Pesce: 5 falsi miti a cui non credere

D’estate il pesce è presente in quasi tutte le tavole. Infatti secondo alcune statistiche nel periodo estivo una famiglia italiana media tende ad aumentare del 25% il consumo di prodotti ittici.

Se da un lato l’assunzione di pesce è molto raccomandata grazie ai suoi alti livelli di sali minerali, acidi grassi insaturi (tra i quali spicca l’Omega-3) e vitamine A, B e D, è pur sempre vero che anche nei confronti di questi alimento esistono moltissimi falsi miti ancora molto in voga.

Andiamo perciò a vedere quali sono le credenze sul pesce che è bene non considerare attendibili.

Mangiare pesce aiuta la memoria

Una credenza ancora molto diffusa vede una correlazione tra il consumo di pesce e il miglioramento della memoria. Le origini di questo falso mito sono da ricondurre al fosforo, minerale presente nel pesce e da molti indicato come ideale per il mantenimento della memoria. A rinforzare questa credenza ci hanno pensato anche alcuni medicinali a base di questo minerale.

Fermo restando che nel pesce si trovano percentuali di fosforo più basse rispetto ad altri alimenti (quali per esempio latticini, olio d’oliva, carne, cereali e frutta secca), fino ad oggi non sono ancora state trovate evidenze scientifiche che colleghino il consumo il fosforo con il mantenimento di una buona memoria.

Questo minerale apporta tuttavia una serie di benefici all’organismo (è elemento fondamentale dell’idrossiapatite, componente di ossa e denti)  e se ne consiglia ugualmente l’assunzione.

Le bistecche di pesce sono molto salutari

Le bistecche di tonno o pesce spada sono ormai molto richieste dai gourmet. Le carni di questi due pesci si prestano molto bene alla cottura e presentano una consistenza simile a quella della carne bovina. Inoltre il loro costo più elevato ha contribuito ad alimentare la credenza che le vede come alternative salutiste alla carne.

In realtà si tratta di un falso mito. Il tonno e il pesce spada sono pesci in cima alla catena alimentare e hanno una vita media molto lunga se paragonata a quella di altre specie. Queste caratteristiche possono comportare la presenza di alti quantitativi di metalli pesanti (primo fra tutti il mercurio) nelle loro carni. Una serie di studi condotti dalla Food and Drug Administration tra il 1990 e il 2012 ha evidenziato come il pesce spada sia il secondo pesce con la più alta concentrazione di mercurio nelle carni (circa 0.995 parti per milione).

Si consiglia quindi di mangiare questi due pesci con moderazione, cercando di alternarne il consumo con altri tipi di pescato.

Nelle diete ipocaloriche si deve consumare molto salmone

Questo falso mito nasconde un fondo di verità. Il salmone selvaggio, infatti, presenta un moderato apporto calorico e dei valori molto alti di acidi grassi Omega-3. Purtroppo però negli ultimi anni si è imposto sul mercato il salmone di allevamento, che a differenza di quello selvaggio tende a presentarsi più grasso e con un maggior apporto calorico.

Ne segue che il suo consumo all’interno di una dieta ipocalorica dovrebbe essere corretto e alternato con altri pesci più magri, come per esempio sardine o sgombri. Si consiglia sempre di acquistare il salmone selvaggio, anche se il suo costo è nettamente superiore.

Per il sushi è meglio usare il pesce appena pescato

Quanto si parla del popolarissimo piatto giapponese si tende a pensare che sia necessario prepararlo con del pesce freschissimo. Lo stesso discorso vale anche per altre preparazioni come per esempio la tartare di tonno o il carpaccio di pesce spada.

In realtà per il sushi (come per gli altri piatti citati) si consiglia di utilizzare pesce che abbia già affrontato il processo di abbattimento in appositi congelatori. Durante l’abbattimento il pesce viene portato rapidamente a una temperatura di -18°C, consentendo di mantenere le proprietà organolettiche e in più di eliminare alcuni pericolosi parassiti come per esempio l’Anisakis.

Di conseguenza, preparare il sushi con il pesce appena pescato senza il passaggio di abbattimento può portare a una spiacevole parassitosi, che in determinati casi può anche risultare fatale, o forti reazioni allergiche a prodotti delle larve.

L’abbattimento sviluppa sostanze cancerogene

Questo falso mito ha iniziato a diffondersi a partire dagli anni ’90 ed è completamente infondato. Infatti come già riportato nel paragrafo precedente, il processo di abbattimento del pesce ha come fine quello di eliminare il rischio di parassitosi da consumo di pesce e mantenere intatte le sue proprietà nutrizionali.

Nessuna sostanza cancerogena si ottiene a seguito dell’utilizzo di un abbattitore alimentare.

Condividi su: