Virus dell’epatite in Italia: disponibili i dati sulla loro circolazione nel 2023

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato nuovi dati sulla circolazione dei casi di epatiti virali nel 2023. Si è osservato un aumento leggero dei casi di epatite A, B ed E, mentre l’epatite C ha registrato un calo. Vediamo nel dettaglio l’argomento

Quali sono i principali virus dell’epatite?

Le epatiti virali presentano delle similarità tra i sintomi clinici ma si distinguono tra loro per l’agente eziologico, l’epidemiologia e i meccanismi immunopatogenetici.
In Italia le epatiti sono considerate malattie soggette a notifica alle autorità sanitarie obbligatoria.
Ad oggi sono identificati cinque principali tipologie di epatite virale, causate da quelli che sono chiamati “virus epatitici maggiori”, ossia A, B, C, D (Virus delta) ed E.
Nonostante questi virus siano conosciuti da tempo, in una percentuale compresa tra il 10% e il 20% dei casi, l’agente patogeno responsabile rimane sconosciuto.

Oltre ai virus principali esistono altri agenti virali che possono causare epatiti di diversa gravità insieme ad altri quadri clinici come il citomegalovirus, il virus di Epstein-Barr, il virus Coxsackie e gli herpesvirus.

Epatite A: quali sono i principali sintomi e meccanismi di trasmissione?

Il virus dell’epatite A (HAV) appartiene alla famiglia dei picornaviridae, presenta un periodo di incubazione che può variare da 15 a 50 giorni. Il quadro clinico della malattia si evolve con un decorso autolimitante e benigno con molte forme asintomatiche.

In alcuni casi, tuttavia, si possono manifestare forme più gravi con un decorso più prolungato e in certi casi fatale in tempi rapidi.
Sebbene la mortalità sia relativamente bassa, compresa tra lo 0,1% e lo 0,3%, può aumentare fino all’1,8% negli adulti oltre i 50 anni.
I sintomi dell’infezione da virus dell’epatite A includono febbre, malessere, nausea, dolori addominali e ittero che possono essere associati a livelli alti di transaminasi e bilirubina.

La trasmissione avviene principalmente per via oro-fecale grazie alla presenza del virus nelle feci, inoltre il contagio può avvenire per l’ingestione di acqua o cibi crudi contaminati con reflui fognari contenenti il virus.

Per quanto riguarda l’epidemiologia mondiale, quest’infezione è diffusa in tutto il mondo. Nei paesi con livelli di igiene scarsi può diffondersi in modo rapido tra i bambini. Nei Paesi sviluppati, la proporzione di casi sintomatici è aumentata negli ultimi anni poiché i bambini e i giovani adulti hanno meno probabilità di venire a contatto con il virus, portando all’aumento dell’età media dei casi.

Esistono vaccini contro l’epatite A?

In Italia sono disponibili attualmente due vaccini che immunizzano contro la malattia in tempi rapidi.
La vaccinazione viene raccomandata per i viaggiatori in paesi endemici, per i lavoratori a rischio e i familiari di soggetti affetti da epatite acuta di tipo A. È inoltre consigliata per i pazienti con malattie epatiche croniche, dato il rischio aumentato di complicazioni letali.

Epatite B: quali sono i principali sintomi e meccanismi di trasmissione?

Il virus dell’epatite B (HBV) è un virus a DNA appartenente alla famiglia degli Hepadnaviridae ed è caratterizzato da genotipi distinti.
Nella maggior parte dei casi il virus HBV produce infezioni asintomatiche; tuttavia, l’evoluzione verso la malattia può presentare sintomi come disturbi addominali, nausea, vomito, e ittero, accompagnati dalla presenza di febbre.

Un rischio maggiore per quanto riguarda il decorso delle infezioni da HBV è corso dai neonati che possono sviluppare fenomeni di cronicizzazione con una probabilità del 90% qualora l’infezione avvenga subito dopo la nascita.
Nell’adulto solamente il 5-10% dei casi di epatite B evolve verso una forma cronica con un rischio maggiore di cirrosi epatica e di cancro epatocellulare.

Quali sono le fonti di infezione dell’epatite B? Su cosa si basa la prevenzione?

Le fonti di infezione includono soggetti con malattia acuta o portatori cronici del virus, nei quali HBV persiste nel sangue o in altri fluidi biologici.
La trasmissione può avvenire per via parenterale con trasfusioni di sangue proveniente da pazienti infetti, per via sessuale e da madre a figlio durante il parto.

I gruppi a rischio includono tossicodipendenti, operatori sanitari in contatto con pazienti infetti, contatti familiari e sessuali di individui infetti e chiunque utilizzi aghi e siringhe non sterilizzate.

Il periodo di incubazione può variare da 45 a 180 giorni con una media che oscilla dai 60 ai 90 giorni.
La vaccinazione si basa su un vaccino prodotto tramite tecnologie del DNA ricombinante che è sicuro ed efficace. In Italia, la vaccinazione è obbligatoria per i neonati dal 1991 e fortemente raccomandata per i gruppi a rischio.

Epatite C: quali sono i principali sintomi e meccanismi di trasmissione?

L’agente infettivo che causa l’epatite C (HCV) è un hepacivirus appartenente alla famiglia dei Flaviridae di cui si conoscono 6 genotipi e 90 sottotipi.

L’infezione acuta da HCV è spesso asintomatica ma può portare alla manifestazione di sintomi come anoressia, nausea, vomito, febbre, dolori addominali e ittero.
I casi di decorso acuto sono molto rari, mentre fino all’85% dei pazienti sviluppa cronicizzazione e manifestazioni cliniche specifiche come cirrosi ed epatocarcinoma. Il periodo di incubazione varia da 2 settimane a 6 mesi, con una media compresa tra 6 e 9 settimane.

La trasmissione avviene nella maggior parte dei casi per via parenterale; tuttavia, sono segnalati anche casi di trasmissione per via sessuale.
La trasmissione verticale da madre a figlio avviene in meno del 5% dei casi.

Ad oggi non esiste nessun tipo di vaccinazione contro l’epatite C e l’utilizzo di trattamenti basati sull’impiego di immunoglobuline si è dimostrato inefficace.
Tra le misure di profilassi possiamo includere le norme igieniche generali, la sterilizzazione degli strumenti chirurgici e degli strumenti per i trattamenti estetici, l’uso di materiali monouso e la protezione durante i rapporti sessuali a rischio.

Epatite delta: quali sono i principali sintomi e meccanismi di trasmissione?

L’epatite Delta è causata da un agente infettivo noto come HDV, classificato tra quelli che vengono definiti “virus satelliti” i quali necessitano della presenza del virus dell’epatite B per replicarsi: per questo motivo un’infezione da epatite Delta può verificarsi solo se ce n’è già in atto un’altra da epatite B.

Alcuni studi hanno permesso di osservare che una percentuale significativa dai casi di epatite fulminante originariamente attribuiti all’epatite B erano invece causati dall’HDV. In entrambi due casi l’infezione può diventare cronica, con un decorso in genere più grave rispetto all’epatite da HBV.

I meccanismi di trasmissione sono analoghi a quelli dell’epatite B; il periodo di incubazione varia da 2 a 8 settimane.

Ad oggi sono identificati tre genotipi di HDV, con il genotipo I che è il più diffuso.
Il genotipo II è stato riscontrato in Giappone e a Taiwan mentre il genotipo III è diffuso solamente nella regione Amazzonica.

Per quanto concerne le misure di prevenzione, la profilassi per l’HBV risulta efficace anche per l’HDV: il vaccino contro l’epatite B fornisce protezione anche per l’epatite Delta a causa del suo status di virus satellite.

Epatite E: quali sono i principali sintomi e meccanismi di trasmissione? Quanto è diffusa?

L’epatite E è causata da un virus chiamato Hev, che fa parte della famiglia dei Caliciviridae. Si tratta di una malattia che solitamente si presenta in modo acuto, spesso senza sintomi evidenti e tende a risolversi da sola nel tempo, simile all’epatite A. Tuttavia, in rari casi, può assumere una forma più grave, talvolta letale. Questa forma grave è più frequente nelle donne in gravidanza, soprattutto nel terzo trimestre, con un rischio di mortalità che può arrivare al 20%. Anche se poco comuni, ci sono stati casi cronici di epatite E in persone con un sistema immunitario indebolito, e ci sono documentazioni di episodi di peggioramento della malattia nel tempo.

La trasmissione avviene principalmente per via oro-fecale, con l’acqua contaminata che rappresenta il principale veicolo di infezione, simile all’epatite A. Il periodo di incubazione varia da 15 a 64 giorni.

L’epatite E è diffusa in tutto il mondo, con epidemie e casi isolati che si verificano soprattutto in zone con livelli igienici bassi. Anche se solitamente si pensa che colpisca principalmente le persone che viaggiano in Paesi endemici, stiamo assistendo a un aumento dei casi anche nei Paesi industrializzati.

Per quanto riguarda la prevenzione, si sta valutando l’uso di gammaglobuline, soprattutto nelle donne in gravidanza, anche se la loro efficacia deve ancora essere confermata. Attualmente sono in corso studi clinici per valutare due vaccini contro l’epatite E.

Cosa mostrano i dati sulla circolazione dei virus dell’epatite?

Andando nel dettaglio sono stati notificati 267 casi di epatite A, correlati soprattutto al consumo di molluschi o a viaggi in zone endemiche.
Per quanto riguarda invece l’epatite B, sono stati segnalati 153 casi che hanno come fonte di infezione trattamenti estetici, cure odontoiatriche o comportamenti sessuali a rischio.

I dati indicano una diminuzione delle infezioni correlate a procedure mediche. I casi di epatite C sono stati 51, confermando la tendenza decrescente. Il 27% di questi casi è associato all’uso di sostanze stupefacenti, mentre i trattamenti estetici sono diventati il principale fattore di rischio rispetto all’esposizione nosocomiale.

Per quanto riguarda l’epatite E, sono stati riportati 58 casi, con 4 correlati a rientri da paesi endemici. La maggior parte dei casi autoctoni è stata associata al consumo di carne di maiale cruda.

Fonti

https://www.epicentro.iss.it/epatite/dati-seieva

Condividi su: