Ftalati: cosa sono, perché sono pericolosi e come evitarli

Gli ftalati sono delle sostanze chimiche che trovano ancora impiego nell’industria delle materie plastiche. Sono presenti nella maggior parte della plastica che utilizziamo ogni giorno, sebbene si tratti di sostanza altamente inquinanti e pericolose per la salute umana. Queste loro caratteristiche hanno spinto i legislatori europei ad adottare una serie di limitazioni nei confronti di tali sostanze, il cui impiego rimane comunque autorizzato nei 27 paesi UE.

Quali sono i rischi per la salute derivanti dall’esposizione prolungata a tali sostanze? In che modo è possibile minimizzare l’esposizione agli ftalati? Esaminiamo questi punti nei paragrafi successivi.

Ftalati: cosa sono e per cosa si utilizzano

Gli ftalati sono esteri ottenuti mediante un processo di esterificazione l’anidride ftalica (C8H4O3) e alcuni alcoli. Si caratterizzano per essere liquidi incolori molto solubili negli oli e poco solubili in acqua, sono inoltre scarsamente volatili.

Come accennato nel paragrafo introduttivo, queste sostanze si impiegano per rendere più modellabile la plastica e possono trovarsi in un gran numero di generi alimentari e prodotti per la cura del corpo, quali ad esempio cosmetici, shampoo per capelli, smalto per le unghie e deodoranti.

La presenza di ftalati negli alimenti può essere dovuta a diversi fattori:

  • L’impiego di pesticidi;
  • Il consumo di mangimi contaminati da parte degli animali;
  • Il contatto con involucri o contenitori di plastica;

In UE i prodotti contenenti queste sostanze sono soggetti a restrizioni e non possono contenere concentrazioni di ftalati superiori allo 0,1%.

Quali malattie possono provocare?

Gli ftalati sono sostanze altamente tossiche considerate interferenti endocrini e possono provocare alcune malattie molto gravi. In primo luogo, l’esposizione prolungata nel tempo a queste sostanze può causare la compromissione delle funzioni riproduttive. Nel corso di alcuni studi si sono registrate mutazioni degli spermatozoi nelle cavie di laboratorio che erano state precedentemente esposte a quantitativi di sostanze quali di-2-etilesilftalato (DEHP), dibutilftalato (DBP); butilbenzilftalato (BBP), dietilftalato (DEP), diisononilftalato (DINP). Le mutazioni in oggetto determinavano un aumento delle probabilità di decesso postnatale e malformazione della prole, in aggiunta all’elevato rischio di aborto. Negli uomini è invece stata confermata l’azione inibitrice del processo di maturazione degli spermatozoi.

Uno studio messicano  del 2010 ha mostrato per la prima volta una correlazione tra l’esposizione al dietilftalato, uno ftalato presente in profumi e spray insetticidi, e l’insorgenza del tumore al seno nelle donne in stato di pre-menopausa o menopausa.

Nel 2012 uno studio dei ricercatori dell’Università di Uppsala dimostrò che gli ftalati sono responsabili della compromissione di alcuni fattori che regolano il metabolismo del glucosio. Si concluse quindi che l’esposizione a queste sostanze può favorire l’insorgenza del Diabete Mellito di Tipo 2

Come limitare l’esposizione agli ftalati?

Gli ftalati sono presenti in moltissimi prodotti, elemento che può rendere difficile limitare l’esposizione a queste sostanze.

Parlando di esposizione alimentare, alcuni studi condotti negli USA suggeriscono che consumare una minor quantità di cibi confezionati e/o preparati in fast food possa limitare il contatto con gli ftalati. Questo risultato non dovrebbe sorprendere, dato che nei paragrafi precedenti si era riportato che queste sostanze sono presenti nel materiale impiegato per il confezionamento alimentare. Più nel dettaglio, nel corso degli studi si era osservato che negli adolescenti che consumavano spesso pasti nei fast food si riscontravano livelli di ftalati superiori del 55% rispetto ai coetanei che consumavano cibo a casa.

È inoltre consigliato l’acquisto di bevande conservate in contenitori di vetro o cartone.

Nei giocattoli per bambini realizzati in plastica possono essere presenti concentrazioni di ftalati, che, seppur siano nei limiti di legge, possono nel tempo rappresentare un problema per la salute soprattutto dei più piccoli che portano i giochi alla bocca. Si consiglia sempre di acquistare giocattoli realizzati con materiali diversi dalla plastica e di buona qualità. Per maggiori informazioni sugli ftalati nei giocattoli vi segnaliamo questo documento del Ministero della Salute.

Attenzione anche ai biberon in policarbonato: sarebbe sempre preferibile tornare all’uso di biberon in vetro, anche se più fragili, o favorire l’utilizzo di biberon certificati per l’assenza di ftalati e Bisfenolo A.

In generale preferire la conservazione e riscaldamento di alimenti (in particolare liquidi) in contenitori di vetro o metallo rispetto a quelli in plastica.

Evitare l’uso di contenitori di plastica per scaldare liquidi nel microonde o a bagnomaria o per conservare liquidi versati ancora caldi.

Acquistare pellicola trasparente per il cibo senza pvc (che contiene ftalati) o pvc free e non usarle mai a contatto con cibi grassi.

Attenzione a non lasciare al sole bottiglie d’acqua trasparenti in PET, che sono idonee e sicure solo con bevande fredde. Se riscaldate possono rilasciare sostanze tossiche nell’acqua che contengono.

Attenzione ai contenitori di plastica di vecchia data, rigati e usurati che possono rilasciare più sostanze chimiche negli alimenti con cui vengono a contatto a confronto di contenitori nuovi.

Quando si acquistano deodoranti o cosmetici è bene controllare attentamente le etichette per assicurarsi che non contengano Dep o dehp (dietilftalato).

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