Quali sono gli Antidolorifici più Forti in Commercio?

Quando si parla di antidolorifici si fa riferimento ad una vasta categoria di farmaci che, come si può intuire dal nome, servono per alleviare i sintomi dolorosi. Parlare di antidolorifici forti è sbagliato in quanto ogni principio attivo è stato concepito e viene utilizzato per delle situazioni specifiche.

Gli antidolorifici sono tra i farmaci più usati (e spesso più abusati) dalla popolazione in quanto vi si ricorre con molta facilità al loro utilizzo anche se non vi è un bisogno effettivo.

Se sei alla ricerca di informazioni utili sui vari principi attivi che troviamo nella classe e nelle sottocategorie dei farmaci antidolorifici allora sei nel posto giusto perché, non solo ti mostreremo i rispettivi meccanismi d’azione, ma faremo chiarezza anche sulle indicazioni e cioè sulle condizioni in cui si usano.

Che cosa sono gli antidolorifici? A che cosa servono?

É intuibile che, quando si parla di farmaci antidolorifici ci riferiamo ad una classe di farmaci che sono stati concepiti per trattare sindromi dolorose di diverse entità e natura.

Si tratta, quindi, di medicinali che alleviano solo ed esclusivamente il sintomo doloroso (anche se in alcuni casi svolgono anche un’azione antinfiammatoria), quindi non servono per eliminare la causa o la patologia che lo ha scatenato.

Per questo motivo, spesso e volentieri, i farmaci antidolorifici, chiamati anche farmaci analgesici, fanno parte di un piano terapeutico più complesso che dipende ovviamente dalla condizione dolorosa di cui si soffre.

Perché parlare di antidolorifici più forti è sbagliato?

Come abbiamo già accennato nella breve introduzione del nostro articolo, parlare di un farmaco antidolorifico più forte di altri, è sbagliato. Questo accade perché ognuno dei principi attivi che costituiscono questi medicinali sono stati concepiti per curare un certo tipo di dolore.

Per questo motivo, in ambito medico è stata fatta una vera e propria classificazione dei farmaci antidolorifici, andiamo quindi a vedere più avanti quali sono e come funzionano questi medicinali così tanto venduti ed utilizzati.

Quante classi di antidolorifici abbiamo?

Le classi di antidolorifici di cui ci occuperemo nel presente articolo sono le seguenti:

  • I Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei che, oltre d avere un’azione antidolorifica svolgono una peculiare funzione antinfiammatoria e sono detti anche FANS;
  • Gli Analgesici Oppiodi che vanno a stimolare direttamente i recettori oppioidi endogeni;
  • Gli Analgesici Antipiretici che hanno solo un’azione antidolorifica e non antinfiammatoria come i FANS.

Che cosa sono i FANS? A che cosa servono?

Partiamo dalla prima classe di medicinali che abbiamo citato, i FANS. Si tratta di una categoria di farmaci piuttosto ampia e, come abbiamo già accennato in precedenza, svolgono anche un’azione antinfiammatoria.

Vista la vastità della categoria dei FANS, questi sono stati ulteriormente classificati in base ai loro meccanismi d’azione e alla loro struttura chimica e tra i più famosi ricordiamo sicuramente quelli citati in seguito:

