Biopsia Prostatica: Procedura ed Effetti Collaterali

Come viene effettuata la biopsia prostatica?

Come abbiamo detto in apertura, la biopsia prostatica può essere effettuata con due modalità differenti tra loro.

Vale la pena ricordare già in questa circostanza che purtroppo è necessario ricorrere a test in entrambi i casi invasivi in quanto gli strumenti diagnostici tipicamente utilizzati per rilevare la presenza di tumori, come le TAC, non sono in genere in grado di individuare la presenza di tumori di piccolissime dimensioni, come quelli che tipicamente attaccano la prostata.

La biopsia transperineale

La prima delle due metodologie che analizzeremo è quella transperineale. Il paziente viene fatto distendere in posizione supina, con le cosce possibilmente flesso e con una delle mani che sia a sostegno completo della sacca scrotale.

Si procede con un’esplorazione rettale, utilizzando poi un sondino che serve per l’ecografia (biopsia ecoguidata) che viene inserito nel canale rettale.

Successivamente è il turno della depilazione dell’area. Terminata la depilazione, verrà iniettato nell’area del perineo un anestetico locale, con due susseguenti iniezioni: la prima sulla parte superficiale, la seconda, a distanza di pochi minuti, più in profondità.

Una volta che l’anestesia ha fatto effetto, attraverso il perineo viene inserito un cavo metallico molto sottile, nella cui cavità si può inserire l’ago da biopsia.

Si procede con il prelievo e si rimuove sia l’ago, sia il cavo metallico che ha fatto da supporto.

La biopsia transrettale

La biopsia transrettale è l’altra procedura possibile per procedere al prelievo di cellule della prostata che si vogliono analizzare.

In questo caso il paziente viene fatto sdraiare su un fianco, mantenendo le cosce flesse il più possibile verso il petto, oppure in alternativa in alcuni ambulatori in posizione supina a gambe divaricate.

L’urologo successivamente procede con l’esplorazione tattile dell’area del retto e della prostata e una volta rilevata l’assenza di impedimento, può procedere con le operazioni successive.

Inserendo la sonda ad onde sonore (biopsia ecoguidata), il medico individua successivamente la posizione della prostata, per procedere con l’iniezione anestetica alla prostata.

Successivamente, tramite un ago da biopsia, viene prelevata la quantità di tessuto necessaria per la biopsia.

La biopsia alla prostata fa male?

La biopsia prostatica ricorre all’utilizzo di anestetici locali che rendono l’intera procedura facilmente tollerabile e senza eccessivi dolori. Si tende ad avvertire, durante la durata della procedura, qualche piccola fitta, che causa fastidi più che dolore vero e proprio.

Le fitte in questione, che sono di gran lunga la parte più dolorosa della procedura, si avvertono durante le operazioni di prelievo vere e proprie.

Nella pagina successiva approfondiremo quelli che possono essere i rischi connessi all’esecuzione della procedura e quali sono le complicazioni successive all’esame. 

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