Lo scrittore Oscar Wilde NON è morto di sifilide

Per molti anni la prematura scomparsa dello scrittore e poeta irlandese Oscar Wilde è stata imputata alla sifilide, che avrebbe indotto la meningoencefalite che lo portò alla morte all’età di 46 anni il 30 novembre 1900.

Arriva ai media solo nel 2000 la notizia di uno studio intitolato “Oscar Wilde’s terminal illness: reappraisal after a century” pubblicato sulla rivista scientifica ”The Lancet” e condotto dai ricercatori Robins e Sellars, secondo i quali l’ipotesi della sifilide non sarebbe stata supportata da nessun elemento scientifico serio.

La meningoencefalite fatale sarebbe stata invece conseguenza di un’otite media, sopraggiunta durante il periodo di prigionia e divenuta cronica per le poche cure ricevute nel carcere di Reading. Secondo gli autori, l’otite di Wilde era andata incontro a complicazioni mastoidee, tanto che un mese prima della morte lo scrittore era stato sottoposto a mastoidectomia, un’operazione chirurgica all’avanguardia per l’epoca, che prevede l’apertura dell’antro della mastoide per rimuovere le parti di tessuto oggetto di suppurazione.

Oscar Wilde otite
Otite di Oscar Wilde

In realtà già in un articolo del 1958 dal titolo “The Last Illness of Oscar Wilde” pubblicato   su Proceedings of the Royal Society of Medicine, Terence Cawthorne riportava:
The certified cause of death was cerebral meningitis and almost all who knew him felt that his mode of living contributed towards his death at the early age of 46. With the exception of Frank Harris, none of his biographers who have dealt with the cause of his death have doubted that neurosyphilis was responsible for his terminal illness and that persistent alcoholic excess hastened his end. This I do not believe, because, without wishing in any way to condone or deny his habits, I think that a careful study of his life and of his last illness must lead to the conclusion that he died of nothing less than an intracranial complication of suppurative otitis media. […] In those days the part played by chronic ear disease in the causation of terminal intracranial infection was rarely appreciated; so it is not surprising that his death was attributed to his folly and self-indulgence which were obvious, rather than to an obscure ear infection which he himself had always concealed.

Traduzione: La causa certificata di morte era meningite cerebrale e quasi tutti quelli che lo conoscevano sentivano che il suo modo di vivere avesse contribuito alla sua morte all’età di 46 anni. Con l’eccezione di Frank Harris, nessuno dei suoi biografi che hanno affrontato la causa della sua morte dubitava che la neurosifilide fosse responsabile della sua malattia terminale e che l’alcolismo avesse affrettato la sua fine. A questo non credo, perché, senza voler in alcun modo condonarlo o negare le sue abitudini, io penso che uno studio attento della sua vita e della sua ultima malattia debba portare alla conclusione che morì nientemeno che per una complicazione intracranica di un’otite media suppurativa. […] A quei tempi il ruolo giocato dall’otite cronica come causa di infezione intracranica fatale è stato raramente riconosciuto; così non sorprende che la sua morte sia stata attribuita alla sua follia e all’autoindulgenza che erano evidenti, piuttosto che a un’oscura infezione all’orecchio che lui stesso aveva sempre nascosto.

Otite: i sintomi da non sottovalutare

La storia di Oscar Wilde ci insegna a prestare un’attenzione maggiore al comune mal d’orecchio, che non deve essere trascurato e richiede visita otoscopica soprattutto se accompagnato da febbre, vertigini, nausea, mal di testa e stati confusionali.

La terapia antibiotica ha notevolmente ridotto la frequenza di complicanze dell’otite media, tuttavia è di vitale importanza rimanere consapevoli del possibile sviluppo di complicanze tra cui paralisi facciale, mastoidite acuta, perdita dell’udito, meningite otogena e ascesso cerebrale fino alla morte, come riportato nell’articolo qui pubblicato sulla rivista Current Neurology and Neuroscience Reports.

L’otite può portare alla morte?

L’otite di per sé non è fatale, ma può diventarlo laddove sopraggiungano complicanze a livello del sistema nervoso centrale o se l’infezione raggiunge altri organi, come nel caso delle mastoiditi in cui l’infezione si estende dall’orecchio medio all’osso circostante, la mastoide. Le mastoiditi non riconosciute in tempo possono causare sepsi, meningite e ascesso cerebralo, caratterizzato dalla presenza di una sacca di pus nel cervello.

Laddove un ascesso cerebrale venga riconosciuto, Michael J. Hutz e Dennis M. Moore del Dipartimento di Otorinolaringoiatria del Loyola University Medical Center spiegano come la maggior parte degli ascessi cerebrali possa essere drenata e trattata con antibiotici per via endovenosa. Inoltre, grazie alle moderne tecniche neurochirurgiche, negli ultimi 50 anni il tasso di morte per ascessi cerebrali in tutto il mondo è sceso dal 40% al 10% e il tasso di recupero completo è aumentato dal 33% al 70%.

Familiarità nell’otite

È stata osservata una familiarità nello sviluppo di otiti, imputata a cause genetiche e socio-economiche.  Purtroppo lo sapeva bene la famiglia di Oscar Wilde: secondo quanto riportato nello studio di Robins e Sanders, problemi alle orecchie non erano una novità nella famiglia dello scrittore, visto che alla fine dell’800 suo padre era stato sottoposto a un intervento all’orecchio. A soli due mesi di distanza dalla morte di Wilde, anche Vyvyan Holland, il secondo figlio di Oscar Wilde e di Constance Lloyd, si opererà per infezione all’osso mastoide.

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