Influenza aviaria (H5N1): perché spaventa, sintomi, cure e consigli dell’OMS

L’influenza aviaria è un’infezione virale causata da virus influenzali appartenenti al ceppo di tipo A che infettano normalmente i volatili ma che possono causare infezioni anche nell’uomo.
I tipi di virus che sono correlati con la comparsa dell’influenza aviaria nell’uomo sono il H5N1 e H7N9.

Un recente focolaio di influenza aviaria negli allevamenti di polli negli USA sta generando forti preoccupazioni all’interno degli uffici dell’Organizzazione Mondiale della sanità che sta mettendo in guardia le autorità locali, considerando il virus in questione come potenzialmente pandemico.

Il dato preoccupante riguarda soprattutto la capacità mostrata da questo ceppo di infettare mammiferi, vista la segnalazione di casi anche in visoni, volpi e orsi.

Cerchiamo di capire cosa causa l’influenza aviaria, i sintomi comunemente manifestati, le cure attualmente a disposizione, la posizione dell’OMS rispetto agli ultimi focolai e le raccomandazioni.

Il virus dell’influenza aviaria: che cos’è?

I virus dell’influenza aviaria sono altamente specie-specifici, infettando precise specie di volatili; solo quando il loro genoma è colpito da mutazioni in grado di promuovere il salto di specie riescono a infettare gli esseri umani.
I virus dell’influenza aviaria sono raggruppati in due categorie in funzione del grado di patogenicità:

  • Virus ad alta patogenicità
  • Virus a bassa patogenicità

Quando è sostenuta da ceppi altamente patogeni, questa patologia non solo riveste un pericolo per l’eventuale salto di specie nell’uomo, ma significa anche un grosso problema di stampo economico con conseguenze devastanti per il settore avicolo agroalimentare.
I ceppi dell’influenza aviaria appartengono al raggruppamento dei virus dell’influenza A, di cui fanno parte 16 sottotipi H e 9 sottotipi N.

I virus H5 e H7 sono conosciuti come agenti di forme molto patogeniche per le specie avicole, inoltre i ceppi H5N1 e H7N9 sono conosciuti per essere in grado di infettare anche l’uomo, come già successo negli scorsi decenni in Asia orientale.
Gli esseri umani possono contagiarsi con i virus influenzali aviari solo con un diretto contatto con le secrezioni o materiale infetto proveniente dagli uccelli o da altre specie infettate; non sono descritti casi di contagio tra uomo e uomo.

Influenza aviaria: sintomi

I sintomi dell’influenza aviaria sono gli stessi dell’influenza normale, tuttavia la bassa circolazione di questi tipi di ceppi nella popolazione umana li rende particolarmente nuovi per il nostro sistema immunitario, che è solitamente abituato ad incontrare virus appartenenti ai ceppi comuni dell’influenza stagionale; questo può determinare la conclamazione di un quadro sintomatico grave, con la compromissione delle vie aeree.

I focolai di influenza aviaria avvenuti nella popolazione umana a causa della circolazione dei virus H5N1 e H7N9 sono stati caratterizzati da un elevato tasso di mortalità, intorno al 50%. Le fasce più colpiti sono i bambini e i giovani adulti.
Di solito, dopo i sintomi influenzali comuni, si sviluppa una polmonite virale primaria che evolve verso il collasso degli organi interni.
La diagnosi avviene tramite reazione a catena della polimerasi, ottenuta su un campione naso-faringeo raccolto tramite tampone nasale.
Un paziente con sintomi tipici, che risulta essere stato esposto a un soggetto con diagnosi certa di influenza aviaria o è stato in contatto con uccelli all’interno di un’area colpita dalla malattia, deve sottoporsi al test PCR per l’influenza aviaria.

Il trattamento dell’influenza aviaria

La terapia prevista in caso di infezione da influenza aviaria è a base di farmaci antivirali che vanno a colpire molecole specifiche del virus utili per la sua replicazione.
I farmaci più usati sono:

  • Oseltamivir o zanamivir che inibiscono la neuroaminidasi, una proteina che serve al virus per entrare nella cellula ospite
  • Baloxivir: inibitore dell’endonucleasi

I virus appartenenti ai ceppi H5N1 e H7N9 sono resistenti all’amantadina e alla rimantadina, due farmaci antivirali precedentemente usati per il trattamento dell’influenza.
Sono stati riportati casi di resistenza o ridotta sensibilità all’oseltamivir.

Il focolaio di aviaria negli USA: perché preoccupa così tanto?

I casi di influenza aviaria negli Stati Uniti sono un evento particolarmente preoccupante che sta destando non pochi timori nelle autorità sanitarie internazionali: l’OMS ha messo in guardia i governi sulle potenzialità pandemiche dell’influenza aviaria monitorando allo stesso tempo l’andamento del focolaio con le autorità locali statunitensi.
I dati che preoccupano maggiormente le istituzioni scientifico-sanitarie sono la grande diffusione a macchia d’olio negli allevamenti di pollame e la presenza di numerosi casi di infezione in mammiferi come volpi, orsi e visoni.

La capacità di infettare mammiferi rende il virus ancora più inquietante in quanto non si può escludere la facoltà dei virioni di poter interagire anche con le cellule polmonari dell’uomo.
La comparsa di un ceppo di influenza aviaria particolarmente contagioso non è mai una buona notizia: il genoma dei virus aviari muta con un tasso considerevole, permettendo al virione di selezionare mutazioni a livello di geni che entrano in gioco nel meccanismo di contagio e di infezione.

Una di queste mutazioni potrebbe far evolvere il virus permettendogli il contagio tra uomo e uomo che lo renderebbe di fatto un virus pandemico.
Affinché il virus aviario diventi pandemico devono avvenire dei riassortimenti genetici, ossia scambi di sequenze di genoma con un virus umano influenzale che inseriscano nel genoma del virione il gene che codifica per lo sviluppo del contagio aereo da uomo a uomo.

Influenza aviaria: le raccomandazioni dell’OMS

Nel discorso di apertura al briefing con i media tenuto l’8 febbraio 2023, il direttore dell’OMS ha specificato che al momento

“l’OMS valuta il rischio per l’uomo come basso. Da quando l’H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996, abbiamo assistito solo a trasmissioni rare e non sostenute dell’H5N1 da e tra esseri umani. Ma non possiamo presumere che rimarrà così e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento nello status quo.”

Come sempre si raccomanda di non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma di segnalarli alle autorità locali.

L’OMS raccomanda agli stati membri un continuo monitoraggio dei casi di influenza aviaria sul loro territorio e una forte sorveglianza epidemiologica soprattutto nelle aree dove l’interazione tra uomo e specie aviarie è molto promiscua.

Fonti e approfondimenti

Avian Influenza Weekly Update 2023

Situazione epidemiologica in Italia di Aviaria

Situazione epidemiologica aggiornata in Europa

https://www.epicentro.iss.it/focus/flu_aviaria/avianflu_faq

https://www.salute.gov.it/portale/malattieInfettive/dettaglioFaqMalattieInfettive.jsp?lingua=italiano&id=30

 

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