Linfonodi del Collo Ingrossati: Cause e Diagnosi

Le patologie che interessano i linfonodi sono in grado di scatenare forti timori e preoccupazioni. Infatti, capita spesso che sentendo al tatto un rigonfiamento dei linfonodi del collo ma anche delle ascelle, del seno o dell’inguine, si sia portati a pensare immediatamente come causa responsabile una patologia neoplastica, quindi un tumore.

Il rigonfiamento dei linfonodi (segno di adenopatia) in realtà, come vedremo in questo articolo, è per lo più causato da patologie infettive o infiammatorie, che nella maggior parte dei casi non determinano conseguenze maligne per le quali doversi preoccupare eccessivamente.

Tuttavia, i linfonodi ingrossati sono un segnale del nostro corpo che deve essere preso in considerazione e su cui è necessario indagare sottoponendo il caso all’attenzione di un medico, quindi la vostra preoccupazione è più che legittima come anche il fatto stesso di cercare le cause scatenanti il fenomeno su siti autorevoli come il nostro.

Qui troverete un approfondimento dettagliato della patologia ma, come sempre, vi ricordiamo che le informazioni riportate hanno il puro scopo informativo.

Segni e sintomi dei linfonodi ingrossati

I linfonodi sono piccole formazioni ovali che, in condizioni normali, hanno dimensioni inferiori al centimetro di grandezza e sono dislocati lungo il sistema linfatico, localizzati e raggruppati in stazioni linfonodali che, per quanto riguarda il collo, sono 6.

Quando si gonfiano, ossia quando il sistema immunitario è stato stimolato, i linfonodi appaiono come formazioni solide, ben circoscritte ed in rilievo al punto di essere non solo percepite facilmente attraverso la palpazione del collo, ma anche distinguibili alla vista nei casi più eclatanti (specie nei bambini in età pediatrica). Il gonfiore dei linfonodi del collo può accompagnarsi a difficoltà di deglutizione, dolore, bruciore, prurito, malessere generale e febbre.

Come vedremo in seguito, il tipo di sintomatologia e le caratteristiche dei linfonodi ingrossati sono oggetto della valutazione medica al fine di orientare la diagnosi ed impostare una strategia terapeutica adatta al singolo caso.

Quali sono le principali cause dell’ingrossamento dei linfonodi? 

Nonostante i timori portino spesso a pensare ad un tumore come prima causa possibile ad un linfonodo ingrossato del collo, è bene rassicurarvi fin da subito che in realtà i sospetti diagnostici dovrebbero orientarsi su altre cause, ben più comuni e meno gravi.

Prima di elencarle, vi raccomandiamo di sottoporre la visione di un linfonodo ingrossato all’attenzione del medico, specie se la situazione dura da più giorni, senza assumere farmaci o approcciare a cure fai da te.

Linfonodi del collo ingrossati causeL’unico a possedere le conoscenze e le nozioni per discriminare i fattori all’origine del problema è soltanto il medico. Inoltre, un ritardo della diagnosi reale può causare un peggioramento della situazione.

A questo punto non ci resta che approfondire nel dettaglio le cause più comuni all’origine dei linfonodi ingrossati del collo.

Patologie infettive

Sono la causa più comune di adenopatia del collo. In questo caso si ha la stimolazione del sistema immunitario in seguito a semplici affezioni delle vie respiratorie quali faringite (sia batterica che virale) o del cavo orale (ad esempio una tonsillite). Una volta risolto il processo infettivo per mezzo di antibiotici, o senza di essi (su esclusiva valutazione medica) i linfonodi tornano al loro aspetto naturale senza alcuna conseguenza.

Patologie infiammatorie

Sono statisticamente importanti quanto quelle infettive, per questo abbiamo deciso di collocarle al secondo posto. In questo caso la causa può ricondursi ad una flogosi del cavo orale, all’infiammazione di una ghiandola salivare, specie della ghiandola sottolinguale o della sottomandibolare o ancora alla formazione di una calcolosi dei dotti salivari, ossia la formazione di un aggregato di calcio che impedisce il deflusso della saliva prodotta dalla ghiandola nella cavità orale.

Malattie Autoimmuni

Le malattie autoimmuni, che rappresentano un’ampia varietà di malattie di diversa eziologia, possono causare adenopatia. Tra queste patologie citiamo: il Lupus Eritematoso Sistemico, l’artrite reumatoide e la sarcoidosi.

Tumori

I tumori, ai quali si pensa in prima istanza non appena ci si accorge di avere i linfonodi del collo ingrossati, in realtà rappresentano una minoranza di casi. Si tratta in genere di neoplasie loco-regionali che hanno una consistenza molto rigida, descritta anche come lignea, che possono essere conseguenza di un tumore del cavo orale oppure secondarie a neoplasie del polmone, dello stomaco e del seno.

