Vertigini: Cause, Sintomi e Rimedi

Le vertigini sono un disturbo che si manifesta con un’errata sensazione di posizione o di movimento del soggetto rispetto allo spazio in cui si trova.

La vertigine o capogiri si contrappone allo stato di benessere e consapevolezza della propria posizione e del proprio rapporto nello spazio definito come equilibrio. Il mantenimento dell’equilibrio, cioè quello che ci consente di stare in piedi e di muoverci, è messo in atto da un sistema multisensoriale costituito da fattori che lavorano in sinergia tra loro:

  • la vista: gli occhi ci consentono di guardare lo spazio circostante;
  • i recettori di posizione (detti propriocettori) e movimento situati nei muscoli, nei tendini e nelle articolazioni: che consentono al nostro cervello di capire la posizione che stiamo assumendo nello spazio;
  • l’udito: che fornisce indicazioni circa l’orientamento da cui proviene una sorgente sonora, e più di tutti il sistema vestibolare, organo situato nell’orecchio interno che prende anche il nome di “organo dell’equilibrio” per via della sua funzione univoca.

Dopo aver delineato il fenomeno e descritto quelle che sono le principali strutture anatomiche che vengono coinvolte in caso di vertigini, passiamo ad analizzare le diverse tipologie che possono manifestarsi.

Fonte foto: intermountainhealthcare.org Fonte foto: intermountainhealthcare.org

Se soffrite di questo sintomo con una frequenza abbastanza elevata, il nostro consiglio prima di addentrarci nell’illustrazione del problema è quello di fissare un appuntamento con il vostro medico curante che analizzerà la vostra situazione indirizzandovi verso scelte terapeutiche più giuste per il vostro specifico caso.

Quanti tipi di vertigini esistono? 

Le vertigini, o capogiri che dir si voglia, vengono in genere distinte come segue:

Durata

In base alla durata si distinguono diverse forme:

  • Parossistiche: sono quelle più diffuse e la loro durata si limita da pochi secondi a pochi minuti;
  • Acute: la cui durata può andare da alcune ore fino ad alcuni giorni;
  • Subcontinue: la cui durata si prolunga a più giorni, anche se in maniera discontinua;
  • Croniche: la cui manifestazione tende a ripresentarsi più volte.

Numero di episodi 

In questi casi si distinguono forme a crisi singole (in caso di lesione acuta del vestibolo) e forme episodiche (in caso di riacutizzazione di una patologia preesistente).

Cos’è la vertigine parossistica posizionale benigna? 

La vertigine parossistica posizionale benigna detta anche cupolitiasi o VPPB è una delle forme più diffuse di vertigini che possono colpire la popolazione. Si tratta di una particolare condizione che si manifesta con violente crisi ad esordio improvviso che tendono a ripresentarsi con una certa frequenza.

Nel caso specifico questa particolare forma di vertigini tende a presentare alcuni sintomi associati come forte nausea e crisi dell’equilibrio che possono tanto manifestarsi se si è a riposo (con la sensazione della stanza che gira) tanto se si è in piedi oppure si sta svolgendo una qualsiasi attività.

Se si soffre con una certa frequenza di vertigine parossistica posizionale benigna esistono una serie di azioni che è possibile mettere in atto per evitare di esacerbare il problema:

  • mettersi in una posizione confortevole;
  • farsi controllare la pressione arteriosa;
  • eseguire movimenti molto lenti senza fare scatti (alzarsi dal letto in tre-quattro fasi);
  • utilizzare un cuscino ortopedico specifico per la cervicale;
  • non dormire mai senza cuscino;
  • cercare di dormire supini e non su un fianco.

Passiamo ora ad analizzare, nella pagina successiva, quelli che sono i sintomi che in genere si avvertono quando si soffre di vertigini.

Quali sono i sintomi associati alle vertigini?

Spesso alla vertigine possono sommarsi altre manifestazioni patologiche quali:

  • ipoacusiadeficit uditivo, quindi si ha un temporaneo abbassamento della soglia uditiva per cui si fa a difficoltà a percepire suoni di bassa intensità;
  • acufeni: rumori fastidiosi e persistenti percepiti da un solo orecchio o entrambi,
  • sintomi visivi: che determinano una temporanea difficoltà nel mettere a fuoco oggetti quando si è in movimento;
  • sintomi motori: nel caso in cui la vertigine è dovuta ad un danno neurologico si manifestano paralisi dei muscoli facciali, disturbi di coordinazione e della deglutizione);
  • cefalea.

I sintomi associati più frequentemente a questo disturbo sono quelli di natura neurovegetativa che comprendono nausea, vomito e tachicardia.

In base ai sintomi avvertiti è possibile creare un’ulteriore classificazione delle vertigini in:

  • vertigine oggettiva: si tratta di un’asimmetria del funzionamento dei due organi vestibolari e la sintomatologia è caratterizzata dalla sensazione di rotazione dell’ambiente circostante rispetto all’individuo. La vertigine oggettiva è quasi sempre di natura periferica, pertanto, fatta eccezione per alcuni casi, non riguarda il sistema nervoso centrale (SNC);
  • vertigine soggettiva quando il senso di rotazione è relativa alla testa del soggetto colpito.

Da queste due forme si differenziano i disturbi dell’equilibrio, che portano ad instabilità e disequilibrio ma sono di minore intensità.

Quali sono le cause delle vertigini?

Per quanto riguarda le cause possibili all’origine della vertigine si possono distinguere fattori scatenanti transitori legati soprattutto ai movimenti della testa (vertigine parossistica posizionale) e a fattori vascolari legati a stati di ipotensione (vertigine da ipotensione ortostatica), tipica di quando si passa da una posizione china alla posizione eretta, alzandosi quindi in piedi, ed ancora a traumi cranici.

