Infezione da stafilococco aureo: cos’è, sintomi, rischi e cura

Dopo il comunicato rilasciato a inizio Agosto da Gran Guizza, produttrice della famosa acqua minerale, che ha ritirato dal mercato i lotti 10LB2202A e 08LB2208A di confezioni da 6 bottiglie da 1,5 litri ciascuna per la presenza di stafilococco aureo, è cresciuto l’interesse verso questo batterio a molti pressoché sconosciuto e soprattutto sui possibili rischi che potrebbe avere per la salute.

Benché la società interessata dal problema microbiologico delle acque presenti in questi lotti abbia più volte precisato che il pericolo di infezioni sussiste unicamente per questi due lotti e che i responsabili dell’azienda sono già al lavoro per comprendere rapidamente le cause della contaminazione e come risolvere la faccenda, l’infezione da stafilococco aureo resta una preoccupazione per i consumatori, soprattutto coloro che hanno scoperto di aver acquistato e consumato proprio uno dei due lotti potenzialmente contaminati.

Cerchiamo quindi di capire cos’è lo stafilococco aureo, cosa provoca e come viene curata un’eventuale infezione.

Cos’è lo stafilococco aureo

Batterio gram positivo, lo stafilococco aureo (Staphylococcus aureus) è solitamente presente sulla pelle e i tessuti molli. La sua trasmissione avviene spesso da uomo ad uomo attraverso contatto diretto con le mani contaminate dal batterio. La pelle, se integra, funge da barriera per evitare che il microrganismo raggiunga tessuti profondi o sangue di un altro soggetto ma situazioni come deficit immunitari, traumi della pelle o utilizzo di dispositivi medici invasivi espongono la persona a una più concreta e seria possibilità di contagio.

Sintomi e rischi dell’infezione da stafilococco aureo

Nella maggior parte dei casi l’infezione da stafilococco aureo, in un soggetto sano, non provoca sintomi particolari. Molto spesso, infatti, il batterio si limita a colonizzare la pelle in maniera del tutto asintomatica con la possibilità che l’infezione vera e propria si scateni anche a distanza di anni.

Nel caso di ingestione, i primi sintomi da intossicazione alimentare da stafilococco solitamente comprendono:

  • nausea,
  • febbre improvvisa,
  • spossatezza,
  • mal di testa,
  • dolori addominali accompagnati spesso da diarrea.

Nei casi più seri e per i quali è invece sempre necessaria terapia medica e/o ricovero ospedaliero, l’infezione da stafilococco aureo può dare luogo a diversi disturbi che, nei casi peggiori, divengono sistemici esponendo il paziente ad un rischio ancora più serio per la sua salute. In questi casi lo stafilococco aureo può provocare:

  • Carbonchio, follicolite o foruncoli;
  • Cellulite;
  • Impetigine: un eritema nel quale le vescicole, scoppiando, danno luogo a numerose croste;
  • Polmonite;
  • Osteomielite;
  • Ascessi profondi della pelle;
  • Endocardite;
  • Sindrome di Ritter-Lyell nella quale possono comparire secrezioni oculari purulente, febbre e vescicole sulla pelle che scoppiano ed espongono la pelle ad infezioni;
  • Tromboflebite;
  • Sindrome da shock tossico

Le complicazioni originate da un’infezione da stafilococco aureo sono tanto più gravi quanto maggiore è il tempo che passa prima di intraprendere una cura adeguata.

Come si cura l’infezione da stafilococco aureo

In molti casi l’infezione da stafilococco aureo non necessita di alcuna cura. Quando il disturbo da luogo a sintomi evidenti della pelle, in alcuni casi tali ferite potrebbero dover essere drenate seguendo al contempo un’adeguata terapia antibiotica.

Diverso il discorso quando il batterio ha dato origine ad infezioni più importanti che riguardano sangue e polmoni. In questi casi il ricovero ospedaliero è fondamentale e la terapia d’elezione è come sempre a base di antibiotici, in questo caso somministrati però endovena.

Le infezioni più serie e difficili da curare restano senza dubbio quelle causate da ceppi di stafilococco aureo resistenti alla meticillina (MRSA, Staphylococcus Aureus Resistente alla Meticillina), uno dei principi attivi più utilizzati ed efficaci nella lotta a questo batterio. In questi casi sarà dunque necessario studiare una terapia antibiotica alternativa in grado di debellare il microrganismo.

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