Un battito cardiaco più lento del normale, soprattutto se in pazienti anziani, può causare problemi più grandi. Per quanto spesso tra le terapie utilizzate c’è l’inserimento del pacemaker, un dispositivo che genera gli impulsi elettrici in modo che la muscolatura del cuore si contragga correttamente. Vediamo, quindi, come funziona e perché viene utilizzato.
In questo articolo parliamo di:
Cos’è il pacemaker
Il dispositivo antibradicardico, più comunemente conosciuto con il termine pacemaker, supporta la contrazione cardiaca. Infatti, il nome pacemaker è formato dai termini inglesi pace, cioè “ritmo”, e maker cioè “artefice”. Gli impulsi elettrici che genera vanno a stimolare la contrazione del cuore (atri e/o ventricoli).
Ci sono diversi tipi di pacemaker, in base anche alla necessità del paziente alla patologia. Al giorno d’oggi il suo impianto è un intervento di routine: in Italia, ad esempio, si eseguono 50 mila impianti di pacemaker l’anno e l’età media dei pazienti è di 81 anni.
Per quali patologie è necessario
Il cuore in salute e in condizione di riposo ha una frequenza di 60-80 battiti al minuto. Grazie all’impulso elettrico, il cuore, che è un muscolo, si contrae e pompa sangue in tutto il corpo.
Però, in alcune condizioni, è possibile che questo sistema non sia più efficiente. Infatti, il pacemaker viene inserito in caso di disturbi della genesi o della conduzione dell’impulso elettrico come nella fibrillazione atriale. Ma anche se c’è bradicardia, cioè quando il ritmo del cuore è troppo lento. Come spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di cardiologia:
“il rallentamento severo dei battiti cardiaci che non dovrebbe scendere sotto i 55 al minuto”.
Come si inserisce il pacemaker
Normalmente l’intervento per inserire il pacemaker si effettua in anestesia locale e se non ci sono complicanze il tutto dura circa un’ora. Il pacemaker è costituito da un dispositivo (grande qualche centimetro al massimo) al cui interno è presente la batteria e i circuiti. Da lì partono gli elettrodi (o elettrocateteri), i fili conduttori che permettono la trasmissione dell’impulso.
Per applicarlo, secondo la tecnica tradizionale, si incide appena sotto la clavicola sinistra e si crea lo spazio per alloggiare il generatore di corrente. Poi si inseriscono sempre attraverso una vena uno o più fili elettrici che vengono posizionati all’interno del cuore, dove servono.
Più recente, è l’innovativo sistema di stimolazione cardiaca leadless, cioè senza fili. In questo caso non rimarrà nessuna cicatrice o elemento esterno visibile.
Questo sistema prevede un pacemaker di dimensioni estremamente ridotte che viene posizionato grazie a un sistema di trasporto attraverso la vena femorale. Dopo l’impianto la presenza di corretti parametri di stimolazione, viene richiusa l’incisione. La programmazione per il corretto ritmo degli impulsi viene eseguita per tutti i pacemaker, anche quelli tradizionali.
Tipi di pacemaker
Esistono diverse tipologie di pacemaker progettati in base alle esigenze del paziente.
I principali possono essere:
- a camera singola o monocamerale: con un solo elettrodo posizionato in una delle camere del cuore
- a camera doppia o bicamerale: due elettrodi posizionati uno nell’atrio e l’altro nel ventricolo del cuore
- biventricolare: gli impulsi elettrici sono simultanei ai ventricoli destro e sinistro sincronizzando le contrazioni dei due ventricoli
- rate-responsive: rileva i cambiamenti nella frequenza cardiaca. Aiuta ad adattare il ritmo cardiaco del paziente durante l’attività fisica.
Vantaggi del dispositivo
Inserire nel proprio corpo un dispositivo che permette al cuore di funzionare meglio, permette non solo il trattamento di alcune patologie e sintomi, ma proprio un cambio in positivo di vita. L’intervento, pur minimamente invasivo, necessita di anestesia locale, e solo pochi giorni di degenza. In particolare, i moderni pacemaker sono anche meno dolorosi da impiantare e permettono un recupero della mobilità articolare più rapida.
Possibili problemi legati all’intervento
In base alla tecnica di intervento e alle condizioni del paziente possono presentarsi alcuni problemi come infezioni, ematomi o sanguinamenti nel sito di incisioni o nell’ inserimento del dispositivo. Raramente, ma può accadere per l’infezione sono necessari antibiotici fino alla rimozione del dispositivo. Si possono presentare anche difficoltà nel reperire accesso venoso fino a problemi con il posizionamento degli elettrodi.
Il pacemaker può presentare malfunzionamento ad esempio per problemi con il generatore di impulsi o altri problemi tecnici. Tuttavia, anche tempo dopo che è stato impiantato il pacemaker, sono necessarie visite di controllo regolari che verificano il corretto funzionamento del dispositivo.
Anche l’anestesia o altri farmaci utilizzati nel pre o post operatorio possono dare reazioni allergiche o reazioni avverse. Inoltre, attenzione ai movimenti, che sono da limitare, soprattutto in caso di pacemaker tradizionale. Infine, attenzione alle interferenze elettromagnetiche perché alcune apparecchiature elettroniche o ambienti con campi elettromagnetici possono interferire con il pacemaker.
Fonti:
Auxologico – Pacemaker tradizionale e senza fili
Humanitas – Pacemaker