NSE (Enolasi Neurone Specifica): cosa indica questo marker?

Per molti versi possiamo dire che il nostro organismo è paragonabile ad una vera e propria macchina che funziona grazie alla combinazione dei diversi sistemi di cui e composto, ma soprattutto grazie ai processi chimici interni.

Oggi ti spieghiamo che cos’è l’NSE, ossia l’Enolasi Neurone Specifica, l’enzima glicolitico più diffuso che prende parte alla catalizzazione di svariate reazioni chimiche e che viene utilizzato come marker. Vediamo bene a che cosa serve questa analisi del sangue per il dosaggio di questo enzima e quali sono i valori di cui preoccuparsi.

Che cosa sono le enolasi?

Prima parlare dell’NSE nello specifico, è il caso di soffermarci un attimo per capire bene che cosa sono le enolasi e a cosa servono. Innanzitutto quando parliamo di enolasi ci riferiamo ad un particolare enzima che catalizza la trasformazione dell’acido fosfo-2-glicerico in fosfoenolpiruvato.

In pratica l’enolasi è capace di provocare la disidratazione di queste due sostanze, ossia rimuove la molecola d’acqua che vi si trova per completare la trasformazione del glucosio in due molecole di piruvato, processo comunemente conosciuto con il termine di glicolisi.

All’interno del nostro organismo ci sono diversi tipi di enolasi, più precisamente ne sono 5. Queste enolasi hanno tutte lo stesso meccanismo ma ogni enzima è specifico per un tipo diverso di substrato.

Vediamo adesso come funziona l’enolasi neurone specifica, ossia l’enolasi specifica per i tessuti neuronali, cioè del nostro sistema nervoso che, come saprai, è uno dei più importanti del nostro corpo.

Voltiamo pagina per approfondire.

Che cos’è l’enolasi neurone specifica (NSE)? A cosa serve?

Come abbiamo già accennato in precedenza, l’NSE è il tipo di enolasi fondamentale per i tessuti neuronali, ma anche per quelli neuroendocrini ed è difficile che si trovi in altri tessuti.

L’esame del sangue per il dosaggio di NSE, di conseguenza, è molto importante per la valutazione di eventuali malattie che comportano una distruzione neurale. Infatti, alti livelli di questo parametro potrebbero condurre il medico ad una diagnosi di queste condizioni patologiche.

Si tratta di un esame importantissimo perché, soprattutto nel caso di malattie neurodegenerative, la distruzione di questi neuroni può avvenire anche molto rapidamente, anche se non sempre è così.

Come funziona l’esame per l’Enolasi Neurone Specifica?

Avrai sicuramente intuito che per valutare i livelli di NSE nel sangue dovrai sottoporti ad un prelievo ematico che generalmente viene fatto da una vena del braccio.

In linea di massima non ci sono particolari regole da rispettare prima di fare l’esame, puoi anche permetterti di fare una ricca colazione prima del prelievo ed in ogni caso è necessario attenerti sempre e comunque ai consigli del tuo medico.

Quando viene prescritto questo tipo di esame?

Prima di andare a vedere quali sono i casi più diffusi in cui il medico ritiene necessario eseguire questo tipo di esame, ricordati che non si tratta assolutamente di un test diagnostico e spesso è necessario sottoporsi ad altri esami di controllo per fare il quadro della situazione

I motivi principali che porteranno il tuo medico a prescriverti l’esame per l’NSE sono i seguenti:

  • Nel caso in cui sospetta la presenza di una demenza a progressione rapida (ad esempio la malattia di Creutzfeldt-Jakob sulla quale ci soffermeremo meglio in seguito);
  • L’esame dell’NSE viene spesso prescritto come esame di controllo per la diagnosi di alcuni tumori;
  • Quando bisogna monitorare la terapia che il paziente sta seguendo per il trattamento di eventuali tumori.

Infine, l’esame dell’NSE è spesso utilizzato per valutare la presenza di una recidiva di un tumore che è già stato sconfitto in passato.

Quali sono i valori di riferimento per l’NSE?

Sarai sicuramente a conoscenza del fatto che i valori di riferimento di un esame, soprattutto nel caso di un prelievo ematico, possono variare di laboratorio in laboratorio, anche se minimamente.

Per cui, la cosa migliore è sempre quella di tener conto solo dei valori che sono riportati sul tuo referto e, se hai la necessità di fare confronti con altri esami, è consigliabile che ti rivolgi sempre allo stesso laboratorio di analisi.

Detto questo, vediamo adesso quali sono i valori di riferimento per l’esame dell’NSE:

  • Si considera alto un valore maggiore di 30 ng/mL;
  • Si considera come valore indeterminato quello compreso tra 15 e 30 ng/mL;
  • Si considera valore normale quello inferiore o uguale a 15 ng/mL.

Di conseguenza, possiamo dire che gli unici valori di cui dobbiamo preoccuparci sono quelli che superano la soglia massima. Infatti, bassi livelli di NSE non sono assolutamente motivo di allarmismi.

Ci sono dei fattori che possono influenzare l’esito dell’esame?

Quando ti sottoponi ad un esame per l’NSE è indispensabile che il personale di laboratorio sia estremamente preciso e attento. Infatti, questo tipo di test è spesso soggetto ad errori, soprattutto quelli che riguardano la modalità di esecuzione dello stesso.