Si distinguono anche cause di natura neurologica tra cui la sclerosi multipla, tumori del sistema nervoso e la sifilide. Vi sono cause poi di natura prettamente psicologica legate a stati ansiosi, e che spesso si associano ad attacchi di panico.

Un’altra importante causa è conseguente ad un processo infiammatorio o batterico che porta alla distruzione dell’orecchio interno e questa condizione prende il nome generico di labirintite.

Si identificano poi dei fattori promuoventi, la cui presenza aumenta la possibilità che possa verificarsi una crisi vertiginosa:

  • esposizione a sostanza ototossiche (tossiche per l’orecchio) come il toluene;
  • consumo di sale nella propria dieta, un consumo eccessivo può determinare un accumulo di liquidi che esercitano pressione sulle strutture dell’orecchio;
  • assunzione di farmaci quali gli aminoglucosidi:
  • traumi cranici o cervicali;
  • barotraumi, condizione più frequente nei soggetti che effettuano immersioni subacque in profondità;
  • processi infettivi che interessano le alte vie aeree (naso, seni paranasali);

Vertigine da cervicale: di cosa si tratta? 

Spesso chi soffre di cervicale sperimenta anche le vertigini associate. Le cause che possono portare ad una condizione del genere sono molteplici, tra esse abbiamo:

  • cause di origine degenerativa come ad esempio l’artosi cervicale, una patologia caratterizzata dalla degenerazione dei dischi intervertebrali;
  • traumi come ad esempio un incidente stradale, un colpo di frusta;
  • cattiva postura che porta all’infiammazione e alla rigidità articolare e tendinea.

Quest’ultima causa interessa i soggetti che passano, per studio o lavoro, molte ore seduti al pc assumendo per un lungo lasso di tempo una posizione scorretta che favorisce la formazione di ernie e rigidità muscolare.

Quindi se si vuole guarire dalle frequenti vertigini da cervicale è necessario pensare di affidarsi ad un serio percorso riabilitativo per capire in primis quale sia la giusta posizione da assumere per non gravare su questa articolazione e poi eseguire esercizi specifici per la mobilizzazione del rachide.

Come diagnosticare le vertigini?

Prima di passare ad illustrare le modalità di diagnosi delle vertigini, si ricorda che al fine di una corretta valutazione dell’entità e delle cause scatenanti le vertigini è necessario rivolgersi a medici specialisti in otorinolaringoiatria, in grado di effettuare tutti gli esami e le analisi necessarie per trattare il problema con l’attenzione necessaria.

Spesso gli esami da effettuare includono esami di diagnostica strumentale del distretto testa-collo, esami dell’udito, elettronistagmografia (che valuta i movimenti involontari degli occhi e dei loro muscoli) ed esami del sangue.

A questi si aggiungono anche delle manovre effettuate dal medico specialista sul corpo e sulla testa del paziente quali:

  • la manovra di Romberg effettuata con il paziente ad occhi chiusi in posizione eretta e con le braccia lungo i fianchi. Si valuta il mantenimento o meno dell’equilibrio in queste condizioni;
  • la manovra di Dix-Hallpike che portano il paziente a sedersi e sdraiarsi da un lato con velocità;
  • Head Shaking Test una manovra effettuata scuotendo la testa del paziente mentre indossa delle lenti che impediscono la messa a fuoco degli oggetti dette lenti di Frenzel. 

Quali terapie esistono per le vertigini?

È bene chiarire, sin da ora, che la giusta terapia per vostro caso è strettamente legata alla causa scatenante le vertigini, alla presenza di patologie concomitanti e all’entità stessa del problema.

Pertanto, deve essere indicata e prescritta esclusivamente da un medico specialista in otorinolaringoiatria dopo aver effettuato tutti gli accertamenti del caso ed essere giunto ad una diagnosi ben precisa.

Appurata l’esclusività della scelta terapeutica al medico, passiamo ora ad illustrare alcune delle terapie più utilizzate e efficaci a disposizione.

Alcuni soggetti vengono trattati senza l’ausilio farmacologico ma soltanto tramite manovre (come la manovra di Epley) che consentono di riequilibrare le strutture vestibolari e che possono essere risolutive in sola seduta, o nel caso l’entità sia più persistente, mediante sedute cicliche ogni qual volta si ripresenta il disturbo.

Al paziente si consiglia di osservare alcune modifiche nello stile di vita ed alimentare come: ridurre l’apporto di sale nella dieta, smettere di fumare, evitare l’esposizione a luci troppo intense, di leggere o sforzare la vista quando avverte i sintomi oppure di evitare movimenti troppo bruschi della testa.

Si raccomanda, inoltre, di condurre uno stile di vita sano e attivo, dormendo un numero sufficiente di ore, praticando attività sportive all’aperto e tecniche di rilassamento quali lo yoga, il pilates e la meditazione.

In alcuni rari casi non vi è una strategia terapeutica efficace, ed in questi pazienti mediante sedute psicologiche si insegna a convivere con il problema.

Le terapie farmacologiche utilizzate prevedono la somministrazione di farmaci che agiscono contrastando gli attacchi vertiginosi e la nausea che ne consegue. Si tratta di farmaci che possono indurre sonnolenza e rallentare i riflessi pertanto sarà necessario seguire le indicazioni del medico sull’adeguatezza o meno del soggetto alla guida di veicoli, all’uso di strumenti pericolosi e allo svolgimento di particolari mansioni.

Nei casi più gravi si rende necessario un intervento chirurgico a carico degli organi vestibolari, ma questo deve essere attentamente valutato dallo specialista.

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