Epatite A: cos’è, quali sono i sintomi e come si cura

L’epatite A è una malattia infettiva acuta che colpisce il fegato. L’agente patogeno responsabile dell’insorgenza di questa malattia è un virus a RNA conosciuto con il nome di “Hepatitis A virus, o più semplicemente HAV.

Si stima che nel mondo siano almeno 1,4 milioni le diagnosi annue di epatite A, sebbene la natura latente di questa malattia possa portare a sottostimare il reale numero dei contagi annui. Secondo quanto riportato dai dati storici dell’Istituto Superiore di Sanità, dal 1997 al 2020 l’incidenza di questa patologia in Italia è calata nel 99% e lo scorso anno si sono rilevati solamente 0,2 casi ogni 100.000 abitanti.

Sebbene si tratti di una malattia curabile e guaribile, in alcuni casi il mancato intervento in tempi adeguati può comunque portare al decesso dell’individuo malato. Andiamo a vedere quali sono i sintomi più comuni di questa malattia, come si cura e come si previene.

Epatite A: come si contrae e periodo di incubazione

Epatite A: cos'è, quali sono i sintomi e come si cura
Il virus dell’epatite A (HAV) appartiene alla famiglia delle Picornaviridae. Si caratterizza per la presenza di un singolo filamento di RNA positivo

Il virus HAV, un agente patogeno appartenente alla famiglia delle Picornaviridae, si replica nel fegato del soggetto infettato e viene poi espulso nelle sue feci. Ne segue che il contagio avviene se:

  • Si consuma cibo contaminato con materiale fecale;
  • Si beve acqua contaminata;
  • Si utilizzano bagni pubblici frequentati in precedenza da soggetti affetti, senza lavare adeguatamente le mani;
  • Si mettono in atto pratiche sessuali che facilitano il contatto oro-anale;

Il virus HAV può essere trasmesso dagli individui infetti, ergo anche il contatto ravvicinato con chi è risultato positivo può portare all’infezione.

Il principale vettore di contagio è rappresentato dai crostacei e molluschi crudi (soprattutto cozze), specie marine che assorbono molti agenti patogeni presenti nelle acque più inquinate. In alcune zone del mondo è ancora molto frequente la pesca in tratti costieri interessati dal malfunzionamento dei depuratori. In queste acque avviene il contatto con il materiale fecale e i molluschi. Il consumo a crudo espone gli individui a un rischio di contagio altissimo. In alcuni paesi del mondo con scarse condizioni igieniche, il virus dell’epatite A può essere presente anche in acqua (compresi i cubetti di ghiaccio) e altri tipi di alimenti crudi che non siano frutti di mare (frutta con buccia, pomodori secchi, insalate, frutti di bosco, fragole, frutti di bosco misti congelati).

L’incubazione del virus può durare fino a 50 giorni e la sua trasmissione può avvenire anche in questo lasso di tempo.

Quali sono le differenze con le altre forme di epatite?

Numerose sono le differenze tra l’epatite A e le altre forme di epatite. Di seguito sono riportate le principali differenze:

  • L’epatite A non è una malattia di natura cronica, le forme di epatite B e C invece possono diventare croniche (5-10% dei casi per l’epatite B, 80-85% dei casi per l’epatite C);
  • L’epatite A non comporta l’insorgenza di cirrosi epatica e/o cancro del fegato, mentre le altre due forme possono portare a questo decorso clinico;
  • A differenza delle forme B e C, l’epatite A non si trasmette per via sessuale (a meno che non si esercitino pratiche oro-anali);
  • La mortalità della forma A è molto più bassa rispetto alle altre due forme;

I principali sintomi dell’epatite A e il decorso della malattia

I principali sintomi della malattia possono manifestarsi anche dopo più di un mese dal contagio. La sintomatologia più comune nelle prime fasi dell’infezione è caratterizzata da:

  • Febbre alta;
  • Nausea e vomito;
  • Dolori muscolari e addominali;
  • Stanchezza e inappetenza;

A differenza di quello che si crede, l’ittero (la colorazione gialla degli occhi) compare solamente se si è già verificato un danno epatico. Infatti in questi casi il fegato non è più in grado di eliminare dal sangue la bilirubina (C33H36N4O6), un pigmento contenuto nella bile e ottenuto a seguito della distruzione dei globuli rossi. L’accumulo di tale pigmento nel sangue causa l’ingiallimento degli occhi, ma anche le alterazioni di urina (che diventa molto scura) e feci (che diventano molto chiare).

In alcuni individui questa patologia può essere asintomatica dall’inizio alla fine. Si stima inoltre che nei bambini e nei preadolesenti sani il 70% dei contagi è completamente asintomatico.

Nella maggior parte dei casi la malattia ha un decorso clinico di massimo 10 settimane dal contagio. In casi più rari si sono osservati casi di guarigione dopo anche 6 mesi. I pazienti guariscono spontaneamente nella maggior parte dei casi, ma se si tratta di soggetti con una salute già compromessa il percorso di guarigione può farsi più difficile.

Nell’1% dei casi l’epatite A si presenta come epatite fulminante. In questi casi si osserva un gravissimo danno epatico che provoca il decesso dell’individuo nel 90% dei casi o può richiedere un trapianto di fegato.

Trattamento e prevenzione dell’epatite A

Al momento non è ancora stata sviluppata una cura specifica contro questa forma di epatite. Come premesso nei capitoli precedenti, l’epatite A tende nella maggior parte dei casi a guarire in maniera spontanea. Se si diagnostica la malattia entro 14 giorni dal contagio, è possibile somministrare al paziente degli anticorpi (gammaglobuline) e seguire la strada dell’immunizzazione passiva. Gli anticorpi rimarranno attivi per un periodo non superiore ai 6 mesi.

Contro l’epatite A sono disponibili dei vaccini, spesso somministrati a individui:

  • Affetti da patologie croniche del sangue o che richiedono temporaneamente costanti trasfusioni ematiche;
  • Affetti da patologie croniche del fegato;
  • Tossicodipendenti;
  • Abituati a spostarsi in luoghi in cui l’epatite A è molto diffusa;
  • Appartenenti al personale sanitario;
  • addetti alla manutenzione delle fognature o lavoratori delle stazioni di depurazione delle acque.

Il vaccino contro l’epatite A, che contiene virus inattivati, offre una protezione minima di 10 anni, ma in alcuni casi si è osservata la presenza di anticorpi anche a distanza di 20 anni dalla somministrazione. Ovviamente chi è vaccinato contro la forma A di questa patologia non è immune alle altre forme.

Oltre alla vaccinazione, il miglior modo per prevenire l’infezione da Hepatitis A virus resta l’astensione dal consumo di molluschi crudi, che come detto in precedenza sono i principali vettori dell’infezione. Il virus dell’epatite A è sensibile al calore, mentre sopravvive al semplice lavaggio con acqua o al congelamento. Per inattivare il virus possono essere utili:

  • bollitura per 5 minuti,
  • trattamento a 60° C per 1 ora circa,
  • trattamento con radiazioni ultraviolette, autoclave, formalina e cloro. (fonte)

Si consiglia inoltre di astenersi da qualsiasi contatto con le feci e da pratiche sessuali che implichino il contatto oro-anale senza dispositivi di protezione. Tra gli altri consigli:

  • lavare le mani prima di cucinare/entrare in contatto con cibo,
  • lavare le mani dopo aver cambiato un pannolino,
  • lavare con accuratezza verdura cruda,
  • sbucciare la frutta,
  • evitare acqua di pozzo,
  • in paesi con scarse condizioni igieniche sanitarie, bere solo acqua di bottiglia, mangiare solo cibi cotti ed evitare l’aggiunta di ghiaccio nelle bevande.

 

 

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