Malattia del cervo zombie: causa, chi colpisce e pericolo per l’uomo

In alcune fonti online la troviamo con la denominazione poco rassicurante “malattia del cervo zombie”; il suo nome scientifico è “Chronic watsing disease (CWD)” che in italiano potremmo tradurre come “Sindrome del deperimento cronico”.

Si tratta di una patologia che colpisce il sistema nervoso di cervi, alci e renne che potrebbe rivelarsi una minaccia seria nei confronti della fauna selvatica e potenzialmente anche per l’uomo. Questa malattia è causata da una classe di agenti infettivi molto peculiari che sono i prioni.

La mortalità è molto elevata e la comprensione dei meccanismi di trasmissione rimane una sfida per la comunità scientifica.
Approfondiamo insieme le caratteristiche generali, i sintomi e le cause di questa patologia.

Qual è la causa della malattia del cervo zombie?

La CWD è causata da un peculiare tipo di agente infettivo: i prioni.
I prioni sono agenti infettivi che di fatto trascendono completamente dal concetto di “essere vivente”: se nell’ambito dei virus possiamo ancora riuscire a trovare caratteristiche che li avvicinano al mondo vivente, per i prioni non possiamo fare lo stesso.

I prioni sono proteine anomale che una volta entrate nell’organismo si associano ad altri complessi molecolari determinandone un malfunzionamento: questo avviene spesso a livello del sistema nervoso dove provocano gravi patologie neurodegenerative.
Riescono, di fatto, a convertire altre proteine sane in forme aberranti creando un effetto a cascata che porta alla progressiva degenerazione del tessuto.

Il fatto di essere solo delle “proteine vaganti” li rende estremamente difficili da rilevare ed eliminare.
Tra le malattie causate da prioni, quella più nota è il morbo della mucca pazza anch’esso responsabile di una degenerazione del sistema nervoso nei bovini.

Malattia del cervo zombie: un po’ di storia

L’agente infettivo venne isolato per la prima volta in un laboratorio governativo del Colorado negli Stati Uniti; in seguito, nel 1978 venne riconosciuto come una delle cause dell’”encefalopatia spongiforme trasmissibile”.

Il patogeno è stato scoperto eseguendo autopsie su cervi e alci morti per una sindrome sconosciuta, sulle cui carogne le analisi a livello del tessuto cerebrale avevano messo in evidenza lesioni cerebrali.

Da quel primo isolamento, la CWD è stata ritrovata in numerose popolazioni animali della famiglia delle cervidae in libertà e in cattività degli USA, in tre province del Canada, in un allevamento di cervi rossi del Minnesota, e nel marzo del 2016 in un branco di renne selvatiche della Norvegia.

Altri casi isolati sono stati registrati nel marzo 2018 in popolazioni di alci in Finlandia e Svezia.
La malattia è stata trovata anche in Corea del Sud in alcuni cervi importati dal Canada.

Quali sono i sintomi principali della Malattia del cervo zombie?

Un particolare tipo di prione è l’agente infettivo responsabile della malattia del cervo zombie.
La CWD ha dimostrato di essere capace di diffondersi in maniera rilevante visto che sono stati segnalati diversi casi e specie diverse di cervidi sia in Nord America che in Europa. Il tema principale che alimenta la preoccupazione è che possa diffondersi in maniera incontrollata.

Secondo alcune fonti, nel Wyoming, uno stato degli Stati Uniti centro-occidentali ci sono stati 800 casi di CWD tra cervi e alci dal novembre 2023.

I principali sintomi della patologia sono:

  • Perdita di peso
  • Alterazioni comportamentali
  • Difficoltà motorie

Gli animali infetti mostrano segni di dimagrimento eccessivo che possono essere accompagnati da attività peculiari come il digrignare i denti, disorientamento generico, movimenti disarmonici e faticosi, posture anomale della testa oltre che spasmi muscolari diffusi.

La manifestazione di questi movimenti anomali e scattosi è il motivo per cui questa patologia è stata soprannominata “Malattia del cervo zombie”
Possono essere osservate anche aumento della salivazione della minzione.

Si può trasmettere anche all’uomo? Ci sono studi che hanno investigato questa possibilità?

I sintomi sono stati osservati anche in altri animali: questo ha sollevato ulteriori interrogativi sulla sua possibile trasmissione anche con meccanismi di contagio interspecifici.

Per questo motivo la comunità scientifica ha sollecitato le autorità ad aumentare il livello d’allerta per quanto riguarda un potenziale rischio anche per l’uomo anche se ad oggi non sono registrati casi confermati di CWD in Homo sapiens.

Ci sono, tuttavia, alcuni studi condotti su primati non umani che potrebbero sollevare ancora di più preoccupazioni riguardo la trasmissibilità della CWD all’uomo.

La persistenza dei prioni nell’ambiente e la loro abilità notevole bell’infettare cellule umane in vitro pongono domande su quanto possa palesarsi il rischio di una diffusione della malattia anche all’uomo, soprattutto attraverso il consumo di carne infetta.

Ci sono similitudini con il Morbo della mucca pazza?

La preoccupazione generale relativa alla comparsa di questi casi nei cervi è legata alla somiglianza della CWD con il Morbo della mucca pazza, o “Encefalopatia spongiforme bovina”, che all’inizio degli anni 2000 gettò l’Europa in una vera e propria psicosi dovuta alla comparsa di casi anche nell’uomo in seguito a consumo di carne infetta.

In seguito alla diffusione della malattia nell’uomo (il paese più colpito in Europa fu il Regno unito con più di 180000 casi, in Italia se ne registrarono 144) la comunità europea introdusse il divieto di consumo di carne di bovino non disossata.

Come possiamo attuare sistemi di prevenzione?

Dobbiamo sottolineare che in Italia non si sono registrati casi confermati della malattia, tuttavia per quanto riguarda la situazione generale europea, dal 2016 sono stati documentati alcuni casi nella penisola Scandinava; a questo proposito gli esperti sottolineano quanto sia importante seguire precauzioni rigorose soprattutto nell’ambito dell’attività venatoria o in chi manipola carni di cervi o alci selvatici.

Il rischio maggiore è che la patologia possa diventare un rischio nell’ambito della sicurezza alimentare in quanto i prioni riescono facilmente a eludere i metodi di disinfezione convenzionali.

La comunità scientifica rimane in allerta per le possibili implicazioni per la salute umana: saranno necessarie ulteriori ricerche per comprendere in maniera più chiara quali possono essere i meccanismi di trasmissione del prione in modo da sviluppare strategie più efficaci per affrontare la minaccia della CWD sia per la salvaguardia della salute umana che per quella della fauna selvatica.

Fonti

https://www.cdc.gov/prions/cwd/index.html

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