Nuovo piano pandemico 2024-2028: cosa prevede?

Il Ministero della Salute ha recentemente annunciato e predisposto un importante documento che illustra le strategie, le responsabilità e le mansioni delle varie istituzioni statali e del mondo accademico durante un ipotetico evento pandemico.

Il documento prende il nome di “Piano strategico operativo per la preparazione e risposta a una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico” e sarà attivo per il periodo 2024-2028.

Questo nuovo piano rappresenta un passo significativo, poiché è il primo a essere esteso a tutti i patogeni respiratori, segnando un’evoluzione sostanziale rispetto a quelli precedenti focalizzati principalmente sulla prevenzione dell’influenza pandemica.

Cosa abbiamo imparato dalla pandemia? Siamo riusciti a capire l’importanza di una pianificazione integrata?

La pandemia da Covid-19 ha messo alla luce un contesto operativo fragile da parte delle istituzioni sul piano delle grandi epidemie, pertanto, si è resa necessaria l’attuazione di una pianificazione integrata e flessibile che possa adattarsi alle dinamiche emergenti.

In risposta a questa esigenza, il Ministero della Salute ha elaborato il nuovo piano, il quale riflette le lezioni apprese dalle pandemie passate, in particolare quella da Covid-19. L’approccio ora si allarga a una prospettiva più inclusiva, considerando tutti i patogeni respiratori a potenziale pandemico.

Il piano pandemico è stato sviluppato attraverso un processo collaborativo che ha coinvolto istituti scientifici, enti competenti e rappresentanti delle Regioni e delle Province Autonome.

Questa collaborazione sinergica ha consentito l’integrazione di conoscenze specialistiche e la considerazione di varie prospettive, garantendo la solidità e la rilevanza del piano stesso. La fase di consultazione con la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano evidenzia l’impegno per un approccio inclusivo e rappresentativo.

Che ruolo rivestono, l’attività di diagnostica microbiologica, i vaccini e le altre misure di prevenzione nel nuovo piano pandemico?

Uno dei punti focali e più rilevanti del piano pandemico è l’importanza che è stata attribuita ai vaccini e alle misure di medicina preventiva.

La strategia di prevenzione, ispirata alle raccomandazioni dell’OMS e dell’ECDC, è fondata su un’ampia adesione alla vaccinazione come strumento chiave per ridurre la diffusione del patogeno e proteggere la popolazione. Questo approccio riflette la consapevolezza dell’efficacia dei vaccini nel gestire l’impatto di una pandemia.

Il piano riconosce la necessità di una modulazione e adattamento delle misure in risposta alle esigenze emergenti. Tale flessibilità temporale e strategica consente di affrontare situazioni mutevoli e di adeguarsi alle dinamiche dell’andamento epidemiologico.

Inoltre, il piano prevede il potenziamento dei Dipartimenti di Prevenzione, l’ampliamento della rete dei laboratori di microbiologia e virologia e il sostegno alla ricerca, garantendo una risposta ampia e integrata.

Un’altra delle componenti centrali del Piano è il rafforzamento dei Dipartimenti di Prevenzione. Questo riconosce il ruolo cruciale che tali strutture svolgono nel coordinare e attuare misure preventive a livello locale.

L’approccio è proattivo, mirando a potenziare l’efficacia delle risposte a livello territoriale e ad affrontare le specifiche esigenze delle comunità locali.

Che valutazione ha avuto il nuovo piano pandemico da parte della comunità scientifica?

L’approvazione del Piano ha ricevuto consensi anche dalla comunità scientifica.
La Società Italiana d’Igiene ha sottolineato positivamente il ruolo degli igienisti come parte integrante delle iniziative previste dal Piano.

La multidisciplinarietà e la multi-professionalità degli attori coinvolti, con una particolare enfasi sugli igienisti, rappresentano un elemento chiave per garantire una risposta integrata e la continuità dei servizi essenziali.

Questo riconoscimento sottolinea l’importanza di coinvolgere diverse competenze nella gestione delle emergenze sanitarie.

Tuttavia, dai settori scientifici privati si sono levate voci che hanno sottolineato criticità riguardo all’assenza di direttive nell’ambito della valutazione clinica del paziente e di un percorso pandemico nei pronto soccorso. Queste osservazioni evidenziano la necessità di una costante revisione e miglioramento del piano per garantire la sua efficacia pratica.

Che ruolo hanno le comunità territoriali nel nuovo pandemico?

Un aspetto innovativo del piano è il riconoscimento delle iniziative di informazione, coinvolgimento e responsabilizzazione della comunità come azioni chiave nel contenimento delle potenziali future pandemie.

Questo approccio riflette la consapevolezza che la partecipazione attiva della comunità è essenziale per il successo delle strategie preventive e per la riduzione dell’impatto delle pandemie sui servizi sanitari e sociali.

Fonti

https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=119551

https://www.sanitainformazione.it

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