  • I solfonilidici, tra cui ricordiamo nimesulide, usato per il trattamento del dolore acuto, compreso quello che viene associato alla sindrome mestruale;
  • Gli inibitori selettivi della COX-2, come l’Etoricoxib, utilizzato soprattutto per la gotta, per l’artrite reumatoide, per l’osteoartrosi, per la spondilite anchilosante e il Celecoxib, anch’esso usato per il trattamento della spondilite anchilosante, per l’osteoartrosi e per l’artrite reumatoide;
  • I salicilati, tra cui ricordiamo l’Acido Acetilsalicilico, il principio attivo di un farmaco che tutti conosciamo con il nome di Aspirina®;
  • I derivati dell’Acido Acetico, tra cui ricordiamo il Diclofenac, il Ketorolac e l’Indometacina, tutti medicinali utilizzati per il trattamento di varie sintomatologie dolorose, tra cui anche quelle tipiche che compaiono dopo un intervento chirurgico;
  • I derivati dell’acido propionico, tra cui ricordiamo soprattutto il Ketoprofene, l’Ibuprofene, il Dexketoprofene, il Naprossene e il Flurbiprofene;
  • I derivati dell’acido fenamico, tra cui l’acido flufenamico e l’acido mefenamico, indicati per il trattamento di sintomi dolorosi in cui c’è bisogno di un’azione antinfiammatoria;
  • I derivati dell’acido enolico, tra cui ricordiamo soprattutto il Meloxicam, il Lornoxicam, il Piroxicam e il Tenoxicam.

Più complesso è invece il discorso del meccanismo d’azione che questi farmaci utilizzano per esplicare al meglio la loro azione antidolorifica ed antinfiammatoria.

Tale meccanismo d’azione consiste nell’andare ad inibire la ciclossigenasi, ossia un particolare tipo di enzima di cui si conoscono tre isoforme differenti, ossia:

  • Ciclossigenasi 1, o COX-1, coinvolta nei meccanismo di omeostasi cellulare;
  • Ciclossigenasi 2, o COX-2, prodotta dalle cellule infiammatorie attivate;
  • Ciclossigenasi 3, o COX-3.

La funzione di questi enzimi è quella di convertire un particolare tipo di acido (l’acido arachidonico) in altre sostanze, ossia trombossani, prostacicline e prostaglandine. Queste ultime, le prostaglandine sono coinvolte nella mediazione delle risposte dolorose e nei processi dolorosi.

Quindi, se si va ad inibire la COX-2 si ostacola la formazione delle prostaglandine che, come abbiamo detto sono coinvolte nei meccanismi del dolore, dell’infiammazione e, alcune di esse, sono persino responsabili dell’aumento della temperatura corporea.

Quali sono gli effetti collaterali dei FANS?

Così come accade per la maggior parte dei farmaci, anche nel caso dei FANS possono subentrare degli effetti collaterali. Ovviamente questi effetti collaterali variano in base al tipo di principio attivo che abbiamo assunto.

Tuttavia possiamo riassumere alcuni effetti indesiderati che caratterizzano l’intera categoria nell’elenco di cui sotto:

  • l’ulcerazione gastrointestinale;
  • il vomito;
  • la nausea;
  • la perforazione gastrointestinale;
  • il sanguinamento gastrointestinale;
  • la diarrea.

Infine, possono subentrare altri effetti collaterali molto più gravi e, fortunatamente, anche più rari di quelli che abbiamo citato, si tratta del rischio di un ictus o dell’infarto del miocardio.

Che cosa sono gli analgesici oppiodi? A che cosa servono?

Come abbiamo già accennato in precedenza, nella classe degli analgesici oppioidi troviamo tutti quegli antidolorifici che svolgono un’azione antidolorifica dopo aver stimolato i recettori oppioidi endogeni.

Tra gli analgesici oppioidi più comuni ricordiamo sicuramente i seguenti:

  • Il metadone, largamente utilizzato per il trattamento di una sindrome dolorosa severa, tuttavia è famoso per il suo utilizzo come terapia sostitutiva dalla dissuefazione di altri farmaci oppioidi o da altre sostanze stupefacenti;
  • La buprenorfina, come il metadone, anch’essa viene usata per la dissuefazione dagli oppioidi, tuttavia ha trovato largo utilizzo per il trattamento del dolore di varia entità;
  • La morfina, largamente utilizzata per il trattamento del dolore associato a particolari patologie, come il tumore e l’infarto del miocardio, ma anche per il trattamento del dolore post-operatorio;
  • L’ossicodone, utilizzato per il trattamento degli stati dolorosi di varia entità;
  • il fentanil, anche detto Fentanile o Fentanyl, viene usato per il trattamento del dolore in presenza di patologie neoplastiche, infatti ha trovato largo utilizzo nei pazienti con il cancro;
  • la codeina, può causare dipendenza e, per questo, si consiglia di moderarne l’assunzione. Viene usata per i vari tipi di dolore e anche per sedare la tosse.

