La storia di Miklós Nyiszli, il medico ebreo assistente di Mengele

Strano destino quello del medico ebreo-ungherese Miklós Nyiszli (1901-1956), deportato ad Auschwitz nel maggio del 1944.

Miklós Nyiszli fu scelto come assistente dal dottor Josef Rudolf Mengele, il cosiddetto “Angelo della Morte“, oggi considerato uno dei più efferati criminali di guerra tedeschi.

Il dottor Nyiszli divenne suo malgrado anatomo-patologo per Mengele e testimone degli esperimenti di eugenetica compiuti dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

La testimonianza di Miklós Nyiszli

Miklós Nyiszli, terminata la guerra, avrebbe raccontato la propria storia in un libro-testimonianza divenuto celebre, dal titolo Memorie di un medico deportato ad Auschwitz (1946). La testimonianza di Nyiszli in Italia è stata pubblicata da edizioni Esperidi sotto il titolo più pregnante Sono stato l’assistente del dottor Mengele. Attualmente il libro, con la traduzione di Augusto Fonseca, è alla sua quinta pubblicazione.

Uno scritto dal forte valore documentario che oggi rappresenta una testimonianza preziosa e raccapricciante delle ricerche mediche condotte nei lager nazisti.

Gemelli, storpi, nani, deformi venivano passati in rassegna dalle SS e in seguito condotti alla famigerata baracca degli esperimenti gestita dal Sonderkommando, dove operava il dottor Mendele. Miklós Nyiszli fu nominato suo patologo e ne divenne il primo chirurgo. In qualità di assistente del medico nazista, Nyiszli osservò tutto quanto accadde all’interno di quei luoghi segreti e, anni dopo, lo raccontò sotto forma di testimonianza.

In occasione della Giornata della Memoria ripercorriamo la storia di Miklós Nyiszli, da deportato a medico di Auschwitz.

Miklós Nyiszli: la vita

Il dottor Miklós Nyiszli inizia la propria testimonianza presentandosi, dicendo nome, data e luogo di nascita, come se si trovasse sul banco di un tribunale. Forse, raccontando la propria storia, sperava di liberarsi dal peso di quanto visto.

Il mio nome è Miklós Nyiszli. Sono nato il 17 giugno 1901 a Szilágysomlyó, città della Romania nel distretto di Sălaj, nella regione della Transilvania.

Nyiszli narra la propria vita, che al principio è simile a quella di molte altre persone al mondo. Un’infanzia normale, in una famiglia come tante. Fin da bambino Nyiszli sognava di poter fare il medico, di salvare delle vite. E così in effetti fece, studiando Medicina e chirurgia in Germania. Iniziò a praticare la professione subito dopo la laurea.

La deportazione ad Auschwitz

La sua vita era quella di un uomo fortunato, almeno fino a quando non scoppiò la guerra. Miklós Nyiszli visse con la sua famiglia in Ungheria fino al maggio del 1944, anno in cui la sua vita cambiò per sempre. Durante il regime di Horthy-Döme Sztójay fu arrestato a causa delle sue origini ebraiche, assieme alla moglie e alla figlia.

Di quel momento riporta nella sua autobiografia:

Il mio corpo, la mia anima, il mio entusiasmo, i miei sogni, quelli di un uomo comune, sono stati caricati su un treno in partenza per la Polonia, con destinazione Auschwitz. Tutta la mia vita fu cancellata in un istante.

Arrivato ad Auschwitz, Nyiszli si offrì volontario come medico e fu assegnato per il servizio di assistenza sanitaria alle baracche del settore 12. Qui venne notato da Josef Mengele per la sua abilità professionale, fu da questi aggregato come medico anatomo-patologo al dodicesimo Sonderkommando e trasferito nel crematorio numero 1.

Il suo compito era quello di allestire una sala per le autopsie fornita delle più moderne attrezzature reperibili. In quella sala, Nyiszli ancora non poteva saperlo, si sarebbero svolti i più efferati esperimenti di eugenetica compiuti dai nazisti.

Gli esperimenti di Mengele

Josef Mengele, l’Angelo della Morte, uccideva con il solo scopo di far sottoporre ad autopsia il paziente che aveva prescelto, al fine di individuare in lui la chiave che dimostrasse la veridicità delle teorie eugenetiche sostenute dal Nazionalsocialismo. Il dottor Nyiszli era costretto a lavorare, come medico anatomopatologo, alle dipendenze di Mengele in una sala circondata da vetri. Il dottor Mendele osservava ogni sua mossa, attendendo con trepidazione i risultati delle sue analisi.

Erano numerosi anche gli esperimenti praticati sui pazienti ancora in vita, soprattutto gemelli o nani. Venivano effettuate analisi del sangue, punture lombari, trasfusioni. Molte volte, racconta Nyiszli, i gemelli venivano uccisi insieme in una “morte simultanea”.

Tramite questi esperimenti raccapriccianti il dottor Mengele intendeva provare la superiorità scientifica e genetica della razza ariana. Ma non pervenne mai a nessuna conclusione certa. Miklós Nyiszli era come un burattino tra le sue mani, incapace di ribellarsi, ridotto a guardare l’orrore. Era un medico, ma non poteva salvare né curare i suoi pazienti. 

La liberazione di Miklós Nyiszli

Miklós Nyiszli si salvò dall’inferno di Auschwitz. Il 18 gennaio 1945 riuscì a sfuggire alla morte, camminando insieme agli altri prigionieri in una di quelle marce estenuanti in direzione di Mauthausen. Le cosiddette “marce della morte” furono frequenti nel corso degli sgomberi di Auschwitz dovuti all’avanzata dall’armata russa.

La sua vita da prigioniero finì ufficialmente il 5 maggio del 1945 quando l’esercito statunitense liberòi deportati trasferiti nei sottocampi di Melk und der Donau.
Il dottor Nyiszli riuscì a riunirsi alla sua famiglia, alla moglie e alla figlia, ma non dimenticò mai l’orrore di ciò che aveva visto. Tentò di dimenticare, ma era impossibile, allora decise di raccontare la propria storia e farne testimonianza. Le urla dei prigionieri, diceva, lo accompagnavano persino nel sonno.
Il dottor Miklós Nyiszli morì il 5 maggio 1956, distrutto dal peso di ciò che aveva vissuto. La sua ultima consapevolezza fu che grazie alla sua coraggiosa testimonianza aveva contribuito a far conoscere al mondo una parte delle mostruosità compiute dal nazismo di Hitler.
Condividi su: