Chi era Sabina Spielrein, l’allieva di Carl Gustav Jung vittima della Shoah

Sabina Spielrein fu senza dubbio la più famosa paziente dello psicanalista svizzero Gustav Jung (1875-1961) e in un successivo momento ne divenne allieva e collega. Al giorno d’oggi il suo contributo nel campo della psicoanalisi è riconosciuto unanimemente dalla comunità scientifica, che le attribuisce il merito di aver anticipato alcune teorie espresse successivamente da Jung e dal suo mentore, il padre della psicoanalisi Sigmund Freud (1856-1939).

Ripercorriamo brevemente la vita di Sabina Spielrein, ponendo l’accento sui suoi studi e sul suo ruolo di pioniera della psicoanalisi.

Vita e opere di Sabina Spielrein

Chi era Sabina Spielrein, l'allieva di Gustav Jung uccisa dai Nazisti
Sabina Spielrein in una foto degli anni ’30

Sabina Spielrein nacque a Rostov sul Don – città nell’odierna Russia – il 7 novembre 1885 da una famiglia ebraica. Il padre era un commerciante molto ricco e la sua infanzia trascorse nell’agiatezza. Durante l’estate del 1904, Spielrein iniziò a soffrire di una grave forma di “isteria“, termine con il quale all’epoca si indicava un vasto gruppo di disordini mentali che colpivano le donne. Il padre la fece internare nell’ospedale psichiatrico svizzero di Burghölzli, nei pressi di Zurigo, nel quale lavorava il terapeuta elvetico Carl Gustav Jung, all’epoca non ancora trent’enne.

Tra i due nacque una relazione che si protrasse per alcuni anni fino al 1911, anno in cui si laureò in Medicina all’Università di Zurigo. Il rapporto tra Jung e la sua paziente è stato descritto nell’opera “Diario di una segreta simmetria” (1981), con la quale lo psicanalista Aldo Carotenuto contribuì a far conoscere e rivalutare l’allieva di Jung.

Nel  1912 divenne membro della società psicoanalitica. Nello stesso anno sposò il medico Pavel Šeftel e otto anni più tardi prese parte per la prima volta al Congresso Internazionale della Psicoanalisi all’Aia (Paesi Bassi). Negli anni ’20 Spielrein fece ritorno in Russia e fondò un asilo infantile considerato molto all’avanguardia per i tempi, e tra i bambini che lo frequentarono vi fu anche Vasilij Džugašvili, uno dei figli del dittatore sovietico Josif Stalin.

Sabina Spielrein trovò la morte per mano dei nazisti nell’agosto 1942: in quanto ebrea, fu fucilata assieme ad altre 27.000 persone nel corso del massacro di Zmiëvskaja balka. I suoi resti andarono perduti.

Cos’è il concetto di controtransfer?

In psicanalisi il termine controtransfer è il meccanismo con il quale il terapeuta sviluppa sentimenti o pulsioni nei confronti del paziente. Si tratta quindi del contrario del transfer, che si manifesta nel momento in cui il paziente trasferisce, in maniera inconscia, i sentimenti che ha provato in una relazione precedente verso il suo analista. Queste emozioni sembrano reali, tanto da portarlo a convincersi di essere innamorato dell’altra persona. In verità queste sensazioni sono i sentimenti che riemergono proprio grazie alla psicoanalisi e che sono di solito legate a conflitti nati in età infantile.

Il controtrasfer del terapeuta non si manifesta necessariamente con l’attrazione fisica nei confronti del paziente, quanto con sentimenti ed emozioni tipiche del rapporto con il suo paziente. Grazie alla sua esperienza con Sabina Spielrein, Carl Gustav Jung arrivò a ritenere che grazie al’interpretazione del sentimento di controtransfert, il terapeuta possa recuperare informazioni sulle dinamiche profonde del paziente, che sarebbero altrimenti difficili da conoscere.

Sabina Spielrein e la “pulsione di morte”

Nonostante la genesi del concetto di pulsione di morte (o “Todestried” in lingua tedesca) sia spesso attribuita a Freud, Sabina Spielrein ne aveva introdotte le caratteristiche già in una sua pubblicazione del 1912 intitolata “La distruzione come causa del divenire” (“Destruktion als Ursache des Werdensin lingua tedesca).

La pulsione di morte è descritta come un impulso inconscio che porta l’individuo a desiderare il ritorno a uno stato inorganico, in cui sono assenti tutte le tensioni tipiche della vita. Per Freud l’equilibrio psichico di una persona era il frutto del bilanciamento tra la pulsione di morte (dal greco antico “Thanatos“) e la pulsione alla vita (dal greco antico “Eros“). Secondo lo psicanalista austriaco, la pulsione di morte sarebbe identificabile nei comportamenti che un individuo compie ciclicamente e che sono fonte di dolore o frustrazione.

Nella sua opera del 1920 “Al di là del principio di piacere “, Freud riconobbe a Sabina Spielrein i suoi meriti con la seguente menzione:

Buona parte di questi concetti è stata anticipata da Sabina Spielrein  in un suo erudito e interessante lavoro, ma che, disgraziatamente, mi apparve poco chiaro. Ella definisce l’elemento sadico della pulsione sessuale come “distruttivo”

I film su Sabina Spielrein

Le vicende personali di Sabina Spielrein sono state trattate in numerosi film, tra i quali si segnalano:

    • Prendimi l’anima (2002), regia di Roberto Faenza: in questo adattamento la psicoanalista è interpretata dall’attrice inglese Emilia Fox. Nel film due ricercatori contemporanei conducono delle indagini per approfondire il rapporto tra Spielrein e il suo terapeuta e mentore Carl Gustav Jung (interpretato dall’attore scozzese Iain Glen);

    • A Dangerous Method (2011), regia di David Cronenberg: stavolta a vestire i panni di Sabina Spielrein è l’attrice inglese Keira Knightley, mentre l’attore irlandese Michael Fassbender interpreta Carlo Gustav Jung. Il film ha avuto un buon successo commerciale ed è stato accolto positivamente dalla critica, sebbene si sia sottolineato il maggior interesse nell’approfondire la relazione tra i due personaggi a discapito della vita professionale della psicanalista.

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