Ricci di mare: fanno male? Proprietà, benefici e come evitare rischi per la salute

Con il termine ricci di mare si identificano numerose specie di invertebrati appartenenti alla classe delle Echinoidea. I ricci comunemente consumati nel nostro paese appartengono alla famiglia delle Arbaciidae e si trovano in tutti i mari.

Consumati fin dall’antichità per le loro presunte proprietà afrodisiache, i ricci sono presenti in moltissimi piatti estivi. Al pari di molte specie marine, questi invertebrati sono spesso oggetto di alcune credenze che generano moltissima confusione riguardo il loro consumo, le proprietà delle loro carni e i benefici che sono in gradoù§ù di apportare all’organismo umano.

Si tratta dunque di un alimento salutare o è meglio limitarne il consumo? Quali sono le accortezze da rispettare quando si preparano? Nei paragrafi successivi andremo a far luce su ognuno di questi aspetti.

Ricci di Mare: cosa sono e come si consumano

Questi invertebrati vivono sui fondali rocciosi (fino a 30 m di profondità), nelle zone in cui abbonda la Posidonia oceanica. Questa pianta rappresenta una delle principali fonti di nutrimento per i ricci di mare, che sono inoltre tra le poche specie marine in grado di nutrirsene in maniera diretta.

Nel linguaggio popolare si fa distinzione tra “Riccio maschio” e “Riccio femmina“. Solo il secondo si presta bene a scopi alimentari, mentre il primo non si consuma in quanto non commestibile. Non bisogna però credere al falso mito che vede i Ricci di mare suddivisi in due sessi. Infatti questi invertebrati sono ermafroditi. Il “Riccio maschio” è in realtà la specie Arbacia lixula, mentre quello solitamente identificato come femmina appartiene alla specie Paracentrotus lividus.

La parte commestibile del Paracentrotus lividus è rappresentata dalle proprie gonadi. Per consumarle occorre aprire il guscio calcareo che riveste il Riccio, facendo molta attenzione a non toccare gli aculei mobili che ne ricoprono la superficie. Le ricette più tradizionali vedono i Ricci di mare consumati assieme alla pasta o al riso, ma spesso si consumano anche al naturale e crudi (nei paragrafi successivi approfondiremo meglio questo aspetto).

Quali benefici possono portare all’organismo?

La polpa arancione dei ricci presenta un apporto calorico non elevato. Infatti in 100 g di prodotto sono contenute mediamente 110 kcal.

Si tratta di un alimento povero di grassi e ricco di proteine, acidi grassi essenziali e minerali quali:

  • Zinco;
  • Fosforo;
  • Ferro;
  • Magnesio;
  • Potassio;

Tutti questi elementi apportano numerosi benefici all’organismo umano. Il potassio per esempio entra nell’equilibrio sodio/potassio, contrastando l’azione del sodio e riducendo la pressione sanguigna. Il fosforo e lo zinco contribuiscono alla salute delle ossa, mentre il ferro è elemento fondamentale nell’emoglobina e contrasta l’anemia sideropenica. Oltretutto le gonadi dei Ricci sono anche ricche di Vitamine del gruppo B, le quali concorrono a mantenere ottimi livelli energetici per l’organismo.

Controindicazioni sul consumo di ricci di mare

Al pari di molluschi come Cozze, Ostriche o Vongole, i ricci di mare che vivono in acque molto inquinate possono ospitare al loro interno diversi agenti patogeni e/o sostanze dannose per l’organismo umano.

I ricci che si trovano in commercio sono pescati in mare aperto, in zone in cui l’inquinamento delle acque è certamente meno frequente. L’altissima richiesta di ricci a prezzi stracciati ha però portato, con il passare dei decenni, alla proliferazione del contrabbando di tale alimento. Chi pratica la pesca di frodo preferisce reperire i ricci in zona costiere che il più delle volte non presentano una buona qualità delle acque.

Tra le malattie che si possono contrarre a seguito del consumo di Ricci contaminati troviamo:

  • Epatite A;
  • Epatite E;
  • Colera (casato dal batterio Vibrio cholerae);
  • Tifo (causato dal batterio Salmonella enterica);

Le prime due patologie elencate causano gravi danni al fegato e, se non adeguatamente trattate, possono portare al decesso dell’individuo. Il colera è invece una malattia che fino a pochi secoli fa rappresentava una delle principali cause di morte in molti paesi del mondo.

La pratica che vede il consumo a crudo di questi invertebrati con una semplice spruzzata di succo di limone è fortemente sconsigliata, come è sconsigliato aggiungerli agli spaghetti o al riso senza un’adeguata cottura. Infatti il limone non elimina gli agenti patogeni, che sono invece eliminati solo con un’adeguata cottura.

Inoltre i Ricci andrebbero consumati con moderazione, essendo il loro abuso strettamente correlato con l’ipercolesterolemia (eccessiva presenza di colesterolo).

Come ridurre i rischi mangiando i ricci

Alla luce di quanto enunciato nei paragrafi precedenti, possiamo concludere che i Ricci di mare non siano un alimento dannoso per l’organismo se consumati ben cotti e in quantità non eccessive.

Se si acquistano ancora interi, è bene pulirli molto attentamente e fare attenzione alla freschezza del prodotto e alle zone in cui sono stati pescati. Si consiglia di diffidare di venditori che offrono ricci di mare a prezzi troppo concorrenziali, perché potrebbero derivare da una pesca di frodo.

Chi soffre di intolleranze alimentari o colesterolo alto dovrebbe astenersi dal consumo di questo alimento, o quanto meno moderarlo notevolmente.

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