Patologie Ematiche

In questa categoria rientrano i linfomi di Hodgkin e non Hodgkin che hanno come sintomo caratteristico proprio l’ingrossamento delle stazioni linfonodali.

In misura nettamente inferiore tra le cause responsabili di adenopatia rientrano anche l’ipertiroidismo e le malattie da accumulo di lipidi che ci sembra doveroso riportare per correttezza di informazioni.

Quali esami eseguire?

Prima di spiegarvi nel dettaglio come avviene un esame medico in caso di adenopatia e quali segni vengono valutati è doveroso ricordare quanto sia importante affidare la diagnosi ad un medico specializzato che potrà prescrivervi una cura farmacologica oppure indicare la necessità di una visita specialistica otorinolaringoiatrica.

Partendo dall’esame obiettivo, effettuato, prima di procedere ad eventuali indagini strumentali di diagnostica per immagini, vediamo quali sono gli aspetti di maggiore interesse.

Prima di iniziare a visitare il paziente vengono rivolte domande inerenti la modalità di insorgenza del problema, quindi:

  • da quanti giorni i linfonodi si sono ingrossati;
  • se hanno mantenuto lo stesso volume oppure se hanno subito oscillazioni;
  • se il dolore è costante o se si alterna a delle fasi di sollievo.

È poi importante indagare se il paziente ha manifestato episodi di febbre, produzione di catarro ed ancora se ha effettuato di recente viaggi in località esotiche. Queste prime informazioni risultano molto utili per comprendere se possa trattarsi di un’infezione ed indirizzare così la visita.

Successivamente, si passa dunque all’ispezione dei segni visibili, dunque il medico valuta il volume dei linfonodi ingrossati e se la cute soprastante presenta caratteristiche particolari quali rossore.

Il passo successivo è quello della palpazione dei linfonodi del collo, laterocervicali e sopraclaveari. La palpazione è effettuata in maniera delicata e leggera, questo sia per non alterare la percezione delle caratteristiche proprie dei linfonodi, sia per non accentuare ulteriormente il dolore provato dal paziente.

Attraverso la palpazione si possono valutare numerosi aspetti, e quindi:

  • la dolorabilità;
  • la consistenza;
  • le dimensioni;
  • la forma;
  • la mobilità;
  • la distribuzione.

La dolorabilità si presenta in maniera molto forte in caso di infezione o di patologia infiammatoria, scarsa o assente in caso di malattie autoimmuni o di neoplasie. Per quanto riguarda la consistenza, in caso di patologie neoplastiche è di tipo duro-elastica o lignea, mentre risulta più morbida in caso di infezioni.

Le dimensioni normali dei linfonodi si aggirano attorno ad 1 cm di diametro, mentre in caso di ingrossamento superano i 2 cm. Tuttavia, a seconda del quadro clinico del paziente i linfonodi possono essere di dimensioni anche minori. La forma dei linfonodi può essere molteplice, presentandosi come rotondeggianti, ovoidali o ancora di forme irregolari.

Per quanto riguarda la mobilità invece i linfonodi possono presentarsi mobili o ipomobili rispetto alla cute che li riveste (condizione che indica una patologia infettiva) oppure non mobili (condizione di frequente riscontro nelle patologie tumorali). Infine, si valuta ancora se i linfonodi ingrossati sono ben localizzati in una sede precisa oppure se il problema coinvolge anche altre sedi del corpo quali ascelle, seno ed inguine.

Una volta che il medico ha effettuato tutti i controlli e raccolto le informazioni necessarie ad avere un’idea definita del quadro diagnostico, può avvalersi della diagnostica per immagini, al fine di indagare più a fondo sulle caratteristiche strutturali dei linfonodi interessati da adenopatia. Il mezzo più efficace ed utilizzato è l’ecografia che fornisce informazioni sulla struttura e sulla vascolarizzazione dei linfonodi e quindi permette di valutare se sia il caso di procedere con una biopsia o meno.

La terapia è in funzione dell’evento patologico che ha scatenato il fenomeno di ingrossamento dei linfonodi, pertanto deve essere prescritta e somministrata esclusivamente da un medico dopo averne accertato la natura patologica del problema. Le terapie potranno quindi essere di tipo farmacologico mediante la somministrazione di antinfiammatori o di antibiotici, di tipo chirurgico e quindi di rimozione dei linfonodi, oppure di metodiche dirette contro ad una eventuale neoplasia.

Condividi su: