vita senza incorrere in effetti tossici.
L’uso di antibiotici come additivi in mangimi per animali è abolito dal 1° Gennaio 2006, questo rende illegale l’uso degli antibiotici come fattore di crescita per l’animale e ne limita l’uso per soli scopi medici.

Come evitare gli antibiotici negli alimenti?

Per il consumatore è molto difficile trovare un modo che permetta di evitare completamente la presenza degli antibiotici negli alimenti, e ancora di più sfuggire al suo effetto principale ossia l’antibiotico-resistenza.
Il controllo sulla presenza di residui di antibiotici nelle carni è un compito esclusivo delle autorità sanitarie, rappresentate in Italia dalle divisioni veterinarie del Sistema Sanitario Nazionale.

Le regole per evitare la presenza degli antibiotici nel piatto del consumatore esistono, tuttavia la loro applicazione potrebbe non essere sempre rigida.
Inoltre, le nostre leggi non possono regolare ciò che avviene oltre i confini nazionali, e anche se limitiamo l’importazione di carni provenienti da stati esteri, difficilmente riusciremo a opporci efficacemente alla diffusione del fenomeno dell’antibiotico-resistenza, spesso effetto dei grandi allevamenti intensivi che troviamo nei grandi paesi altamente industrializzati come Cina e Stati Uniti.

Alcuni consigli utili per evitarli sono:

Alcuni consigli per evitare di introdurre antibiotici nella nostra dieta sono:

  • Iniziare a fare uso dell’alimentazione vegetale: fare uso di alimenti vegetali, pur non essendo vegetariani, è un ottimo modo per diminuire la presenza di antibiotici nel nostro regime alimentare.
  • La cottura, soprattutto con temperature superiori a 100 °C permette uccide i batteri e degrada le molecole di antibiotico presenti nell’alimento, anche se non tutti: in questo caso ogni antibiotico ha le sue proprietà di resistenza alla temperatura che dipendono dalla struttura chimica.
  • Fare uso di alimenti provenienti da allevamenti e agricoltura biologica può salvaguardarci dall’introduzione di dosi massicce di antibiotici nella nostra dieta, tuttavia, anche nel disciplinare biologico sono consentite quantità minime di antibiotici residui negli alimenti.La regolamentazione in questo caso impone che l’uso di antibiotici sia relegato solamente all’impiego come mezzo sanitario, cioè per eliminare eventuali infezioni; è proibito nella zootecnia biologica l’uso di antibiotici a scopo preventivo e auxinico.
    In ogni modo, questo ci fa capire quanto in realtà gli antibiotici siano farmaci importanti per un allevatore, anche piccolo, per poter gestire la comparsa di malattie infettive all’interno del proprio allevamento che altrimenti non potrebbe diventare una fonte di reddito.

 

Queste tre pratiche, unite all’impegno dei governi della regolamentazione dell’uso degli antibiotici sono le nostre armi per fronteggiare il fenomeno dell’antibiotico resistenza che sarà uno dei principali problemi di sanità pubblica e globale, da oggi fino ai prossimi decenni,

 

Quanto incide l’antibiotico-resistenza sulla salute globale?

Un recente studio ha stimato a quanto ammonti la mortalità a livello globale, associata alle specie batteriche clinicamente più rilevanti. Questa ricerca stima che nel 2019 si sono verificati 13,7 milioni di decessi a causa di infezioni nel mondo; di questi, 7,7 milioni associati a infezioni causate dalle più comuni specie di rilevanza clinica, sia sensibili che resistenti agli antibiotici.
Più della metà dei decessi sono imputabili da cinque specie patogene, ossia:

 

  • Staphylococcus aureus
  • Escherichia coli
  • Streptococcus pneumoniae
  • Klebsiella pneumoniae 
  • Pseudomonas aeruginosa

 

Un altro studio descrive in modo approfondito l’impatto sanitario dell’antibiotico resistenza per 23 specie di patogeni e 88 combinazioni patogeno-antibiotico. Si stima che ne 2019, 4,95 milioni di decessi sono stati associati all’antibiotico resistenza, di cui 1,27 milioni di decessi direttamente da attribuire al fenomeno della resistenza. Sono i numeri di morti ottenuti dalla somma dei decessi di HIV e malaria. Tra le infezioni causate da antibiotico-resistenza, quelle relative alle vie respiratorie hanno causato le manifestazioni più gravi.

Il tasso più elevato di mortalità per resistenza agli antibiotici si verifica nell’Africa subsahariana occidentale.
Sempre secondo ai dati ottenuti dallo studio, le specie più rilevanti sono sei (sono le stesse dello studio precedente, a cui si aggiunge Acinetobacter baumannii.

 

Fonti

https://www.epicentro.iss.it/antibiotico-resistenza/epidemiologia-europa

https://www.my-personaltrainer.it/veterinaria/antibiotici-mangimi.html

Global burden of bacterial antimicrobial resistance in 2019: a systematic analysis

Global mortality associated with 33 bacterial pathogens in 2019: a systematic analysis

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