Quarta dose di vaccino anti-Covid: sarà necessaria? Il parere di EMA e OMS

La quarta dose di vaccino anti-Covid (o meglio secondo booster) è uno dei temi più caldi di questo inizio 2022.  Dopo il richiamo booster che ha seguito il ciclo completo di due dosi, ne servirà ancora un altro? L’avvento della variante Omicron ha indubbiamente rivoluzionato lo scenario pandemico, rendendo il vaccino una protezione indispensabile e ancora più urgente dinnanzi all’aggravarsi dei contagi. Tuttavia sulla base di recenti studi risulta che la protezione del vaccino di fronte alla nuova variante duri soltanto pochi mesi, per cui si profila all’orizzonte la necessità di somministrare un nuovo richiamo, seguendo l’esempio d’Israele.

La quarta dose sarà davvero la risoluzione più efficace contro la variante Omicron? Questo interrogativo ha coinvolto anche le principali istituzioni sanitarie europee e internazionali, come EMA e OMS che hanno espresso le loro opinioni in merito.

Il parere dell’EMA: “Non possiamo continuare a somministrare dosi di richiamo ogni 3-4 mesi”

L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha iniziato a esprimere qualche perplessità nei confronti della quarta dose. In un intervento tenutosi l’11 gennaio 2022, Marco Cavaleri, responsabile per i vaccini dell’EMA, ha espresso la propria opinione in merito:

non abbiamo ancora visto i dati sulla quarta dose. Siamo abbastanza preoccupati per una strategia che preveda vaccinazioni ripetute in un lasso di tempo breve. Non possiamo continuare a somministrare dosi di richiamo ogni 3 o 4 mesi.

E in seguito ha aggiunto:

se abbiamo una strategia in cui diamo booster Diciamo ogni quattro mesi circa finiremo per avere potenzialmente problemi con la risposta immunitaria e la risposta immunitaria potrebbe finire per non essere così buona come vorremmo, quindi dovremmo stare attenti a non sovraccaricare il sistema immunitario con vaccinazioni ripetute e in secondo luogo ovviamente c’è il rischio di affaticare la popolazione con la somministrazione continua di booster. Ora, come detto, se la situazione dal punto di vista epidemiologico è tale che questa è l’opzione migliore sul tavolo, allora si può fare una o forse due volte ma Non è qualcosa che possiamo pensare debba essere ripetuto costantemente e sarebbe molto meglio iniziare a pensare a una somministrazione di booster più distanziata nel tempo e idealmente se vogliamo muoverci verso uno scenario di endemicità allora tale booster dovrebbe essere sincronizzato con l’arrivo della stagione fredda in ciascuno degli emisferi in modo simile a quello che stiamo facendo con il vaccino antinfluenzale.

Ora gli esperti osservano che la ripetuta somministrazione del vaccino anti-Covid potrebbe non essere la soluzione al problema, poiché ci sarebbe il rischio di sovraccaricare il sistema immunitario. Continuare a immunizzare le persone non è una scelta che si può ripetere costantemente, di certo non ogni quattro mesi.

L’alta contagiosità della variante Omicron ha creato sconcerto nella comunità scientifica. A preoccupare in modo particolare non sono i sintomi della variante – di fatto non più gravi di quelli normalmente associati al Covid-19 – quanto il maggiore livello di trasmissione che rischia di mettere in ginocchio la sanità mondiale.

Se è stato dimostrato che la terza dose booster è in grado di garantire un’alta protezione dalla malattia grave, è tuttavia altrettanto vero che il vaccino non scongiura l’infezione da Omicron né la sua trasmissione.

Cavaleri giunge quindi a ipotizzare che il richiamo del vaccino anti-Covid andrebbe sincronizzato con l’arrivo della stagione fredda, come quello per l’influenza. La strada verso l’immunità, osserva il responsabile dell’EMA, sarebbe un vaccino più sincronizzato e dilazionato nel tempo.

Il parere dell’OMS: “Serve un vaccino che prevenga l’infezione”

Secondo gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sarebbero invece necessari dei vaccini nuovi per fronteggiare la variante Omicron che si sta diffondendo a velocità inarrestabile in ogni parte del globo.

Gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità che dichiarano che combattere la pandemia con dosi di richiamo degli attuali vaccini non è una strategia praticabile.

Sono necessari e andrebbero sviluppati vaccini contro il Covid-19 che abbiano un alto impatto sulla prevenzione dell’infezione e della trasmissione, oltre che sulla prevenzione di malattie severe e morte.

Nel corso dell’intervento di martedì 11 gennaio, la prima conferenza stampa del 2022, l’OMS ha inoltre osservato che:

A questo ritmo, l’Institute for Health Metrics and Evaluation prevede che oltre il 50% della popolazione sarà infettata da Omicron entro le prossime 6-8 settimane.

Queste le parole del direttore dell’OMS Europa Hans Kluge sull’andamento della pandemia del Vecchio Continente dove la variante Omicron è ormai dominante.


Le dichiarazioni rilasciate dagli esperti lasciano chiaramente intendere che la terza dose non è sufficiente per scongiurare la diffusione del contagio. A giudizio dell’OMS andrebbero sviluppati vaccini contro il Covid che abbiano un alto impatto sulla prevenzione dell’infezione e della sua trasmissibilità, e non solo sulla prevenzione della mortalità. 

L’osservazione di Anthony Fauci

Il virologo statunitense Anthony Fauci, consigliere per la salute della Casa Bianca, in un recente intervento ha affermato che:

Omicron ha un livello molto alto di trasmissibilità e alla fine ‘troverà’ proprio tutti.

E ha aggiunto:

Anche i vaccinati e chi ha effettuato la terza dose. Ma in questo caso, non finiranno in ospedale e non moriranno proprio grazie all’efficacia del vaccino. A pagare il prezzo più alto  saranno i non vaccinati.

L’efficacia del vaccino non è dunque messa in dubbio, tuttavia anche il virologo americano ribadisce come la terza dose booster non sia sufficiente a scongiurare la trasmissibilità dell’infezione da Covid-19.

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