COVID-19 è una sindemia: significato e origine del termine

Viviamo in tempi pandemici e abbiamo ormai imparato a convivere con l’astrusa terminologia medico-scientifica dettata dall’epidemia di SARS-CoV-2.

Quel che è certo è che nessuna pandemia nell’ultimo secolo ha avuto gli effetti catastrofici del Covid-19. L’epidemia ha avuto ripercussioni distruttive non solo sulla salute della popolazione, ma anche sull’economia e gli aspetti socio-relazionali degli individui. Lo stato economico, politico e sociale ha però impattato a sua volta sulla risposta della popolazione alla malattia.

Dopo essere passati dalla definizione di epidemia a pandemia, negli ultimi giorni  l’emergenza Coronavirus è stata definita come una sindemia. Qual è il significato di questo termine? Quali sono le differenze tra pandemia e sindemia? Qual è la definizione scientificamente più corretta?

Vediamo di chiarire ogni dubbio tramite l’approfondimento che segue.

Sindemia o pandemia? Le differenze

Alcuni medici hanno evidenziato che in questo delicato momento storico non ci troviamo di fronte a una normale pandemia,  bensì dinnanzi a una sindemia.

Per comprendere appieno le differenze tra i due termini è innanzitutto necessario effettuare una distinzione a livello lessicale.

Con “pandemia” intendiamo la diffusione di un agente infettivo che può contagiare chiunque e in ogni luogo con la stessa rapidità e gravità. Quindi un’epidemia di portata mondiale che coinvolge contemporaneamente più continenti.

Il termine “sindemia” invece sarebbe etimologicamente più appropriato per definire quanto stiamo vivendo. La parola sindemia è stata introdotta negli anni Novanta del secolo scorso da un antropologo medico, Merril Singer, per indicare un insieme di problemi di salute che tiene conto non solo di un’eventuale malattia in atto anche pandemica (ad esempio il Covid 19), ma anche di altre malattie interagenti, co-presenti o sequenziali, non trascurando i fattori sociali e ambientali che promuovono e potenziano gli effetti negativi dell’interazione con la malattia.

La definizione di Singer è riportata nello studio Syndemics and the social conception of health, in cui viene sottolineato come questo approccio emergente alla concezione della salute e alla pratica clinica sia un superamento del pensiero convenzionale che analizza le malattie come entità distinte in natura, separate da altre malattie e indipendenti dai contesti in cui si trovano. Piuttosto, i fattori biologici, storici, sociali e politici tendono a interagire sinergicamente in modi diversi e consequenziali, avendo un impatto sostanziale sulla salute degli individui e di intere popolazioni.

Perché il Covid-19 è una sindemia

I medici oggi parlano di sindemia perché la  pandemia infettiva di Covid-19 sta colpendo in modo diverso fasce di popolazione differenti per ambiente e situazione socio-economica.

Inoltre anche malattie non correlate alla pandemia, come malattie cardiovascolari o tumori, obesità e diabete, hanno subito una brusca accelerata e presentano un grado di rischio più significativo nelle fasce svantaggiate della popolazione.

In una situazione di sindemia, queste malattie insieme costituiscono ancora più un rischio su un substrato sociale di povertà e producono una terribile dilatazione delle diseguaglianze.

In breve, la diversa distribuzione della mortalità per Covid-19 sulla base delle classi sociali e delle differenti possibilità di accesso alle cure è un chiaro indice di sindemia. Questa situazione tramite un’accurata analisi sarebbe riscontrabile anche in Italia o in altre aree del mondo.

La sindemia negli Stati Uniti

Il modello sindemico è stato osservato con il propagarsi del Covid-19 soprattutto negli USA, dove l’epidemia di Sars-Cov-2 ha colpito maggiormente la popolazione afroamericana. Quest’ultima infatti risultava più a rischio, perché affetta in misura più significativa da malattie croniche oppure era esposta al contagio a causa delle condizioni lavorative o abitative.

La sindemia e la disparità economica in Germania

La medesima situazione è stata riscontrata in Germania, dove di recente l’epidemia di Covid-19 ha subito una brusca accelerata. Si riscontrano tuttavia delle nette differenze sulla concentrazione dei casi di Covid-19 nelle aree tedesche: mentre in Baviera e in Sassonia la situazione è grave, altre regioni come la Renania presentano risultati migliori.

Da un recente studio inoltre è emerso una maggiore reticenza a vaccinarsi da parte delle classi sociali svantaggiate. L’epidemiologo Emilio Gianicolo, dell’Università di Mainz, rileva che spesso in Germania le terapie intensive sono occupate da persone appartenenti alle fasce più povere della popolazione.

Tutte queste ricerche confermano una situazione di sindemia nata dall’interazione tra pandemia e disagio socio-economico. In quest’ottica salute, benessere e crescita economica appaiono strettamente correlati. Questa interazione tra i vari elementi, espressa in termini sinergici, permette di guardare al futuro con un’altra ottica.

Per garantire un mondo migliore, libero dallo spettro di future epidemie infettive, è quindi necessario ragionare fin da subito in termini di sindemia, tenendo in considerazione non solo gli aspetti biologici, ma anche quelli sistemici, politici e sociali.

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