Ecocardiografia: Come si Effettua? A Cosa Serve?

Come si fa un’ecocardiografia fetale?

Come avrete intuito dal nome di questa pratica, l’ecocardiografia fetale è una delle tante varianti della semplice ecocardiografia che permette al medico di valutare lo stato di salute del cuore del feto.

Di solito i medici consigliano alle proprie pazienti incinte di sottoporsi a questo esame a partire dalla ventesima settimana di gestazione anche se, in casi specifici che lo richiedono, è possibile fare questa valutazione anche prima del quinto mese di gravidanza.

Di solito i medici richiedono un’ecocardiografia fetale precoce, ad esempio al quarto mese, quando una gravidanza precedente ha dato alla luce un bambino affetto da una cardiopatia congenita oppure quando questa condizione patologica è stata sospettata da altre ecografie precedenti.

In ogni caso, se l’esito di un’eventuale ecocardiografia precoce è preoccupante, la gestante in genere è tenuta a ripetere questo esame anche in seguito alla ventesima settimana di gravidanza.

Arriviamo al dunque. Come si fa un’ecocardiografia fetale? Ebbene si tratta di una semplice ecografia che, quindi, trasmette gli ultrasuoni e proietta sull’apposito monitor le immagini del piccolo cuoricino con tutte le strutture cardiache.

Questa procedura non è affatto dolorosa o nociva, nè per la futura mamma, ne per il piccolo che porta in grembo. Ha una durata leggermente superiore rispetto alla normale ecocardiografia, infatti in media dura circa 25 minuti (a patto che il bambino non abbia assunto una posizione ostacolante per l’ecografia).

A cosa serve l’ecocardiografia fetale?

Nel paragrafo precedente abbiamo già accennato al fatto che di solito questo tipo di ecocardiografia viene richiesta quando si sospettano delle malformazioni o delle particolari patologie cardiache di natura ereditaria.

Tuttavia, il medico prescrive l’ecocardiografia fetale alle gestanti che, in seguito all’ecografia morfologica, presentano un elevato rischio per i seguenti fattori:

  • Patologia materna;
  • Infezione gravidica;
  • Cardiopatie congenite;
  • Quando la gestante assume particolari farmaci come gli anticonvulsivanti;
  • Quando ci sono delle anomalie cromosomiche;
  • Presenza di alcune malformazioni nel feto;
  • Deficit dello sviluppo fetale;
  • Aritmie cardiache;
  • Infezioni fetali.

Inoltre, questo tipo di esame può basarsi su due diverse tipologie di valutazione. Ossia:

  • La valutazione primaria: studia in modo completo e accurato l’anatomia dell’organo cardiaco;
  • La valutazione secondaria: effettuata con l’ausilio del colordoppler. Studia le funzionalità dell’organo cardiaco, valutando i flussi sanguigni che vi si trovano.

A questo punto sorge spontaneo chiedersi qual è la differenza con la normale ecografia morfologica. L’ecocardiografia ci consente di andare ad analizzare la parte superiore del cuore del bambino, cosa che non è possibile fare con l’ecografia morfologica.

Infatti, con la classica ecografia morfologica, si va ad indagare sulla parte inferiore dell’organo cardiaco del bambino, ossia quella parte del cuore che comprende solo gli atri e i ventricoli.

Quindi, nel caso dell’ecografia normale, non vengono valutate le zone dell’aorta, delle valvole cardiache e dell’arteria polmonare. Zone che sono fondamentali per la diagnosi della maggior parte della malattie congenite e delle condizioni patologiche di cui abbiamo parlato sopra.

Possiamo concludere questo paragrafo affermando che l’ecocardiografia fetale serve per confermare o escludere la presenza di malformazioni e cardiopatie, così da sapere già come possiamo intervenire a livello chirurgico o terapeutico sin dal momento della nascita.

Voltiamo pagina per passare all’ecocardiografia transesofagea

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