Segni e sintomi: cosa significano in medicina e differenze

I termini “segni” e “sintomi” nel linguaggio comune sono spesso confusi tra loro e ritenuti sinonimi, tuttavia in medicina designano due realtà ben diverse.

È importante fare una distinzione terminologica chiara, perché segni e sintomi sono due fattori indispensabili per effettuare una corretta diagnosi ed è bene che anche i pazienti sappiano utilizzare il giusto lessico e l’esatta nomenclatura nel rivolgersi a un medico specialista.

Segni e sintomi: le differenze

Partiamo dal presupposto che qualsiasi disturbo organico e funzionale del nostro corpo si presenta con segni e sintomi ben precisi. Nel lessico clinico si distinguono

  • i “segni“, come quei dati oggettivi che derivano dall’esame medico,
  • i “sintomi” sono i dati soggettivi riferiti dal paziente. 

I segni risultano da un esame medico approfondito sul corpo del paziente, i sintomi invece sono soggettivi e riguardano soprattutto la percezione di quest’ultimo. Per distinguere i due termini con maggiore facilità si è soliti ricorrere all’esempio: i segni sono ciò che il medico vede, mentre i sintomi sono ciò che il paziente sente.

Etimologia e derivazioni di segni e sintomi

Approfondendo la derivazione etimologica delle due parole è possibile fare una distinzione più chiara dal punto di vista linguistico.

Il termine “segno” deriva infatti dal latino signum che letteralmente significa indizio, marchio, prova e rimanda alla concretezza e all’oggettività dell’elemento.

La parola “sintomo“, invece, trae origine dal greco symptoma, traducibile con avvenimento fortuito, coincidenza, da cui deriva anche il verbo sympiptein – accadere.

In ambito strettamente medico esiste una disciplina deputata allo studio dei segni clinici di una malattia, la semeiotica (o semiologia). La semeiotica diventò una branca ufficiale della medicina grazie a Galeno, allievo del celebre Ippocrate.

L’analisi dei segni clinici

Lo studio della semeiotica comprende uno svariato campionario di segni clinici, che sono distinguibili in:

  • Segni prognostici: indicano la possibile evoluzione dello stato di salute del paziente. Il più celebre è la cosiddetta facies hippocratica, che designa il volto dei moribondi.
  • Segni anamnestici: indicano l’esistenza di una determinata malattia o condizione che pregiudica allo stato attuale la vita del paziente. Ad esempio, una paralisi o un disturbo della deambulazione degli arti inferiori.
  • Segni diagnostici: portano direttamente all’identificazione e al riconoscimento di una determinata patologia.

L’importanza dei sintomi

I sintomi descritti, a differenza dei segni, possono essere spesso imprecisi e poco chiari, non avendo il paziente conoscenze specifiche in materia. Tuttavia spesso la sintomatologia è l’unico modo per individuare una malattia che all’apparenza non presenta segni evidenti.

Sono infatti definiti sintomi patognomici, o sintomi guida, quelli che rimandano direttamente a una patologia specifica. Questi ultimi si suddividono in:

  • “sintomi perfetti” quando riportano con esattezza a una determinata malattia;
  • “sintomi imperfetti” se l’assenza di un certo sintomo non esclude necessariamente la presenza di una patologia.

I sintomi tra medicina e psicologia

I sintomi, proprio per la loro natura soggettiva, rappresentano un argomento ambivalente tra medicina e psicologia trovandosi così in bilico tra le due discipline. Molto spesso la presenza un sintomo, in assenza di un segno ad esso annesso, può comportare un disturbo psicologico. In psicologia infatti è detto sintomo analitico, nella definizione freudiana, un segnale che rimanda a vicende e trascorsi sepolti nell’inconscio del soggetto. Alcuni malesseri della psiche, quali l’isteria, la schizofrenia o più banalmente gli attacchi di panico, sono infatti preannunciati da sintomi specifici.

In medicina, invece, il sintomo è sempre sottoposto a un’analisi oggettiva, quindi alla cosiddetta “clinica dello sguardo”. Tuttavia una nuova branca della medicina, la medicina psicosomatica, si occupa proprio di analizzare le connessioni tra sintomi somatici – quindi le manifestazioni fisiche rilevate dal paziente – e le possibili cause psicologiche. Questo ambito della medicina tiene quindi conto dello stato emotivo del paziente e dell’influsso della psiche sull’organismo.

La corretta distinzione tra segni e sintomi in questi casi si rivela fondamentale nel formulare una corretta diagnosi e prescrivere la giusta cura al paziente. Ecco perché conoscere l’esatta terminologia è importante.

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