Virus Epstein-Barr: quali malattie causa e legame con la sclerosi multipla

Uno studio pubblicato in data 13 gennaio 2022 sulla celebre rivista scientifica americana Science ha mostrato un’associazione tra l’infezione da virus Epstein-Barr e la comparsa della sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa cronica che interessa circa 100.000 persone nel nostro paese.

Il virus in questione è noto principalmente per essere l’agente patogeno della mononucleosi infettiva, una patologia molto diffusa in età pediatrica e durante l’adolescenza, ma che può riguardare anche la popolazione adulta. Analizziamo le caratteristiche di questo virus, quali sono le patologie a esso correlate e cosa riporta lo studio condotto dai ricercatori del Chan School of Public Health di Boston sulla sclerosi multipla.

Virus Epstein-Barr: caratteristiche e malattie correlate

Il virus Epstein-Barr (anche conosciuto con il nome di “Human herpesvirus 4” o con gli acronimi “EBV” e “HHV-4“) è stato scoperto nel 1964 dai ricercatori britannici Anthony Epstein e Yvonne Barr, dai quali prese il nome. Si tratta di un virus a DNA appartenente alla famiglia degli “Herpesvirus“, della quale fanno parte anche i patogeni dell’herpes labiale e del fuoco di Sant’Antonio. L’agente patogeno è noto per essere la causa della mononucleosi infettiva, una malattia che nella maggior parte dei casi non comporta gravi complicazioni. Come vedremo nei paragrafi seguenti, EBV può però causare anche malattie più pericolose, in grado di determinare il decesso del paziente colpito.

Il virus Epstein-Barr infetta solamente gli esseri umani e un ristretto gruppo di primati, e la sua diffusione avviene tramite contatto con la saliva di individui infetti, motivo per cui la mononucleosi è spesso chiamata “malattia del bacio“. Esistono evidenze scientifiche di trasmissione di EBV anche con materiale ematico o rapporti sessuali, ma si tratta di casi molto rari. Una volta penetrato nell’organismo, il patogeno prende di mira i linfociti B per la sua replicazione, che avviene mediante due processi:

  • Ciclo litico: il virus inserisce il proprio genoma nel linfocita, all’interno del quale si formano virioni. Quando il linfocita si dissolve, i virioni si propagano e infettano nuovi linfociti;
  • Ciclo lisogeno: mediante tale procedimento EBV entra di fatto in uno stato di latenza che può durare per molti anni. Il virus inserisce il proprio DNA in quello del linfocita, il quale duplicandosi trasmette le informazioni genetiche alle cellule figlie;

Oltre alla mononucleosi infettiva, è stata vista una correlazione del virus Epstein-Barr con lo sviluppo delle seguenti malattie:

Il legame tra EBV e tumori

Il virus Epstein-Barr è stato associato ad alcune neoplasie maligne, tra le quali si annoverano (fonte):

  • Linfoma di Hodgkin: è un raro tumore maligno del sistema linfatico che si origina dai linfociti B; se adeguatamente trattato la speranza di vita a 10 anni dalla diagnosi può arrivare fino al 90%;
  • Linfoma di Burkitt: è un tipo di tumore endemico di alcune zone dell’Africa. Se non adeguatamente trattato, presenta un’elevata mortalità e un decorso clinico rapido;
  • Linfoma diffuso a grandi cellule B: è una neoplasia del sistema linfatico classificata tra i “linfomi non-Hodgkin“. Si presenta come un tumore aggressivo e a rapido sviluppo; il tasso di sopravvivenza medio a 5 anni dalla diagnosi arriva fino al 60% per gli individui che iniziano subito il trattamento;
  • Linfoma effusivo primitivo: è una forma di neoplasia dei linfociti B molto rara e frequente nei soggetti con immunodeficienza, specie se causata dal virus dell’immunodeficienza umana (HIV);
  • Carcinoma nasofaringeo: è un tumore molto raro che si origina dalle cellule epiteliali delle vie nasali o del palato molle. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni è stimato tra il 65-70% per i pazienti che iniziano la terapia tempestivamente;
  • Carcinoma gastrico: questo tumore interessa lo stomaco ed è la neoplasia più diffusa tra quelle che interessano l’organo. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni per i pazienti con diagnosi tardiva (III stadio) non supera il 25%.

L’associazione tra EBV e i tumori nella popolazione umana è maggiore rispetto a ogni altro virus conosciuto. Tuttavia è doveroso precisare che la percentuale di individui che hanno contratto il virus nella loro vita che si ammalano di tumore è molto bassa.

Trattamento e prevenzione dell’infezione da EBV

La natura del trattamento contro l’infezione da virus Epstein-Barr può variare a seconda della malattia causata dal patogeno. Parlando della mononucleosi, non esistono terapia dirette e i principali farmaci somministrabili da parte del medico curante hanno come unico scopo la mitigazione della sintomatologia. Si tratta dunque di farmaci antipiretici analgesici, mentre l’utilizzo di corticosteroidi o immunoglobuline G si vede necessario solo nei casi più gravi, che rimangono comunque rari. Dalla mononucleosi si guarisce spontaneamente entro 2/3 settimane dalla comparsa dei primi sintomi.

Per quanto riguarda le neoplasie correlate a EBV, i trattamenti prevedono di solito l’utilizzo di farmaci chemioterapici, chirurgia o sedute di radioterapia.

Contro il virus Epstein-Barr non è ancora stato sviluppato un vaccino, anche se alcune case farmaceutiche – come per esempio la statunitense Moderna – stanno portando avanti la sperimentazione di un vaccino a mRNA per prevenire il contagio (fonte).

Virus Epstein-Barr e sclerosi multipla: il risultato dello studio

Uno studio realizzato dal Chan School of Public Health di Boston ha fatto luce sul nesso di causalità tra EBV e la sclerosi multipla. Fino a oggi tale correlazione era stata più volte ipotizzata, poiché si era osservata un’alta incidenza di diagnosi di sclerosi multipla nei soggetti infettati dal virus Epstein-Barr (fonte). Prima di proseguire, è doveroso illustrare brevemente le principali caratteristiche delle sclerosi multipla.

Con tale nome di denomina una malattia demielinizzante infiammatoria cronica non contagiosa che colpisce il sistema nervoso centrale, finora con causa ignota. La malattia vede coinvolto il sistema immunitario che attaccherebbe e danneggerebbe la mielina, una guaina che protegge le fibre nervose e che è coinvolta nella trasmissione dei segnali nervosi attraverso il sistema nervoso centrale. Nelle aree danneggiate della mielina compaiono delle placche di tessuto cicatriziale, che si sostituiscono al tessuto sano. I sintomi e la gravità della malattia possono essere lievi (intorpidimento degli arti, problemi di equilibrio, etc.) o severi (perdita della vista, compromissione delle funzioni degli arti inferiori, gravi problemi di deambulazione, etc.).

Grazie ai trattamenti oggi disponibili, la sclerosi multipla non è una malattia mortale e l’aspettativa di vita dei pazienti è solo leggermente inferiore a chi non soffre della malattia (fonte). Non sono tuttavia ancora disponibili cure definitive contro questa malattia.

Nel corso dello studio condotto negli USA si sono analizzati i campioni di sangue forniti da oltre 10 milioni di militari americani. Il team di ricerca ha identificato 995 pazienti con diagnosi di sclerosi multipla. In un secondo momento si osservò che nei pazienti contagiati con EBV, il rischio di ammalarsi di sclerosi era superiore di 32 volte rispetto agli individui che non contagiati. Il rischio non sembrava invece aumentare a fronte di un’infezione causata da altri agenti patogeni, ad esempio il citomegalovirus.

I ricercatori hanno misurato i livelli sierici della catena leggera del neurofilamento, un biomarcatore della degenerazione neuroassonale, verificando un aumento solo dopo la positività a EBV.

C’è anche un altro dato che rafforza l’ipotesi di correlazione tra EBV e sclerosi: l’entità del danno alla mielina nei pazienti con sclerosi multipla aumentava solo quando era possibile rilevare anticorpi specifici contro il virus Epstein-Barr. In conclusione, l’infezione da EBV aumenta in maniera consistente le probabilità di ammalarsi.

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