Nel caso di errori, o comunque nel caso di risultati falsati, sicuramente ti faranno ripetere l’esame. In ogni caso, il fattore principale che porta ad ottenere un falso risultato è sicuramente l’emolisi.

Oltre all’emolisi, però, possono insorgere altri fattori che influenzano l’esito di questo tipo di esame. Tra i più frequenti ricordiamo sicuramente quelli citati in seguito:

  • Se il paziente è affetto da una insufficienza epatica;
  • Recenti convulsioni epilettiche;
  • Se il paziente è affetto da una insufficienza renale in stadio avanzato;
  • In una condizione di anemia emolitica;
  • La presenza di autoanticorpi o la presenza di anticorpi eterofili;
  • Presenza di lesioni cerebrali.

Proprio perché questo esame spesso riporta dei falsi positivi, è necessario ripeterlo più volte, come abbiamo detto, sempre presso lo stesso laboratorio di analisi e sempre con la stessa modalità di esecuzione.

Che cosa succede quando l’NSE risulta troppo alto?

Abbiamo già accennato al fatto che il risultato dell’NSE desta preoccupazioni particolari solo nel caso in cui è più alto dei valori di riferimento. Per questo motivo il medico ti farà fare ulteriori accertamenti prima di fornirti una diagnosi ben precisa.

In linea di massima le condizioni patologiche che portano ad un aumento di NSE sono quelle citate in seguito:

  • Presenza di alcune malattie polmonari;
  • Malattia di Creutzfeldt-Jakob;
  • Neuroblastoma;
  • Tumori del sistema neuroendocrino;
  • Tumore del polmone a piccole cellule;
  • Distruzione neuronale rapida;
  • Tumori del SNC (sistema nervoso centrale);
  • Malattie ai polmoni;
  • Eventuali attacchi epilettici;
  • Un ictus;
  • Una demenza progressiva rapida;
  • L’encefalite;
  • Lesioni al cervello.

Alti livelli di NSE, anche minimi, possono indicare una demenza a decorso piuttosto lento, per questo motivo è di estrema importanza sottoporsi ad altri esami in questi casi.

Di solito, per arrivare ad una diagnosi finale e precisa, il medico si basa anche sulla storia clinica del suo paziente, oltre che gli esami di neuroimaging come la risonanza magnetica e l’elettroencefalogramma.

Che cos’è la malattia di Creutzfeldt-Jakob? Quali sono i sintomi?

La malattia di Creutzfeldt-Jakob è una delle cause principali di un aumento dei livelli dell’NSE e può portare anche ad una demenza progressiva rapida e fatale.

Possiamo dire che questa forma di demenza fino a più di trenta anni fa era quasi sconosciuta e non tutti riuscivano a capirne il meccanismo. Oggi, fortunatamente, la ricerca ha fatto progressi consistenti per spiegare bene come funziona.

Si tratta della più famosa encefalopatia spongiforme trasmissibile, ossia una malattia da prioni, con tutte le sue varianti, che comprendono un vastissimo numero di condizioni patologiche che possono infettare anche gli organismi animali, non solo quelli umani.

Come tutte le malattie da prioni, anche la malattia di Creutzfeldt-Jakob ha un periodo di incubazione molto lungo che, a volte, può durare anche anni, e la gravità tende ad aumentare con il tempo, portando l’individuo alla morte.

Nella maggior parte dei casi essa si contrae attorno ai 40 anni ed è molto difficile stabilire quali sono le cause che hanno portato il paziente a contrarre questa malattia. Tuttavia si è registrato un 15% dei casi in cui la malattia aveva un’origine familiare con esordio precoce.

Inoltre, la malattia di Creutzfeldt-Jakob può comparire in forma iatrogena, in seguito al contatto con materiale biologico, ad esempio nel caso di procedure chirurgiche oppure a causa di una strumentazione neurochirurgica infetta.

Come ultima causa della malattia di Creutzfeldt-Jakob, ma non per questo meno importante, ricordiamo che essa può essere contratta anche ingerendo del cibo di derivazione animale poco cotto o, comunque, crudo che sia contaminato dalla sua forma bovina, comunemente conosciuta come il morbo della mucca pazza.

In ogni caso è abbastanza difficile non distinguere i sintomi con i quali è solita manifestarsi la malattia di Creutzfeldt-Jakob, tra i più importanti troveremo sicuramente quelli citati in seguito:

  • Atrofia muscolare;
  • Episodi di convulsioni;
  • Presenza di alcune allucinazioni;
  • Difficoltà consistenti nel parlare (afasia);
  • Perdita di equilibrio;
  • Sensazione di affaticamento e sonnolenza;
  • Vista offuscata;
  • Paralisi muscolare;
  • Astenia;
  • Agnosia, ossia l’incapacità di riconoscere gli oggetti (probabilmente a causa della vista offuscata);
  • Perdita della coordinazione nei movimenti;
  • Depressione;
  • Difficoltà consistenti nel concentrarsi;
  • Sensazione di disorientamento temporale e spaziale;
  • Umore instabile;
  • Perdita del sonno;
  • Perdita della memoria;
  • Visione doppia;
  • Vertigini frequenti;
  • Aprassia.

Per tutto ciò che abbiamo detto sopra, ovviamente, è assolutamente necessario che ti rivolgi al tuo medico per fare dei controlli nel momento in cui pensi che si stiano manifestando i sintomi della malattia di Creutzfeldt-Jakob in quanto la situazione potrebbe aggravarsi molto.

Condividi su: