Metalli pesanti: riconoscere e prevenire l’intossicazione

Nell’ambiente sono presenti sostanze che normalmente non intaccano il nostro benessere, ma se il loro assorbimento è superiore a certi livelli possono dare effetti negativi sulla salute. Sono i cosiddetti metalli pesanti, elementi non essenziali per l’organismo umano ma con cui possiamo venire a contatto attraverso l’aria o l’acqua inquinate o il cibo. Ecco quali sono, come riconoscere i sintomi e quali trattamenti sono disponibili.

Cosa sono i metalli pesanti

Quando si parla di metalli pesanti si fa riferimento convenzionalmente a quei metalli che hanno una densità maggiore di 4,5 grammi per centimetro cubo. I metalli pesanti, anche a basse concentrazioni, impattano in modo negativo sull’ambiente e sull’uomo. Non sono elementi chimici essenziali per la fisiologia umana, presentano elevata tossicità e il loro accumulo nell’organismo porta a effetti dannosi perchè interferiscono nel normale metabolismo cellulare. I metalli pesanti sono ad esempio:

  • arsenico
  • cadmio
  • cromo
  • mercurio
  • piombo.

Dove si trovano i metalli pesanti

L’esposizione ai metalli pesanti può avvenire in diversi modi: per contatto con la pelle, per inalazione o per ingestione.
Tramite l’ambiente, si entra in contatto con i metalli pesanti per via inalatoria perché presenti nel particolato atmosferico. In questo caso provengono da fonti di tipo industriale quali attività minerarie, fonderie, raffinerie, inceneritori di rifiuti o dall’utilizzo di combustibili fossili. Tuttavia, per quanto riguarda l’emissione di piombo, derivante principalmente dagli autoveicoli, si è ridotta con l’adozione di benzine verdi.
Un altro modo per entrare incontatto con queste sostanze è per contatto diretto con la pelle oppure attraverso l‘ingestione di cibo o liquidi come l’acqua inquinata.

Intossicazione da metalli pesanti: i sintomi

L’accumulo dei metalli pesanti nei tessuti provoca diversi sintomi come:

  • dolori addominali
  • nausea e vomito
  • diarrea
  • brividi e debolezza
  • cambiamento dell’umore
  • declino cognitivo
  • perdita di memoria.

Sul lungo periodo, possono provocare il cancro a vescica, polmoni, pelle e altri organi.

Cadmio

L’esposizione al cadmio può danneggiare reni perchè è in quegli organi che si accumula e demineralizzare le ossa con un maggior rischio di osteoporosi. Inoltre, il cadmio è stato identificato come potenziale causa di cancro al polmone per gli esseri umani. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) la fonte principale di esposizione al cadmio per l’uomo è rappresentata proprio dalla dieta. I principali alimenti che lo possono contenere sono: cereali, verdure, noci e legumi, radici amidacee e patate, carne ma anche pesci, funghi e cioccolato.

Piombo

L’esposizione al piombo può portare a effetti avversi a carico di quasi tutti i sistemi dell’organismo: sistema ematopoietico, cardiovascolare, renale, endocrino, gastrointestinale, immunitario, riproduttivo e nervoso. In particolare, il sistema nervoso centrale è il principale bersaglio biologico: anche a bassi livelli, il piombo può nuocere allo sviluppo delle capacità di ragionamento, di memoria e intellettuali di feto, neonati e bambini. I principali alimenti che possono contenere piombo sono: latte e latticini, carni, cereali e legumi, ortaggi, prodotti ittici ma anche l’acqua. Potrebbe anche essere ceduto dai materiali che entrano a contatto con gli alimenti. Ma alla ‘via alimentare’, si somma il quantitativo di piombo accumulato nell’organismo a causa di aree inquinate e di processi produttivi. Attualmente, secondo gli studi dell’ISS, l’esposizione al piombo della popolazione italiana è limitata.

Mercurio

Il mercurio è una sostanza tossica presente in natura nella sua forma elementare e inorganica, che può essere convertita biologicamente in composti organici. Tra questi, il metilmercurio è la forma che preoccupa di più gli esperti, perché si accumula nell’organismo attraversando la placenta e le barriere a protezione del nostro cervello, dove si accumula. L’effetto negativo del metilmercurio è, infatti, la tossicità per il sistema nervoso. A livello alimentare sembra essere presente in particolare nel pesce, per questo l’EFSA (Ente europeo di sicurezza alimentare) suggerisce di ridurre il consumo, soprattutto in gravidanza e nella prima infanzia, di grandi pesci predatori come ad esempio il pesce spada, il tonno, il luccio. Sì alla sostituzione con il pesce azzurro o le orate, che presentano concentrazioni più basse di metilmercurio.

Arsenico

L’intossicazione può portare, oltre a diarrea, vomito e dolori gastrointestinali anche insensibilità agli arti e crampi e contrazioni muscolari fino al blocco dei muscoli cardiaci e respiratori. Le forme inorganiche, una volta ingerite o inalate, sono ben assorbite dall’organismo che riesce comunque a trasformarle in composti organici, poi facilmente eliminati nelle urine. Invece, i composti organici sono generalmente poco assorbibili ed eliminati. L’arsenico (inorganico) può essere naturalmente presente nelle falde acquiferee quindi nell’acqua potabile in mancanza di adeguati impianti di depurazione. In generale, può essere presente negli alimenti come pesce e frutti di mare o alimenti di origine vegetale come alcune alghe commestibili, nel riso integrale e nei cereali (soprattutto frumento) e nei prodotti che ne derivano, nel latte e nel caffè.

Cromo

Gli effetti sulla salute, legati alla sua esposizione, dipendono prevalentemente dalla forma in cui si trova il cromo e dalle caratteristiche chimico-fisiche della sostanza che lo contiene. Ad esempio, il cromo III è considerato un oligoelemento, essenziale nella dieta umana in quantità minime, per il metabolismo del glucosio. Ma è il cromo VI che può dare problemi di salute dalla dermatite allergica fino al cancro.

Diagnosi e trattamento contro l’intossicazione

Per diagnosticare l’intossicazione da metalli pesanti, il medico terrà conto dei sintomi riferiti dal paziente e effettuerà una serie di esami: esami del sangue, esami delle urine, esame dei capelli, analisi dei tessuti e radiografie. Il trattamento è la chelazione, cioè si somministra una sostanza, chiamata agente chelante, per via orale, sottocutanea o endovenosa che circonda e si lega al metallo nei tessuti del corpo formando un complesso. Esso viene filtrato ed escreto nelle urine. I più comuni agenti chelanti sono: la deferoxamina, il calcio disodioedetato, la penicillamina e il DMSA. Per gestire i sintomi acuti si utilizzano medicinali sintomatici e si cerca di reidratare il paziente. Infine, è fondamentale identificare, eliminare o allontanarsi dalla fonte di esposizione.

Il controllo dei metalli pesanti

Le misure messe in atto per tenere controllate le concentrazioni dei metalli pesanti si basano sull’individuazione di limiti specifici indicati nelle normative di riferimento. Diversi enti analizzano i livelli e valutano i rischi sulla salute umana dell’intossicazione da metalli pesanti come l’Arpa regionale, ma anche l’ISS e autorità internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’EFSA. Per prevenire è fondamentale che a tutti i livelli vengano messe in pratica le corrette misure protettive:

  1. applicare le norme ambientali con il rispetto degli standard di sicurezza per la riduzione delle emissioni e della contaminazione industriale.
  2. attuare misure di protezione e controlli sanitari regolari per i lavoratori soprattutto nei settori ad alto rischio.
  3. scegliere prodotti privi di metalli pesanti e promuovere un’etichettatura trasparente.

 

Fonti:
ISS- Metalli pesanti negli alimenti

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