Epatite B: cos’è, quali sono i sintomi e come si cura

L’epatite B è una malattia virale infettiva che colpisce il fegato. L’agente patogeno responsabile dell’insorgenza di questa malattia è un virus a doppio filamento di DNA conosciuto con il nome di “Hepatitis B virus, o più semplicemente virus dell’Epatite B o HBV.

Conosciuta un tempo con il nome di “Epatite da siero“, questa malattia è di carattere endemico in Cina e in molti paesi in via di sviluppo. Si stima che circa il 25% della popolazione mondiale abbia contratto questa forma di epatite e che siano circa 350 milioni i soggetti che abbiano sviluppato la forma cronica di epatite B. In Europa e Stati Uniti si calcola che poco meno del 2% della popolazione abbia contratto la malattia.

Sebbene si tratti di una patologia curabile e guaribile, l’epatite B può portare a numerose complicazioni per gli individui che la contraggono, incluso il decesso. Andiamo a vedere quali sono le caratteristiche di questa malattia, quali i sintomi più comuni e in che modo è possibile prevenire il contagio da HBV.

Epatite B: come si contrae e periodo di incubazione

Epatite B: cos'è, quali sono i sintomi e come si cura
Il virus dell’epatite B (HBV) appartiene alla famiglia Hepadnaviridae. Si caratterizza per la presenza di un genoma a doppio filamento di DNA.

Il virus HBV appartiene alla famiglia Hepadnaviridae e rappresenta inoltre la specie tipo del genere denominato Orthohepadnavirus. Si tratta di un agente patogeno resistente al riscaldamento e al congelamento, anche se non è possibile essere infettati per mezzo del semplice contatto con superfici in cui è presente. Difatti l’HBV viene veicolato tramite il sangue e i liquidi corporei quali sperma e secrezioni vaginali. Pertanto si può essere contagiati se:

  • Si hanno rapporti sessuali non protetti con persone infette;
  • Si entra in contatto con il sangue di individui infetti.

Il contatto diretto con materiale ematico infetto è spesso riconducibile a:

  • Utilizzo di siringhe e/o presidi medici non adeguatamente sterilizzati;
  • Trasfusione di sangue infetto (frequente nei paesi in cui non si eseguono corrette analisi a causa della fragilità del sistema sanitario);
  • Piercing o tatuaggi effettuati senza rispettare le dovute accortezze;
  • Condivisione di strumenti per la cura personale (rasoi, pinzette, forbici etc.);

Questa forma di epatite può inoltre essere trasmessa per via verticale, ossia dalla madre al feto. Per questo motivo è bene che le donne in stato di gravidanza (o che vorrebbero portarne avanti una) prendano in esame l’ipotesi di vaccinarsi contro questa malattia.

Il periodo d’incubazione dell’epatite B può essere particolarmente lungo e arrivare anche a 180 giorni, anche se nella maggior parte dei casi il tempo stimato varia dai 45 ai 90 giorni.

Quali sono le differenze con le altre forme di epatite?

L’epatite B differisce dalle forme A e C per numerosi aspetti. Di seguito sono riportate le principali differenze:

  • l’epatite A non si trasmette per via sessuale (eccezion fatta per le pratiche oro-anali), mentre l’epatite B si può trasmettere a seguito del contatto con sperma o secrezioni vaginali di individui infetti;
  • a differenza dell’epatite A, l’epatite B si può anche trasmettere attraverso il sangue;
  • a differenza dell’epatite A, negli adulti l’epatite B può diventare cronica (in circa il 10% dei casi) e comportare il rischio di sviluppare cirrosi epatica e tumore del fegato;
  • un malato di epatite B ha circa il 90% di probabilità di guarire dalla malattia, mentre nel caso dell’epatite A la probabilità di guarigione è del 99% e per la forma C non supera il 20%;
  • la probabilità di sviluppare la forma cronica di epatite B è molto più bassa rispetto alla forma C (che diventa cronica in circa l’80-85% dei casi);
  • la mortalità legata alla forma B dell’epatite è più alta rispetto alla forma A ma al contempo più bassa rispetto alla forma C.

I principali sintomi dell’epatite B e il decorso della malattia

I primi sintomi dell’epatite B si manifestano solitamente non prima di 90 giorni dal contagio, vale a dire il periodo di incubazione del virus HBV. In alcuni casi potrebbero tuttavia sopraggiungere anche dopo soli 45 giorni. Bisogna tenere a mente che la malattia può anche avere decorso asintomatico, ma questo aspetto non la rende meno contagiosa. Infatti chiunque sia stato infettato dal virus dell’epatite B può trasmetterlo, anche in assenza di sintomi e durante il periodo di incubazione.

I sintomi più comuni di questa forma di epatite sono:

  • Dolore addominale;
  • Febbre alta;
  • Nausea e vomito;
  • Inappetenza e stanchezza;
  • Dolori articolari;

Se si è già verificato un danno epatico si ha la comparsa dell’ittero, ossia la colorazione gialla di pelle e occhi causata dall’eccesso di bilirubina (pigmento ottenuto dalla distruzione dei globuli rossi) nell’organismo. L’accumulo di questo pigmento causa anche la colorazione scura delle urine e la colorazione molto chiara delle feci del malato.

Nel 90% dei casi la guarigione completa avviene in non più di 6 mesi. Il soggetto guarito sarà immunizzato a vita contro HBV. In circa l’1% dei casi può manifestarsi una forma fulminante che richiede un immediato trapianto di fegato e presenta una mortalità pari al 90% dei casi.

Cosa comporta la forma cronica dell’epatite B?

Se l’infezione da HBV persiste per più di 6 mesi si parla di epatite B cronica. Si tratta di una forma che interessa maggiormente i pazienti di età inferiore ai 5 anni (in alcuni casi si è osservata un’incidenza prossima al 90%), mentre negli adulti le probabilità di sviluppare la forma cronica sono pari al 10%.

Occorre precisare che lo sviluppo della forma cronica di epatite B non implica necessariamente l’impossibilità di guarire dalla malattia. Infatti l’epatite è cronica quando il sistema immunitario non riesce a eliminare completamente il virus prima di 6 mesi e si divide in:

  • Persistente: nel caso in cui il virus HBV continui a essere presente nell’organismo ma non sia in grado di arrecare gravi danni al fegato. Solitamente la malattia tende a guarire, seppur con notevole ritardo, oppure il paziente rimane portatore cronico ma non sviluppa complicazioni epatiche;
  • Aggressiva: si verifica quando i danni al fegato peggiorano di intensità nel tempo. Si può andare incontro a cirrosi epatica e/o epatocarcinoma (la forma più diffusa e aggressiva di tumore epatico);

La mortalità tra i soggetti colpiti da epatite B di natura cronica è stimata attorno al 15-25%.

Trattamento e prevenzione dell’epatite B

Non è previsto un trattamento specifico nei confronti della forma acuta della malattia, che solitamente guarisce in maniera spontanea. Tuttavia è possibile somministrare al paziente degli anticorpi specifici contro l’agente patogeno (Immunoglobuline anti-HBV) entro le prime 48 ore dalla presunta infezione. L’utilizzo di immunoglobuline aiuta inoltre a prevenire l’infezione nei neonati nati da madri con epatite acuta o cronica. Se la somministrazione avviene entro le prime 12 ore di vita il rischio di contrarre questa patologia scende del 90% (fonte).

Non esistono farmaci in grado di eliminare completamente il virus dell’epatite B in caso di malattia cronica. Tuttavia esistono diverse terapie che ne bloccano la replicazione al fine di prevenire danni epatici. Tra i farmaci più usati si trovano:

  • Interferoni: si tratta di proteine comunemente prodotte dalle cellule del sistema immunitario in risposta alla presenza di agenti patogeni o cellule neoplastiche. Quelli comunemente impiegati nell’epatite B cronica sono interferone α-2ainterferone α-2b, interferone α-naturale e peginterferone α-2a. Quest’ultimo richiede una sola iniezione settimanale, mentre per gli altri ne servono tre.
  • Antivirali: si possono assumere singolarmente o in azione combinata con gli interferoni a seconda del parere del medico curante. Servono a impedire il meccanismo di trascrittasi inversa del virus HBV. Tra i farmaci più utilizzati si trovano l’Adefovir, la Lamivudina e il Tenofovir (impiegato anche per i trattamenti contro HIV). Se i pazienti in cura presentano patologie renali si può optare per una riduzione di dosaggio.

Inoltre chi ha sviluppato la malattia in forma cronica deve seguire un regime alimentare povero di grassi saturi, cibi fritti, bevande alcoliche (se ne consiglia l’eliminazione totale) e l’assunzione di farmaci che potrebbero comportare danni di natura epatica.

Come prevenire l’infezione da Epatite B?

Parlando di prevenzione, i seguenti comportamenti possono aiutare a prevenire il contagio da HBV:

  • Uso del preservativo durante i rapporti sessuali penetrativi;
  • Uso di dispositivi di protezione durante rapporti sessuali orali;
  • Evitare il contatto con materiale ematico di provenienza ignota;
  • Non entrare in contatto con siringhe o utensili potenzialmente infetti;
  • Sterilizzare con cura ambienti medici;
  • Non utilizzare rasoi, pinzette e altri oggetti per la cura personale appartenenti a estranei;
  • Utilizzare aghi monouso per tatuaggi.

Come per l’epatite A, anche per la forma B esiste un vaccino capace di proteggere contro il contagio. A seguito della vaccinazione la percentuale di protezione dal contagio è pari a circa il 95%, con una protezione stimata tra i 12 e i 25 anni a seconda della risposta immunitaria dell’organismo dell’individuo vaccinato. In Italia il vaccino contro HBV è obbligatorio dal 1991. I soggetti che dovrebbero considerare maggiormente la vaccinazione contro l’epatite B nei paesi in cui non è previsto l’obbligo di vaccinazione sono:

  • Personale sanitario;
  • Soggetti immunodepressi o pazienti oncologici;
  • Persone con numerosi partner sessuali;
  • Soggetti che convivono con persone malate croniche;
  • Chiunque rischi di entrare in contatto con materiale ematico.
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