Per quanto riguarda il loro meccanismo d’azione, quindi, gli analgesici oppioidi vanno a stimolare direttamente i recettori oppioidi endogeni che si trovano sulle proprio vie del dolore e, per questo,sono  principali responsabili della trasmissione del dolore a livello neurale.

Quali sono gli effetti collaterali degli analgesici oppioidi?

Anche con l’assunzione degli analgesici oppioidi possono subentrare degli effetti collaterali e questi dipendono soprattutto dal principio attivo che abbiamo assunto.

Tra gli effetti collaterali più comuni che possono comparire con l’assunzione di questi farmaci per il trattamento del dolore ricordiamo soprattutto i seguenti:

  • il vomito;
  • il restringimento della pupilla, anche detta miosi;
  • una sensazione di sonnolenza e sedazione.

Più raramente, quando questi farmaci vengono assunti in modo scorretto, e cioè a dosi eccessive, possono subentrare altri effetti più gravi, come un generale stato di confusione e la depressione respiratoria.

Come ultima cosa, ma non ultima per ordine di importanza, i farmaci analgesici oppioidi possono causare dipendenza e, per questo motivo, devi seguire al dettaglio tutte le indicazioni del medico, soprattutto per quanto riguarda il dosaggio e la posologia.

Che cosa sono gli analgesici antipiretici? A che cosa servono?

L’ultima categoria di antidolorifici che ti mostriamo oggi è quella degli analgesici antipiretici. Si tratta di medicinali che, come si può intuire dal nome, uniscono alla loro azione antidolorifica anche quella antipiretica.

In parole più semplici, gli analgesici antipiretici servono per abbassare la temperatura del corpo, soprattutto nel caso di febbre, ma non hanno alcuna funzione antinfiammatoria.

Il principio attivo più famoso che rientra in questa classe e, probabilmente, l’unico ancora in commercio, è il Paracetamolo, che sicuramente conoscerai con il nome di Tachipirina,

Secondo l’ipotesi più accreditata sul meccanismo d’azione del Paracetamolo, questo farmaco va ad inibire la COX-3 che, come abbiamo detto, è una delle isoforme dell’enzima ciclossigenasi e, proprio in questo modo, svolge la sua funzione antidolorifica insieme a quella antipiretica.

Quali sono gli effetti collaterali degli analgesici antipiretici?

Per quanto riguarda gli effetti collaterali degli analgesici antipiretici, facciamo riferimento agli effetti indesiderati del paracetamolo che, solitamente, comprendono i seguenti punti:

  • un’anomala diminuzione del numero di piastrine all’interno del flusso ematico, conosciuta in gergo medico come Piastrinopenia;
  • shock anafilattico;
  • orticaria;
  • edema della laringe;
  • leucopenia, ossia una diminuzione anomala dei livelli di leucociti nel flusso ematico;
  • anemia;
  • angioedema;
  • comparsa di eruzioni cutanee;
  • necrolisi epidermica tossica (NET);
  • vertigini;
  • comparsa di disturbi gastrointestinali;
  • aumento della frequenza cardiaca, soprattutto quando il principio attivo viene iniettato per via endovenosa;
  • agranulocitosi; ossia la diminuzione dei livelli dei granulociti nel flusso ematico;
  • Sindrome di Steven-Johnson;
  • comparsa di un eritema multiforme.

In tutti questi casi, ossia se dovessero comparire degli effetti collaterali associati all’assunzione di antidolorifici non esitare a contattare il tuo medico di famiglia per risolvere la situazione.

Infine, ricorda che parlare di un tipo di antidolorifico più forte di un altro è errato in quanto la loro efficacia dipende dal principio attivo specifico per il trattamento della nostra condizione.

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