Il virus Nipah è un patogeno che appartiene al genere Henipavirus. Si tratta di un virus che desta particolare preoccupazione in quanto capace di provocare infezioni, anche di forma grave, sia negli animali che nell’uomo.
Questo tipo di patogeno viene definito “zoonotico”, ossia che causa “zoonosi”, infezioni che si possono trasmettere dagli animali all’uomo.
I serbatoi naturali del virus sono i pipistrelli della frutta, in particolare quelli del genere Pteropus, e le volpi volanti.
Questi animali si trovano in molte aree del Sud-est asiatico, dell’India e delle isole dell’Oceano Indiano, rendendo queste zone particolarmente vulnerabili alla diffusione del virus.
In questo articolo parliamo di:
Quali sono le persone più a rischio?
La capacità del virus Nipah di infettare animali domostici, come maiali e cavalli aumenta il suo potenziale rischio di trasmissione della malattia anche agli esseri umani, soprattutto per gli operatori che lavorano a stretto contatto con questi animali, come allevatori, agricoltori e veterinari.
L’infezione può originarsi per contatto con animali infetti, ma anche tramite il consumo di alimenti contaminati dai fluidi corporei di questi animali, come la saliva o l’urina dei pipistrelli della frutta, che possono contaminare frutti e altre colture alimentari.
Storia delle epidemie e contesto epidemiologico
Il virus Nipah è comparso nel 1999 in Malesia. Fin da quel momento ha causato diversi episodi epidemici, in molte aree geografiche del Sud-Est Asiatico, tra cui Bangladesh e India.
Le epidemie registrate finora sono state confinate a queste regioni, tuttavia il potenziale di diffusione del virus è particolarmente significativo, specialmente perché la trasmissione tra esseri umani, anche se poco frequente, è un evento possibile.
Questo fatto rende il virus Nipah una minaccia globale, in quanto potrebbe, in condizioni particolari, causare focolai epidemici più vasti o addirittura pandemici.
Un altro aspetto preoccupante di questo patogeno è il tasso di mortalità che rimane particolarmente elevato, variando tra il 40% e il 75% a seconda del ceppo virale e delle condizioni sanitarie locali. Questi numeri rendono il Nipah una delle malattie infettive più letali conosciute.
In relazione a questa mortalità cosi elevata e alla difficoltà nel contenerne la diffusione, , l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito il virus Nipah nella lista dei patogeni con il più alto potenziale di causare epidemie globali.
L’attuale situazione in India
In India, lo stato del Kerala è stato recentemente teatro di un nuovo focolaio di infezioni da virus Nipah, con almeno due morti confermate. Le autorità locali hanno risposto immediatamente, ripristinando l’obbligo di indossare le mascherine anche all’aperto e chiudendo temporaneamente scuole e università per limitare la diffusione del virus.
Oltre 150 persone che erano entrate in contatto con le vittime sono state messe sotto sorveglianza sanitaria stretta, e le autorità sanitarie locali stanno lavorando per tracciare tutti i contatti diretti e indiretti delle persone infette. Nonostante queste misure preventive, la minaccia resta concreta, poiché l’incapacità di curare efficacemente il virus rende difficile il controllo delle epidemie.
Modalità di trasmissione: qual è?
La trasmissione del virus Nipah si trasmette principalmente tramite il contatto diretto con animali infetti o con i loro fluidi corporei.
In alcuni casi l’infezione può verificarsi anche in seguito al consumo di cibi contaminati da animali vettori, come il pipistrello della frutta.
È noto, ad esempio, che la linfa di palma, spesso raccolta in modo tradizionale in diverse regioni del Sud-est asiatico, possa essere contaminata dall’urina o dalla saliva dei pipistrelli, che la bevono durante la notte. Questo tipo di esposizione è stato collegato a diversi focolai in Bangladesh.
La trasmissione da uomo a uomo del virus Nipah, sebbene sia meno comune rispetto alla trasmissione da animale a uomo è possibile.
I fenomeni da contagio tra esseri umani possono avvenire tramite il contatto diretto con fluidi corporei infetti come saliva, sangue, urina o secrezioni respiratorie.
Questa particolarità rende particolarmente rischioso il contatto con persone infette come avviene in ambito domestico o ospedaliero. Anche gli operatori sanitari, se non adeguatamente protetti, sono a rischio di contrarre il virus durante il trattamento dei pazienti.
Quali sono i sintomi e decorso della malattia?
Il periodo di incubazione del virus Nipah può variare, ma generalmente si attesta tra i 4 e i 14 giorni dall’esposizione.
I sintomi iniziali dell’infezione non sono specifici e possono includere febbre, cefalea, dolori muscolari, nausea e vomito. Questi sintomi iniziali possono facilmente essere confusi con quelli di altre malattie virali, il che rende difficile una diagnosi precoce e accurata.
Nei casi più gravi, il virus può causare encefalite, un’infiammazione del cervello che può portare a sintomi neurologici gravi, come vertigini, sonnolenza, alterazione dello stato di coscienza e convulsioni. L’encefalite può svilupparsi rapidamente, spesso entro 24-48 ore dall’insorgenza dei sintomi, e può progredire fino al coma e, in alcuni casi, alla morte.
In alcune epidemie, è stato osservato che il virus Nipah può anche causare difficoltà respiratorie acute, complicando ulteriormente la gestione dei pazienti.
Il tasso di mortalità estremamente alto del virus, che oscilla tra il 40% e il 75%, è un chiaro indicatore della gravità della malattia, e la mancanza di cure specifiche o vaccini efficaci rende il trattamento ancora più complesso.
Trattamenti e strategie preventive
Al momento non ci sono trattamenti specifici per la cura dell’infezione da virus Nipah. La terapia che si prescrive è di supporto, e si concentra sulla gestione dei sintomi.
Nei casi più gravi si rende necessario il ricovero in ospedale al fine di monitorare le condizioni del paziente e fornire cure intensive, soprattutto per gestire l’encefalite e le convulsioni.
Gli sforzi della ricerca biomedica per lo sviluppo di terapie specifiche e vaccini per la prevenzione delle infezioni da virus Nipah sono in corso; tuttavia, al momento non sembrano esservi disponibili soluzioni degne di nota.
Alcuni studi preliminari hanno dimostrato risultati promettenti in laboratorio, ma sono necessarie ulteriori ricerche cliniche per verificarne l’efficacia e la sicurezza sull’uomo.
Nel frattempo, le strategie preventive rimangono l’arma più efficace contro la diffusione del virus. Le autorità sanitarie dei paesi a rischio raccomandano l’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI), come guanti e mascherine, per coloro che entrano in contatto con persone infette o animali potenzialmente portatori del virus.
L’isolamento dei pazienti infetti e il tracciamento dei contatti sono misure essenziali per limitare la diffusione del virus durante i focolai.
In alcune aree dove il virus è endemico, sono state adottate misure preventive specifiche, come la sorveglianza attiva delle popolazioni a rischio e la quarantena delle persone esposte.
In India, ad esempio, durante l’ultima epidemia, le autorità hanno imposto la chiusura di scuole e università, e l’obbligo di indossare mascherine all’aperto è stato ripristinato per ridurre al minimo il rischio di trasmissione.
Il virus Nipah rappresenta una delle più gravi minacce emergenti per la salute pubblica globale. La sua capacità di causare epidemie con un alto tasso di mortalità, unita alla mancanza di trattamenti efficaci e vaccini, rende necessarie misure preventive rigorose e una continua sorveglianza sanitaria. Sebbene attualmente le epidemie siano state limitate all’Asia, il potenziale di diffusione globale del virus non deve essere sottovalutato.
Fonti
https://www.quotidiano.net/esteri/virus-nipah-sintomi-w363sdct?live
https://www.ecdc.europa.eu/en/nipah-virus-disease
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