“Morbo” e “malattia” sono sinonimi? Ecco la differenza tra i due termini

Nel linguaggio comune si tende a utilizzare come sinonimi termini quali “morbo”  e “malattia“, senza sapere che si tratta di parole molto diverse tra loro. Come prima cosa è bene precisare che “morbo” è un termine ormai desueto e non più utilizzato nel linguaggio medico, mentre termini come malattia e sindrome sono impiegati dagli specialisti con le dovute distinzioni.

Vediamo subito quali sono le differenze tra questi termini e quali malattie andrebbero chiamate diversamente se ci si vuole uniformare al linguaggio scientifico.

Cosa s’intende con il termine “morbo”?

Come precisato nell’introduzione, “morbo” è una parola in via d’abbandono per diverse ragioni. Andando per ordine, si definisce “morbo” una patologia che presenta un’alta mortalità e della quale non sono chiare le cause o i meccanismi di trasmissione. Storicamente la malattie identificate con questo termine portano il nome del medico che le scoprì (Crohn, Pott, Alzheimer, Parkinson etc.), di una tipologia di soggetti o animali particolarmente colpita (morbo del legionario, morbo della mucca pazza etc.) o in casi più rari della sintomatologia che più le contraddistingue (morbo del sudore inglese).

La prima ragione per la quale si sta abbandonando l’uso di questo termine è rappresentata dal fatto che moltissime di queste malattie non sono più così misteriose, dato che ormai sono chiare le cause e/o i processi che innescano la sintomatologia. Oltretutto, sebbene non sempre sia possibile per il paziente guarire, la ricerca ha permesso di sviluppare alcuni trattamenti in grado di migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei malati. Di seguito si riporta un elenco dei nuovi nomi di alcune patologie che un tempo erano definite “morbi”:

  • Malattia di Parkinson;
  • Malattia di Alzheimer;
  • Legionellosi (“morbo del legionario”);
  • Malattia di Chron;
  • Encefalopatia spongiforme bovina (“morbo della mucca pazza”);
  • Malattia di Pott;
  • Malattia di Basedow-Graves;
  • Sindrome di Gilbert;

Cosa s’intende con il termine “malattia”?

Anche se può sembrare strano, in Medicina non esiste una definizione univoca del termine “malattia”. Una prima definizione di malattia può essere individuata nel protocollo di costituzione dell’OMS partendo dalla definizione del termine “salute“, che è descritto come:

“Uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non soltanto l’assenza di malattia.”

Di conseguenza il termine “malattia” può essere inteso come l’alterazione dello stato fisiologico e/o psicologico di un organismo, il quale riduce e/o modifica in negativo le normali funzionalità. È importante sottolineare che una malattia ha carattere transitoria, e la sua fine può coincidere con:

  • La completa guarigione;
  • L’adattamento dell’organismo a una diversa fisiologia;
  • Il decesso del soggetto colpito.

Le malattie possono essere classificate sulla base della loro origine, si avranno dunque patologie:

  • Infettive: sono causate da diversi agenti patogeni come batteri, virus od organismi parassiti e possono trasmettersi tra la popolazione. Per molte di queste malattie esistono vaccini che abbassano il rischio di contagio o lo sviluppo della malattia in forma grave;
  • Genetiche: non possono essere trasmesse con le medesime modalità delle malattie infettive, dato che sono causate da alterazioni del DNA;
  • Legate all’esposizione a determinate sostanze: questo tipo di malattie si manifestano a causa dell’azione di agenti esterni. Molte malattie neoplastiche rientrano in questa categoria, in quanto la carcinogenesi è spesso provocata (o avvantaggiata) da agenti esogeni (fumo di sigaretta, materiali radioattivi, composti chimici di sintesi etc.);
  • Legate all’accumulo/carenza di sostanze: quando una sostanza non è presente nell’organismo nei giusti quantitativi, il soggetto può ammalarsi di una malattia che può avere anche decorso infausto;

Un altro modo in cui possono essere classificate la malattie riguarda l’incidenza sulla popolazione, in tal caso di parlerà di:

  • Malattie rare: nella maggior parte dei casi si tratta di patologie genetiche irreversibili che causano la parziale o totale disabilità del paziente colpito;
  • Malattie comuni: si considerano tali qualora la loro incidenza nella popolazione sia superiore a una determinata soglia stabilita. In UE ad esempio si considera rara una malattia che interessa meno di 5 soggetti ogni 10.000 (fonte).

In conclusione, le malattie possono dividersi in base alla loro progressione. Si parlerà dunque di:

  • Malattia acute: si tratta di malattie a rapida progressione e in buona parte dei casi la guarigione è possibile grazie all’azione del sistema immunitario. In altri casi si deve invece intraprendere una terapia farmacologica e/o chirurgica a seconda delle caratteristiche della patologia;
  • Malattie croniche: raggruppano una schiera eterogenea di malattie caratterizzate da un lento e progressivo declino delle normali funzioni fisiologiche.
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