Febbre emorragica boliviana da Machupo: cause, sintomi e trattamento

La febbre emorragica boliviana da virus Machupo (conosciuta anche con i nomi di “febbre di Ordog“, “tifo nero” e con l’acronimo “BHF“) è una malattia infettiva endemica di alcune aree delle Bolivia. Non deve essere confusa con la febbre emorragica da virus Chapare, che sebbene sia chiamata con un nome affine è causata da un diverso agente patogeno. Le due patologie presentano tuttavia diverse affinità, come per esempio le modalità di trasmissione e la sintomatologia.

Vediamo quali sono le principali caratteristiche della BHF, come si può curare e in che modo è possibile prevenire il contagio.

Febbre emorragica boliviana da Machupo: cause e sintomatologia

La prima epidemia accertata di febbre emorragica boliviana si verificò nel 1962 nel nord del paese latinoamericano, e un anno più tardi fu isolato l’agente patogeno che la causò: il virus Machupo (o “Machupo mammarenavirus“), un virus a RNA appartenente alla famiglia degli arenavirus, del genere “mammarenaviridae“. Negli ultimi 60 anni si sono verificati focolai di febbre di Ordog in molte zone della Bolivia, specialmente nelle province di Mamoré e Iténez, nelle quali la malattia è endemica.

In passato si riteneva erroneamente che la malattia fosse trasmessa dalle zanzare, ma si scoprì in seguito che il serbatoio naturale e vettore virale del patogeno sono i roditori, in particolare quelli della specie “Calomys callosus, meglio conosciuti con il nome di grandi topi del vespro boliviani. Il contagio avviene nel momento in cui il soggetto entra in contatto con feci o saliva del roditore infetto. È possibile contrarre il virus anche se si entra in contatto con liquidi corporei o materiale ematico di pazienti infetti e sintomatici, ma si tratta di casi alquanto rari.

La sintomatologia della febbre emorragica boliviana da Machupo è simile a quella di altre malattie causate dai mammarenavirus e include (fonte):

  • Febbre alta;
  • Mialgia;
  • Malessere fisico;
  • Nausea;
  • Vomito (contenente sangue);
  • Diarrea;
  • Convulsioni;
  • Encefalite;
  • Sanguinamento delle gengive;
  • Brividi;
  • Petecchie;
  • Confusione.

Il tasso di mortalità medio della febbre emorragica boliviana da Machupo varia tra il 20% e il 25%.

Le analogie con la febbre emorragica di Chapare

Come anticipato, le due febbri emorragiche endemiche della Bolivia presentano diverse analogie:

  • Gli agenti patogeni che le cause sono entrambi dei mammarenavirus;
  • Presentano entrambe un elevato tasso di mortalità;
  • La sintomatologia è molto simile e sovrapponibile;
  • La trasmissione tra gli esseri umani è possibile, ma estremamente rara;

Si pensa che tutte queste similitudini tra le due patologie potrebbero aver occultato alcuni focolai di febbre emorragica di Chapare, i quali sarebbero stati erroneamente etichettati come epidemia di febbre di Ordog. Si tratta tuttavia di un’ipotesi non ancora confermata.

La febbre emorragica da virus Machupo si trasmette in seguito al contatto con saliva o feci di roditori infetti, mentre per quanto riguarda il virus Chapare, sono in corso accertamenti per identificarne il serbatoio biologico e il vettore del contagio. Si presume si tratti di specie di roditori, in quanto animali del genere sono spesso serbatoi di altri mammarenavirus.

Trattamento e prevenzione dell’infezione

Al pari di molte altre febbri emorragiche causate dai mammarenavirus, non esiste una terapia mirata contro l’infezione da virus Machupo. Nel corso delle epidemie di BHF le terapie di supporto delle funzioni vitali si sono mostrate efficaci nel limitare i decessi tra i pazienti positivi al virus. È ancora oggetto di dibattito la somministrazione del farmaco ribavirina per favorire la guarigione dalla febbre emorragica. Questo antivirale ha mostrato una parziale efficacia nei confronti dell’infezione da Lassa mammarenavirus, il patogeno della febbre di Lassa, tuttavia non si dispone di dati sufficienti per poterne confermare gli effetti benefici anche sui pazienti BHF (fonte).

Non esiste un vaccino contro il virus Machupo, anche se pare che il vaccino sviluppato contro il virus Junin – un mammarenavirus che causa la febbre emorragica argentina – possa determinare la reattività crociata contro il patogeno della febbre emorragica boliviana. Si precisa che la reattività crociata si verifica nel momento in cui gli anticorpi di un particolare allergene identificano e attaccano un allergene di un’altra specie. Nel caso dei virus Junin e Machupo, sembrerebbe che il vaccino sviluppato per prevenire l’infezione causata dal primo mammarenavirus possa agire anche contro il secondo. Si è però ancora in attesa di ulteriori evidenze scientifiche a sostegno di questa tesi.

Non potendo prevenire l’infezione per mezzo di un vaccino, le misure di prevenzione sono focalizzate sul contatto con i roditori vettori del virus. Si consiglia quindi di:

  • Non entrare in contatto con saliva o feci di roditori;
  • Igienizzare le superfici o i luoghi in cui potrebbero aver vissuto;
  • Non consumare cibo o acqua che potrebbero essere stati contaminati dai roditori;
  • Proteggersi mani e viso se si assiste un paziente con BHF.
Condividi su: